Il timo, l’erba che dona coraggio in battaglia
Questa volta vi proponiamo una delle erbe più straordinarie che ci siano state donate.
Si tratta del timo, piccolo arbusto aromatico che crea cespugli compatti e che reca sui fitti rami numerose foglioline lineari e un poco appuntite.
I fiori, che sbocciano tra aprile e luglio, hanno le tenui sfumature del violetto e sono radunati in verticilli apparenti.
In area mediterranea è un sempreverde, ma nell’Europa settentrionale difficilmente le piante sopravvivono ai rigori dell’inverno.
Rinascono a primavera, germogliando dai semi caduti nel terreno durante l’anno passato.
Il timo, il cui nome latino è Thymus vulgaris L., appartiene alla famiglia botanica delle Labiate
ed è ricco di principi attivi, tra cui tannini, sostanze amare e resine,
anche se è soprattutto noto per il prezioso olio essenziale che ha, tra gli altri componenti, il carvacrolo e il timolo.
Ed è proprio l’olio essenziale del timo, che si ricava dai rami fioriti grazie alla distillazione a vapore, a essere utilizzato per le rinomate proprietà antisettiche, specialmente adesso, all’inizio della stagione fredda.
Se si versano 3-5 gocce di essenza su uno zuccherino o in un cucchiaino di miele e si assume questo composto magari prima dei pasti, si può avere giovamento nella maggior parte delle affezioni polmonari, dalla tosse alla bronchite, si può curare il raffreddore e prevenire o migliorare il decorso dell’influenza e delle altre malattie infettive stagionali.
Anche con la semplice tisana, più blanda dell’olio essenziale, si possono ottenere buoni risultati in piccoli e grandi disturbi che ci affliggono.
Il timo, infatti, giova in caso di astenia, stress e stanchezza, tanto che alcuni medici naturalisti lo prescrivono persino per le nevrosi, aiuta coloro che hanno problemi digestivi o soffrono di meteorismo;
è consigliato per le donne con problemi mestruali, lenendo i sintomi della dismenorrea, e combatte le infezioni urinarie (qualità che condivide con l'achillea), le micosi, i vermi intestinali.
Non dimentichiamo, infine, gli esperimenti clinici che sono stati effettuati con successo nei disturbi circolatori.
Per preparare l’infuso occorre versare due cucchiai rasi di droga secca in mezzo litro di acqua fredda, mettere il pentolino sulla fiamma e, quando bolle, spegnere e lasciar riposare sotto coperchio per 10-15 minuti.
Si filtra, si dolcifica a piacere e si beve durante la giornata, anche dopo i pasti perché, come abbiamo già anticipato, è un ottimo digestivo.
Del resto, il timo era la pianta favorita dei medici etruschi, che ne applicavano comunemente le proprietà terapeutiche e che lo facevano bruciare, come in seguito si sarebbe fatto con l’incenso, per allontanare dai luoghi influenze e spiriti negativi.
Accertati ormai i contatti culturali e commerciali tra etruschi e celti della Gallia Cisalpina, è verosimile ritenere che proprio a quel tempo il timo sia divenuto anche un’erba celtica.
In Germania esiste una tradizione antichissima.
Si raccoglie il timo nel solstizio d’estate e si conserva sino al giorno di Natale quando, bruciandolo, s’incensano con il suo fumo i meli affinché producano frutti abbondanti, sani e squisiti nell’autunno che verrà.
In Irlanda, invece, permane la credenza secondo cui, passeggiando nella notte del 24 giugno, festa di san Giovanni, in luoghi solitari, presso rovine di vetusta memoria o nelle foreste magiche, sia più facile incontrare fate o folletti se si tiene in mano un rametto di timo.
In Galizia e in altre regioni della Spagna le donne s’infilano tra le chiome un ciuffo di timo per sedurre il loro amato, quasi che il potere dell’erba s’irradi attraverso i capelli e le renda irresistibili.
A dire il vero, esiste una relazione benefica tra timo e capigliatura.
Per rinforzarla e frenarne la caduta, c’è una ricetta galiziana vecchia di secoli.
Si fa un decotto concentrato di timo (due manciate d’erba fresca per ogni litro d’acqua).
Dopo averlo filtrato, vi si mescolano il rosso sbattuto di un uovo e un paio di cucchiaiate di rhum.
Con questo liquido si massaggiano le radici dei capelli oppure se ne può fare un impacco, fasciando la testa con un panno che la mantenga tiepida e, volendo, scaldandola con il soffio moderato del phon.
Dopo un quarto d’ora si risciacqua accuratamente con acqua e aceto di sidro.
L’uso del bagno di timo si fa risalire addirittura ai Crociati.
I guerrieri medioevali conoscevano le virtù disinfettanti di quest’erba.
Le sfruttavano per medicare le ferite ed erano convinti che aumentasse il loro coraggio in battaglia.
Per rinvigorire le membra dopo la lotta, ne aggiungevano il decotto all’acqua del bagno.
È una pratica che può essere adottata anche da noi, naturalmente in altre circostanze, per ristorarci e riprendere energie al termine di uno sforzo fisico prolungato o di una gara sportiva.
Basta far bollire per una decina di minuti le solite due manciate di timo in un litro d’acqua.
Si lascia riposare per un quarto d’ora e si versa nella vasca.
Un’ultima curiosità: mentre gli irlandesi nutrono grande affetto per la pianta del timo, gli inglesi la associano ai funerali e, in particolare, alle esequie di coloro che sono stati ammazzati o hanno trovato comunque una morte violenta.
Gli anglosassoni, si sa, non sono celti!
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Foto: Isidre blanc, wikipedia pixabay