Il Mosaico di Andreina in Brasile e l'altorilievo

Cari lettori, mi vedo costretta a dividere il racconto del mio viaggio in Brasile in due parti tanto intenso e pieno di emozioni è stato;

inoltre, grazie per l’affetto che state dimostrando nel seguire questa storia con centinaia di persone che gravitano come tante cellule attorno ad un’opera d’arte circoscritta in un piccolo paese di campagna sconosciuto che si chiama Indicatore alle porte di Arezzo in Toscana, Italia.

Non so cosa indica Indicatore, quello che è certo che il mio mosaico è lì, colorato dalle tante tessere, visitato da tante persone che si meravigliano di questa sfortuna geografica, quando in realtà per noi è una vera fortuna: alla fine, come dice sempre Don Santi Chioccioli il mio parroco e committente, l’anonimato rende liberi.

E io mi distruggo di lavoro per scansare questo anonimato che ci darebbe la possibilità di trovare qualche sponsor economico, ma quando vado all’estero come in questo anno, beh… non mi sono sentita tanto anonima, forse lo crediamo noi nella nostra piccolezza!

Ebbene si il Mosaico di Andreina sta riscuotendo tanto successo ed interesse fuori dall’Italia.

Dalle invidie si capisce che è famoso, nella mia vita è famoso, ci lavoro tutti i giorni, e li ho incontrato le persone che piano piano sono entrate nella mia vita e grazie a loro sto vivendo queste grandi esperienze.

Sono rientrata da poco. In pochi mesi, grazie agli artisti stranieri che sono venuti da me, sono andata in Spagna, Belgio, Romania e ora è stata la volta del Brasile. Quando si pensa al Brasile, si pensa al carnevale, alle bellissime brasiliane, alle banane, al caffè: i famosi luoghi comuni che schematizzano un paese, un popolo, secoli di tradizione, cultura, storia, arte... tutti sintetizzati con tre o quattro parole.

 

Mosaico di Andreina

Andreina al lavoro

Articolo Il Mosaico di Andreina in Brasile e l'altorilievo di Andreina Giorgia Carpenito su CaffèBook (caffebook .it)

Eppure il Brasile è grande, anzi grandissimo. Già alla partenza ero stressata: avevo lavorato la sera prima fino a tardi alla chiesa per il montaggio dei pannelli, la sinopia del disegno a muro della navata destra della chiesa lungo sedici metri per tre e mezzo, un viale di alberi; la madre terra che impera con tutto il suo splendore. La mattina, prima della partenza, decine di chiamate, pensavo di dover regolare i conti prima della morte, mi cercavano tutti! Non sapevo come fare, per me una partenza di due settimane è un’infinità, visto tutto quello ho sempre da fare.

Luigi Zampini viene a prendermi alle dodici portando una valigia dove dentro c’è di tutto, e a caso visto il tempo che avevo avuto: ventitre chili da trasportare per oltre quindicimila chilometri! Arriviamo a Fiumicino, ci ferma la finanza, ovviamente quando si va in giro con la Micra mosaico è d’obbligo, domande su domande, perchè è dipinta, chi l’ha dipinta, da dove venite, documenti, libretto… alla fine ho tirato fuori i flyer in portoghese e in Italiano che mi ero portata dietro per il Brasile e abbiamo iniziato a presentare il progetto.

Le guardie esterrefatte, hanno iniziato a chiederci perché non veniamo aiutati dal momento che l’opera ha carattere artistico sociale e meriterebbe maggiori attenzioni, ma come mai questo, ma come mai quello e, per farla corta, gli abbiamo strappato la promessa di venire a trovarci in estate con la famiglia per la loro donazione in prestazione d’opera al mosaico, come fanno le tante persone che tutti i giorni vengono da noi da quasi quattro anni.

Faccio in check-in, poi il controllo, la perquisizione come al solito e poi svuotamento dello zaino: non riuscivano ad identificare il contenuto del pacco pesante, ditelo a me che lo trasportavo… era il kit di flyer, cinque chili, non ne potevo più! Allora anche li ho spiegato il perché del viaggio e dallo sguardo meravigliato ho dedotto un po di incredulità, così ho smerciato i flyer alle guardie e agli addetti del controllo.

Anche questo viaggio era iniziato in maniera anomala, chissà cosa mi aspettava! Quello che è certo che me la sono cavata abbastanza bene.

Fiumicino-Madrid, prima razzata di aria condizionata. Scendo a Madrid dall'aereo in ritardo di un’ora e rischio di perdere la coincidenza con l’intercontinentale... ingenua, non mi avrebbero mai lasciata a Madrid. Ma pensando questo, come tanti altri, allora faccio una corsa ad ostacoli senza staffetta per trentacinque minuti. Giù e su dai tapirulan: sembrava di essere i protagonisti in un film poliziesco americano, dove venivamo rincorsi da terroristi e nel frattempo dovevamo scansare i colpi dei cecchini.

Salgo in aereo, palpitazioni a duemila, temperatura corporea a 40 gradi dal caldo che avevo, e li seconda razzata di aria condizionata a dieci gradi, coperte cuscini, caffè caldo... Gentilmente ho chiesto varie volte di abbassarla, ma per tenerci buoni visto che il viaggio dura dodici ore preferiscono farci morire di freddo, tanto che le coperte venivano posizionate sulla testa: sembravamo tanti fantasmi azzurri!

Accanto avevo una contorsionista, non mi ha mai chiesto di alzarmi per andare in bagno, mi scavalcava con l’agilità di una ventata d’aria, e io che non sono mai sola, perché la piccola Andreina che c’è dentro di me è molto creativa, ho prodotto idee per dodici ore di fila tra un sonnellino e l’altro.

Arrivo a San Paolo all’alba, una vera sorpresa un cielo così colorato non lo avevo mai visto. Stavo per finire tra le braccia di una coppia tramortita dal viaggio per guardare questa meravigliosa meraviglia: i colori del cielo viravano dal giallo intenso all’arancio al verde all’indaco, ero impazzita le mie papille gustative e i recettori del mio cervello erano in delirio.

Entusiasta scendo prendo il bagaglio, esco dall’aeroporto e trovo due che conoscevo dalle facce stravolte.

Uno si chiama Roberto Corradini mosaicista e l’altro Brais Garcia Velo scultore Galiziano entrambi venuti da noi ad Indicatore. 

Roberto per la sua prestazione d’opera al mosaico e Brais con il progetto Erasmus.

Non ci crederete: erano due giorni che mi aspettavano! Era talmente tanta la voglia di rivedermi che avevano sbagliato giorno! Mamma mia, ho pensato, neanche mio padre ha aspettato tanto quando sono nata!

Baci, abbracci, due chiacchere, una sigaretta e saliamo in un pulman, poi in due metropolitane a San Paolo, dove non avevo mai vista tanta gente tutta insieme. Sembrava di essere a San Pietro la domenica mattina da Papa Francesco. E di nuovo un altro pulman, poi un altro pulmino con alla guida Ivalter Jackson de Silva e finalmente arrivo a Peruibe alla Colonia Veneza Cepe; vi assicuro un vero paradiso.

Una Colonia che in realtà è una scuola all’interno di una favela circoscritta da delle mura con all’interno un paese in miniatura. Tante piccole casette con marciapiedi in mosaico, un piccolo anfiteatro, una chiesetta, una sala mensa, una piscina, dei porticati e una vegetazione da favola, rigogliosa colorata da verdi fluorescenti. Non so se erano le ventotto ore di viaggio, ma pensavo di aver raggiunto il paradiso, dove tanta gente abbronzata e con un sorriso candido e luminoso mi salutava con un “Bon dia“ e tutto quel mosaico mi aveva fatto sentire a casa.

Mangio qualcosa, vado a riporre le cose in camera e per riposare, ma mi sembrava tempo sprecato, quando morirò ne avrò così tanto. Perché sprecare tempo? Quindi ho iniziato a guardarmi intorno, a chiedere informazioni, ad analizzare la bellezza delle piante nei giardini e a fare amicizia. Loro parlavano portoghese e io insistevo con l’italiano, ma ci siamo capiti lo stesso.

Dopo poco ho capito perché mi trovavo bene li: somiglia molto al mio progetto. Loro, attraverso un piano di studio, hanno conquistato la fiducia di duecento ragazzi dai sei ai quattordici anni che, salvandosi da un esterno non sempre certo, trovano li dentro un ambiente confortevole e buono dove poter apprendere cultura attraverso le lezioni e la bellezza attraverso le discipline artistiche come danza, pittura, mosaico, canto e tanto altro.

Vedevo tutti quei bei bambini belli sorridenti e gioiosi coccolati dai loro insegnanti, che parlano a voce bassa che li guardano con amore e che vigilano sulle loro vite con attenzione e circospezione cercando di non essere mai invadenti ma comprensivi. Una vera famiglia, come la mia quella del mosaico! Ecco il paradiso per quello lo avevo riconosciuto, con San Pietro “Ivalter Jackson da Silva” , un ragazzo semplice ma molto acuto e intelligente. Lui, insieme a Célia Sodré e Ormesinda Santana direttrice e suora laica, gestiscono un'equipe di persone straordinarie tutto questo. Si preoccupano, giornalmente, delle realtà familiari e quelle economiche non facendo mai capire le loro pene.

Dovete sapere che la Colonia Veneza Cepe è stata fondato dal veneziano Padre Giorgio Callegari che ha affidato nelle mani di queste persone il futuro di tanti ragazzi a cui viene aperta una finestra sul mondo.

Che bellezza! Non ho mai sentito una lamentela, un rimprovero, ma sempre tanta educazione e rispetto sorretto da questa volontà nell’aiutare chi soffre e ha bisogno di protezione; tutto corredato da un’ordine equilibrato corretto e non forzato.

Da subito ho capito quanto sarebbe stato speciale questo viaggio e quante cose avrei imparato, perché è quello che vorrei realizzare io nella mia chiesa, attraverso l’arte è educare alla bellezza di sentimenti buoni le persone più diverse che stando insieme ritrovano se stessi in un meraviglioso equilibrio: aiutandoci insieme a cambiare miglioriamo noi stessi.

E anche lì, come da noi, diventiamo subito amici. Infatti sono stata accolta come se avessi vissuto con loro da una vita. Tutti mi hanno dimostrato affetto, abbiamo mangiato insieme cose buonissime cucinate da persone allegre e laboriose di cui ho un ricordo bellissimo e condiviso momenti di scambio legati alle nostre attività e vita personale.

La loro disponibilità mi ha sorpreso e mi ha fatto capire quanto lì sia importante tutto questo; quanto sia importante per necessità e per una speranza nel futuro che questo esista, mentre per me è una scelta. Infondo nessuno mi obbliga a continuare in questa follia di intenti fatta di sacrificio lavorativo ed economico, perché quello che mi circonda e ricco. Anche se da noi tutti si lamentano del contrario ci sono molti che vivono di superfluo, ma lì non c’è il superfluo. Da noi nessuno viene abbandonato veramente piuttosto siamo noi a sentirci tali perché viviamo nell’individualismo, ma loro no: non possono scegliere.

Spero, con il vostro aiuto, di far continuare questa realtà che garantirebbe al nostro futuro di crescere anche se lontano dalle nostre case ma vicino ai nostri cuori. Andare lì significa rimanere legati da un filo sottile inspiegabile fatto di affetto e umanità. Visitate il sito della Colonia Veneza Cepe.

Continuerò la mia storia brasiliana nel prossimo articolo parlando delle tante persone splendide che ho conosciuto, a cui mi sento vicina per un ricordo, un dono, un messaggio su facebook e perché so che verranno presto da me.

Non perdetevi il prossimo racconto, ringraziandovi vi saluto!

 

Altorilievo Misto

Un altorilievo può essere realizzato con tantissimi materiali, creta , gesso, scagliola, metalli, legno e tanto altro.

Un altorilievo descrive la bidimensione dei soggetti rappresentati. Nel mio caso, quello che stiamo realizzando alla chiesa dello Spirito Santo di Indicatore sede del mio e nostro mosaico come dico sempre, è eseguito sul pannelli di fibracemento che sono stati posizionati sul muro fissati su telai di alluminio per creare un’intercapedine isolante che protegge l’opera da un intonaco oramai cinquantenne.

Nel mio progetto è previsto sulle navate laterali della chiesa la rappresentazione di due viali alberati con altorilievi sulla parete e sulle colonne e mosaico a terra. Questa ramificazione ed intreccio di alberi va a creare un ambiente accogliente e invitante alla preghiera per l’aspetto ieratico e delicato del chiarore dei colori, simbolo di luce e di Dio.

Sui pannelli di fibracemento siamo andati a realizzare l’altorilievo con della colla da piastelle di ottima qualità, spessorata all’interno da piccoli pezzi sagomati di Airbeton, che non vanno ad appesantire la nostra nuova parete.

Dopo aver inumidito la superfice, messo uno strato di colla su cui viene fatto aderire l’Airbeton precedentemente bagnato in acqua, con apposite spatole flessibili modelliamo la colla e poi la rivestiamo con rete da cartongesso che livella il piano e fa aderire alla base del pannello l’altorilievo che faremo seccare naturalmente prima di qualsiasi altro intervento artistico.

 

Articolo Il Mosaico di Andreina in Brasile e l'altorilievo di Andreina Giorgia Carpenito su CaffèBook (caffebook .it)