Antichi splendori dell’Iran

Nel giugno del 2016 ho incominciato a pensare a questo viaggio…

Mai come questa volta sono stata accusata da tutti quanti di leggerezza, di imprevidenza, di follia e chi più ne ha più ne metta… Come al solito la mia voglia di scoperta ha vinto e sono partita a fine luglio per questa nuova avventura.

Le tappe che vi racconto non sono sempre indicate in ordine cronologico in particolare quelle della prima parte dell’itinerario.

 

L’Iran è stata in realtà una piacevole e inaspettata scoperta soprattutto per l’accoglienza e l’ospitalità di un popolo che non ama essere accomunato al mondo  arabo. Sconta una fama che non corrisponde alla realtà, viene spesso confuso con l’Iraq, di cui condivide solo alcune

regole mentre in effetti  parla una lingua diversa, il Farsi, l’antica lingua persiana, e ha un’origine storica molto differente.

La gente che incontro, in un ritornello che mi accompagnerà dal nord al sud,  desidera far sapere che l’Iran è  un luogo pacifico e aperto in cui il turista può tranquillamente girare e ammirare tutti i suoi antichi splendori.

 

 

 

Dall’ Italia volo via Istambul a Teheran, la capitale situata a 1100 metri di altitudine, ai piedi delle montagne dell’Elbruz.

Da qui con un pulmino con autista parto subito verso le zone del nord ancora scarsamente turistiche e quindi poco frequentate e organizzate, riservandomi la visita della città quando tra una settimana circa riscenderò verso sud.

La prima meraviglia è l'incantevole Mausoleo di Oljeitu a Soltaniyeh, Patrimonio dell’Unesco purtroppo in ristrutturazione. Sempre al nord  scopro  località suggestive quali

Qareh Kelisa, la chiesa di Santo Stefano, al confine con l’Azerbaijan e

il Castello degli Assassini,

la bella e vivace Qazvin e

lo splendido sito zoroastriano di Takht e Soleiman dove salgo fino al cratere.

Prima di raggiungere Tabriz e il suo coloratissimo e famoso Bazar, faccio una tappa nel villaggio incredibile di Kandovan che ricorda le formazioni rocciose della Cappadocia, ancora oggi abitate e rallegrate da bancarelle ricche di tappeti, babbucce, e copricapo tipici in lana cotta. 

 

 

 

Trascorro una notte a Masuleh che sembra un  presepe, dalle curiose costruzioni l’una sull’altra, abbarbicato a 850 mt. in montagna.  

Visito le torri funerarie di Maraqeh e l'eccezionale e imponente Mausoleo dello sceicco Safi Od-Din ad Ardabil , riccamente decorato da coloratissime maioliche, conosciuto come uno dei monumenti  safavidi più sontuosi dell’Iran occidentale.

Lungo il fiume Aras, scendendo verso sud, non posso non  mettere i piedi nel Mar Caspio (le donne devono fare il bagno vestite…) con sosta a Astarà.

Raggiungo nuovamente la città di Teheran che mi stupisce con l’opulenza di Palazzo Golestan, un moltiplicarsi di specchi, alabastri lampadari, maioliche, oggetti preziosi di ogni tipo.

Si rivela molto interessante per il contenuto e gli allestimenti anche il Museo Nazionale e indescrivibile è la ricchezza del Museo dei Gioielli, che ha sede nel caveau di una banca.

Prima di lasciare la capitale visito la tomba di Khomeini

e il cimitero dei martiri dove sono sepolti migliaia di giovani, un’intera generazione spazzata via dalla guerra negli anni ’80.

Sulla strada verso Kashan è d’obbligo una sosta a Qom, uno dei tre luoghi più sacri di tutto l’Iran.

Indosso il chador e scortata da una guida, obbligatoria e rigorosamente di sesso femminile, mi addentro tra migliaia di fedeli che sfidano il sole incandescente per recitare le preghiere all’interno delle moschee multicolori e sfarzose.

 

 

 

Dopo Qom si susseguono villaggi antichi e moschee perse nel nulla: passo da Abyaneh, villaggio di fango, paglia e sterco, fino a raggiungere la mitica Isfahan che incanta per l’armonia delle sue piazze, lo splendore delle sue moschee, la raffinatezza dei suoi palazzi, la bellezza dei suoi antichi ponti sul fiume e le case da tè.

La folla e il traffico, soprattutto verso la sera, sono assurdi. La gente ancora una volta si dimostra estremamente accogliente e mi offre cibo, chiacchiere e sorrisi.

La grande piazza circondata dal vecchio bazar ricco di tappeti, argenti, spezie e ceramiche, è il luogo di maggiore attrazione dove si affacciano moschee e palazzi che testimoniano l’antico splendore della ex capitale.

Isfahan è anche “la piccionaia”, una costruzione che non avevo mai visto, rifugio di questi uccelli utili per il guano come concime per le coltivazioni, e i “minareti oscillanti”, un monumento derviscio costruito in modo antisismico, che viene fatto oscillare ad ore ben precise della giornata.

Interessante sulla via di Yazd la visita di Meybod con il suo castello e la ghiacciaia.

La cittadina di Yazd mi affascina per le vetrate colorate delle case tradizionali, il “tempio del fuoco” che secondo la leggenda arde dal 400 d.c. e per il tramonto dalle “torri del silenzio” dove venivano portati i morti fino al 1954.

Ma Yazd è anche lo spettacolo degli “zurkaneh”, un mix di allenamento fisico e purificazione spirituale. rigorosamente solo per uomini, la città vecchia e le sue immancabili moschee.

 

 

 

Nel tragitto per raggiungere la mitica Persepoli facciamo una deviazione per  il deserto con i suoi “Kalut” in un immobile rovente atmosfera tra rocce antiche e sabbia in movimento.  

Dormo a Maymand, villaggio troglodita scavato nella roccia a 2500 mt di quota del 1000 a.c., ancora oggi abitato da poche anime che vivono di pastorizia e di ciò che la natura non proprio generosa a quelle altitudini spontaneamente offre. 

 

 

L’ultima tappa del viaggio è Shiraz, capitale sotto varie dinastie, culla di culture, patria di famosi mistici e poeti e proprio da qui in bus raggiungo le imponenti rovine di Persepoli, la mitica capitale cerimoniale degli Achemenidi, fondata da Dario I e completata dai suoi successori,

la vicina Pasargade, con la solitaria tomba di Ciro in una suggestiva distesa di rovine, e Naqsh-e-Rostam sulla parete a picco di arenaria dorata dove la necropoli con le tombe degli altri re achemenidi e dei bassorilievi sasanidi mi riservano l’ultima incantata visione iraniana prima del volo per Istambul e poi per l’Italia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Articolo  Antichi splendori dell’Iran CaffèBook (caffebook .it)

(foto reportage dell'Iran di Barbara Taglioni) 

                                                                               Leggi anche gli altri reportage riportati 

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