Magica India

 

Mi ha sempre attirato eppure non l’avevo mai scelta… La immaginavo colorata, povera, puzzolente, difficile. Al momento di scegliere preferivo sempre l’Africa.

Pensavo che la gente, i paesaggi, le emozioni che sa regalare il Continente Nero fossero insuperabili e invece nel mese di dicembre 2015 ho visitato per tre settimane l’India Centrale e ne sono rimasta folgorata.

Ho galleggiato per giorni in un mondo magico dove la vita e la morte scorrono davanti agli occhi in una perfetta e ineluttabile armonia seguendo un ciclo naturale e miracoloso insieme.

Sono perfettamente d’accordo con Pasolini che nel suo libro L’Odore dell’India descrive l’incontro con la gente: “un fluire di affetto che in queste brevi relazioni porta a dei commiati dolorosi”.

Sì perché ciò che più colpisce di questo paese sono i volti e gli sguardi che sembrano avere visioni precluse e impercettibili a noi occidentali. (Bambina in copertina: Uno dei tanti sguardi)

 

 

 

Nella zona di Varanasi una delle tante donne che svolgono i lavori più incredibili. Nei villaggi è una pratica abituale raccogliere per strada gli escrementi di mucche e bufali per poi farli essiccare sulle pareti delle capanne. Un lavoro riservato di solito alle donne che si occupano del focolare domestico.

 

 

Sono arrivata a New Dehli punto di partenza per visitare i tre principali stati dell’India Centrale:

l’Uttar Pradesh,

il Madhya Pradesh

e il Maharastra, troppo spesso lasciati ai margini dei classici circuiti turistici.

Io non amo le grandi città e quindi sono ben contenta di lasciare in fretta la Capitale per tuffarmi a sud nei villaggi più sconosciuti e meno contaminati.

È un lungo viaggio di tre settimane che si concluderà a Mumbai (Bombay).

Visito Mathura, città santa con i caratteristici ghat, le stanze dove nacquero Krishna e Vrimbadam sede mondiale degli Arekrishna, poi Agra con l’immacolato Taj Mahal, il forte Rosso e la vicina Fatehpur Sikri.

Proseguo per Gwalior, Sonajir e Orchha, per visitare palazzi e fortezze dei Gran Moghul e dei loro vassalli, vestigia delle invasioni musulmane, affiancati da templi indù e buddisti.

 

 

Abluzioni lungo il fiume Gange a Varanasi

 

Giungo a Khajurao con i suoi templi tra i quali spicca il Laksmana, il tempio dell’amore, con i famosi altorilievi erotici e il favoloso Parasvanath, il più vasto dei tre templi jain.

Continuo inerpicandomi su per gli altopiani centrali fino a Varanasi, apoteosi del viaggio, sulle acque del sacro fiume Gange.

 

 

Una delle tante pire lungo il Gange dove bruciano giorno e notte i morti. Un’emozione che non si può descrivere.

 

Un luogo considerato da sempre centro religioso ed intellettuale, sotto la protezione di Shiva che vi è venerato con fervore. Accoglie migliaia di pellegrini provenienti da ogni parte dell’India che vi giungono sia da vivi, per purificarsi scendendo le affollate scale dei ghat per la cerimonia dell’abluzione nel Gange, sia da morti, per la rituale cremazione e dispersione delle ceneri nell’acqua.

Mi abbandono alla folla dei pellegrini cercando di capire le speranze, la disperazione, l’anima e l’armonia di questa città unica al mondo. 

 

 

Una delle grotte di Ajanta, India.

 

 

Lascio questo luogo fermo nel tempo con un improbabile treno notturno dove provo una delle esperienze più incredibili di viaggio in mezzo a un’umanità multicolore e chiassosa.

 Non posso non visitare Sanchi, citta monastica fondata dall’imperatore Ashoka, estremo baluardo del buddismo in India, con il Grande Stupa alto 16 metri con le quattro torana, porte monumentali, che danno accesso al monumento.

Entro nel grande stato del Madhya Pradesh alla volta di Mandula città della gioia” con splendidi esempi di architettura “afghana”. Dopo una rapida sosta a Mahershwar, con il favoloso tempio Jain ed i laboratori di sete e i tranquilli ghat con i lavandai

e a Omkareshwar sul fiume Narmada, proseguo verso il Maharastra per raggiungere Ajanta dove lungo le pareti rocciose del fiume Vaghora esploro le grotte con templi e monasteri buddhisti che entrano in profondità nella montagna. Un luogo di grande fascino e di misticismo.

 

 

Tra i visitatori di Ellora, India

 

 

Facendo base ad Aurangabad, raggiungo la vicina Ellora, addossata sul fianco della montagna, con templi, monasteri e grotte votive buddiste, induiste e jain.

Il grande tempio di Kailasha, scavato nella roccia basaltica, al centro del complesso delle 34 grotte, è lungo 91 metri e rappresenta un compendio della mitologia indù con una rappresentazione simbolica del Monte Kailash

 

 

 

 

Mumbai, India – Un Pulitore di orecchie con gli strumenti del mestiere

A Mumbai, la “porta dell’India”, finisce il mio viaggio.

Qui si fanno più evidenti i contrasti della società indiana dove la modernità e la tecnologia si incontrano e si scontrano per la supremazia del nuovo sulle tradizioni ancestrali della cultura che provano a resistere. 

 

(foto del reportage di Barbara Taglioni)  

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