Anna Magnani: Nannarella… tutte le vite del mondo
In questi giorni a Roma c’è una piccola mostra fotografica dedicata ad Anna Magnani,
al Vittoriano, nell'edificio monumentale di piazza Venezia.
Lì accanto, sulle scale che portano al Campidoglio, la Magnani piccolissima, insieme alla nonna, sedeva al tramonto, cantando qualche canzoncina per bambini ed accennando alcuni passi di danza, secondo quello che lei stessa in seguito raccontò.
Nannarella, Anna Magnani
Un’epoca lontanissima, dove una ragazzina popolana, davanti ad un traffico di carrozze e cavalli, formava il suo carattere, assecondando l’istinto di esibirsi difronte ad un occasionale pubblico di passanti.
Istinto che la portò giovanissima sulle tavole dei palcoscenici romani, dove cantava, ballava e recitava e verso una carriera fulminante, proprio come succede a quelli veramente bravi.
E quelli bravi, molto spesso, hanno anche la naturale propensione all'arte dell’incontro.
Anna magnani e Goffredo Alessandrini
Dopo qualche anno di frequenza all’Accademia di Arte Drammatica conobbe Goffredo Alessandrini, regista e produttore cinematografico, che sposerà di lì a poco e che la inizierà al mondo del cinema, avvicinandola all'intelligenza più interessante e produttiva della cultura italiana di quegli tempi.
Rossellini, De Sica, Visconti, Pasolini, Monicelli, Fellini; in poche parole al neorealismo.
Magnani e Rossellini
Dopo cinque anni con Alessandrini, difficili ma fondamentali per la sua carriera, la Magnani conobbe Rossellini, con cui ebbe subito una relazione sentimentale, ma ancora più burrascosa della precedente.
Il regista romano in un attimo ne comprese la prorompente potenzialità artistica, pensando a lei per i ruoli da protagonista delle sue storie.
Erano anni difficili per girare film. “Roma città aperta” fu realizzato con gli scarti delle pellicole avanzate ad altre produzioni girate a Cinecittà.
Rossellini, per fornirsene, chiese soldi a mezza Roma, persino ad un pastore che portava le pecore al pascolo nei vicini campi della periferia tuscolana, proprio nei pressi di Cinecittà.
La personalità di Anna era incontenibile, e fu proprio questa ad ispirare alcuni dei momenti più importanti di quel capolavoro.
Il regista raccontò che la famosa scena in cui la “Sora Pina” corre dietro al camion dei soldati tedeschi dove è tenuto prigioniero il marito “ Francesco”, con l’epilogo della sua uccisione ad opera degli stessi militari, gli venne ispirata da un episodio di vita vissuto proprio con la Magnani.
I due erano soliti a passioni e liti furiose.
Anna gelosa e con un temperamento fortemente irascibile, investiva spesso Roberto con veementi scenate.
In una di queste lo rincorse fuori dal portone di casa, dove lui, scappando, montò di corsa nell'auto decappottabile e dove lei, impossibilitata a raggiungerlo, gli tirò dietro delle arance, strillando forte il suo nome e coprendolo di insulti.
Lo stesso temperamento che uscì sublimato da quell'indimenticabile scena, girata una sola volta per esigenze di budget.
La Magnani raccontò che, nel tentativo di rendere la disperazione di Pina autentica e credibile, al momento del colpo di fucile si lasciò cadere pesantemente a terra, come se fosse davvero stata colpita a morte, provocandosi così una dolorosa contusione che la afflisse per parecchi giorni.
Scena di Roma Città Aperta con Anna Magnani: Pina
Una donna nata per essere attrice.
Ci sono alcune persone baciate dalla Musa della recitazione, per le quali stare difronte ad un pubblico a teatro o davanti ad una macchina da presa rappresenta un bisogno profondo, un’esigenza naturale, spontanea.
Sono rilassate come in un bagno caldo, forse addirittura più a proprio agio che nella vita privata di tutti i giorni.
Lei era una di queste.
Anna Magnani, gli inizi come attrice
All'inizio della sua carriera si esibiva in spettacoli di varietà, chiamati “ avanspettacolo” proprio perché precedevano la proiezione di film nei cinema della capitale.
Aveva come colleghi Totò, suo grandissimo estimatore che si rivolgeva a lei come “La Signora Magnani” o Aldo Fabrizi e Renato Rascel.
In quelle esibizioni si recitava spesso a soggetto, dando libero spazio all'improvvisazione, terreno fertile per Anna.
La sua entrata in scena era l’irrompere di una belva tenuta in gabbia per troppo tempo.
Il pubblico impazziva e lei lo ricambiava con uno sguardo torvo ed un sorriso sarcastico, come volesse dire: ora siete tutti miei!
E le sue performance, a detta di quelli che ebbero la fortuna di assistervi, erano memorabili.
Quell'immenso talento crebbe ancora di più nel tempo quando, all'apice della sua fama, cominciò a prendere il giusto distacco dal ruolo di diva.
3 foto di Anna Magnani
L'Oscar di Anna Magnani
Nel Marzo del 1956 vinse l’Oscar come migliore attrice protagonista con il film la Rosa Tatuata, una storia scritta appositamente per lei da Tennessee Williams, lo scrittore americano suo grande ammiratore ed amico.
Il film fu tutto girato in presa diretta ed in lingua originale, cioè in inglese di cui la Magnani non conosceva neanche una parola.
Fu pertanto costretta a studiare a memoria la fonetica dei dialoghi, senza avere nessuna relazione con l’aspetto culturale e dialettico di quella lingua, ma sopperendo con la drammatica intensità dell’interpretazione di un personaggio che fece completamente suo.
Al momento della premiazione era a Roma, nella sua casa vicino a via del Plebiscito.
Un telefonata la svegliò alle cinque del mattino per annunciarle il premio, e lei, da classica romana scanzonata, lo prese come uno scherzo e riattaccò, tornandosene tranquilla a dormire.
“Un giorno Giuseppe Ungaretti è venuto al mio tavolo, al ristorante, per rendere omaggio, disse - all’attrice più grande di tutti i tempi!
- Se lo dice il più grande poeta di tutti i tempi deve essere vero - gli risposi io ridendo. Ma la verità è che io non mi considero un’attrice. Se piglio fuoco brucio bene, se no non se ne fa niente…”.
Federico Fellini scrisse per lei un soggetto, la storia di una prostituta che viene rimorchiata di sera da un grande produttore cinematografico americano che aveva da poco litigato con la sua ragazza, un’attrice di successo anch'essa americana che girava un film a Cinecittà.
Il tipo la porta in camera sua, in un hotel a Via Veneto, per passare la notte con lei.
Ma dopo poco tempo l’attrice rientra anch’essa nell’albergo per raggiungerlo.
Il produttore si vede quindi costretto a farla nascondere in bagno, dove resterà per tutta la notte, attaccata alla porta ed ascoltando i due che fanno pace facendo l’amore, ed uscendo poi dal suo nascondiglio soltanto al mattino, dopo che la coppia ha lasciato la stanza.
Lesse questa parte alla Magnani e a Rossellini al tavolo di un ristorante.
Dopo poche pagine lei lo interruppe – a Federì, ma me ce vedi a me che sto chiusa tutta la notte dentro ad un bagno a aspettà due che hanno finito de fa l’amore? A Robè, spiegaglielo te a questo…
Quel soggetto finì poi per essere recitato da Giulietta Masina, moglie di Fellini, come parte di una storia più ampia nel film “Le notti di Cabiria”, vincitore del premio Oscar nel 1957 come migliore film straniero.
Successivamente le fu proposta la parte de “La Ciociara” nel film omonimo di De Sica, dove lei avrebbe dovuto recitare il ruolo di protagonista e Sophia Loren la parte della figlia.
La Magnani teneva molto al suo aspetto estetico e non volle accettare di essere la madre di una donna non più giovanissima come la Loren, per paura forse di essere considerata già vecchia.
Dicono che fu lei stessa a suggerire ai produttori l’ipotesi della Loren nel ruolo principale, ruolo che le valse poi l’Oscar come miglior attrice protagonista nel 1962.
I ruoli di Bellissima, L’onorevole Angelina, Mamma Roma, Vulcano, La rosa tatuata, Pelle di serpente, Risate di gioia, hanno lasciato solo una piccola testimonianza di un'artista irripetibile, che avrebbe potuto recitare molto di più.
Ebbe relazioni professionali profonde con Visconti, che in tempo di guerra nascose a casa sua per proteggerlo, o con Pasolini col quale ebbe diverbi caratteriali durante le riprese di Mamma Roma, ma per il quale nutriva affetto e tenera stima.
La sua ultima apparizione fu sul film Roma di Fellini nel 1972.
Una breve apparizione davanti al portone di casa dove di notte invita “ Federico” ad andarsene a dormire…
Muore nel settembre del 1973 a 65 anni.
“ Non ho fatto mai il minimo sforzo per sembrare un’altra.
Le bestie vivono secondo natura e non sbagliano quasi mai. Ho trasportato questa teoria nel campo degli uomini.
Anche questa è la verità, non ho mai avuto ambizioni di nessun genere, non sono mai stata invidiosa né del successo né delle ricchezze altrui.
Ho sempre camminato nella vita per sentire in me la gioia di una continua metamorfosi, di un continuo studio di quello che era il mio lavoro e, oserei dire, di un continuo perfezionamento della donna che era in me.
Ma la donna, quella che nessuno e dico nessuno conosce, non è mai cambiata, mai! Piena di difetti, tanti, ma piena di timori, di smarrimenti, gli stessi che ho oggi dopo una dura, durissima vita, li avevo già a dieci anni.
E questo trauma è la cosa che amo di più in me."
Una vita difficile: un’adolescenza senza né padre né madre seguita da un’età adulta priva della presenza costante di un compagno accanto che la potesse amare, un amore cercato invano in tutti i suoi rapporti.
E poi un figlio malato e molto amato.
Un percorso che ha creato un’artista senza precedenti, immune dalle voglie di protagonismo, un personaggio unico e prepotentemente credibile, in un genere che rappresenta forse la punta più alta di tutta la storia della cinematografia mondiale.
Una professionista che non ha mai dimenticato di essere prima di tutto una donna, con la dignità e l’impegno profondo che ne consegue, abituata a prendere da sola tutte le decisioni più importanti della sua vita pubblica e privata.
Riuscì a trasmettere alla gente l’intenso spessore comico e drammatico dei suoi ruoli, affondando nella carne delle emozioni le sue graffianti interpretazioni.
Nannarella, così la chiamavano a Roma, come una persona di casa, proprietà dell’immaginario di tutti, scanzonata, buona, ironica ed irascibile, profonda ed allegra, triste e sognatrice
Il riassunto di tutte le vite del mondo.
Articolo Anna Magnani: Nannarella… tutte le vite del mondo e foto Alessandro Barocchi su CaffèBook (caffebook .it)
I film più importanti di Anna Magnani:
- La cieca di Sorrento, regia di Nunzio Malasomma (1934)
- Finalmente soli, regia di Giacomo Gentilomo (1942)
- La fortuna viene dal cielo, regia di Ákos Ráthonyi (1942)
- Roma città aperta, regia di Roberto Rossellini (1945)
- Il bandito, regia di Alberto Lattuada (1946)
- Avanti a lui tremava tutta Roma, regia di Carmine Gallone (1946)
- L'onorevole Angelina, regia di Luigi Zampa (1947)
Film dopo il 1950
- Vulcano, regia di William Dieterle (1950)
- Bellissima, regia di Luchino Visconti (1951)
- La rosa tatuata (The rose tattoo), regia di Daniel Mann (1955)
- Suor Letizia, regia di Mario Camerini (1957)
- Selvaggio è il vento (Wild is the wind), regia di George Cukor (1957)
- Pelle di serpente (The fugitive kind), regia di Sidney Lumet (1959)
- Risate di gioia, regia di Mario Monicelli (1960)
- Mamma Roma, regia di Pier Paolo Pasolini (1962)
- La pila della Peppa (Le magot de Josefa), regia di Claude Autant-Lara (1963)
- Roma, regia di Federico Fellini (1972)