Cibo ed anima: anoressia nervosa

[vc_row][vc_column width="2/3"][vc_column_text]Caterina è una ragazza di 15 anni, ha l’età in cui il corpo si modifica e passa molto tempo ad osservarsi allo specchio e a fare confronti col fisico delle sue coetanee.

Come inizia l'Anoressia Nervosa

Inizia a provare disagio per le sue forme arrotondate e non si sente di rientrare nei canoni della bellezza ufficiale, quella molto apprezzata dai ragazzi e dalle riviste patinate.

Ha deciso di mangiare meno e dimagrire un po’ per assomigliare di più alle sue compagne di classe che riscuotono molto successo con i loro pantaloni aderenti e camicie avvitate.

A casa chiede alla madre di diminuirle le porzioni e con il passare dei giorni prova fastidio a stare a tavola con i suoi genitori, avverte il bisogno di mangiare da sola e di selezionare cosa ingoiare e cosa no del suo piatto.

Beve molto prima dei pasti per non avvertire i crampi della fame, inizia ad utilizzare il vomito autoindotto e ad assumere lassativi per evacuare il cibo che ha ingerito al fine di non prendere peso.

Caterina sta lentamente scivolando nel disturbo definito “Anoressia Nervosa”,

ossia il bisogno di controllare la fame attraverso la modifica del comportamento alimentare e del pensiero, sempre invaso dall’idea di dieta.

Questo comportamento, come abbiamo visto, inizia con una semplice attenzione verso il proprio sovrappeso e può degenerare in un’autentica patologia.

L’eccessiva attenzione sulla quantità di cibo che si assume ha diverse conseguenze: il soggetto innanzitutto dimagrisce rapidamente, perdendo il 20-30% del peso iniziale con ripercussioni sul benessere fisico e psichico, in quanto priva il corpo di sostanze nutrienti importanti e assilla la mente con il perenne controllo del peso; il soggetto diventa iperattivo, fisicamente e/o intellettualmente: studia tantissimo, imparando tutto a memoria ed evita di perdere tempo con attività sociali o si sente più energico del solito e si dedica ad attività sportiva.

L’adolescente altera, inoltre, la percezione della propria immagine corporea, vedendosi grasso/a anche di fronte a dimagrimenti eccessivi, e si ha il continuo timore di prendere peso e cedere al cibo senza avere più limiti.

Subentra, inoltre, l’amenorrea, ossia l’interruzione del ciclo mestruale, che compare in contemporanea con il dimagrimento eccessivo, ma a volte lo anticipa o lo segue e persiste anche dopo che il peso è stato recuperato.

Un’ultima conseguenza è il disinteresse per la sessualità che si manifesta attraverso attività sessuali conformiste per adeguarsi agli altri e non per piacere personale, evitando le implicazioni sentimentali, o evitandola totalmente rendendo il corpo prepubere, asessuato, riflettendo in esso il rifiuto di crescere.

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Le cause psicologiche alla base del comportamento anoressico sono molteplici:

  • una scarsa autostima, dovuta ad un eccessivo o scarso investimento affettivo da parte della madre, pertanto la ragazza/o si sente manipolato e costretto a diventare quello che gli viene chiesto, oppure cerca di rifiutare la dipendenza da questa figura poco accudente;
  • una famiglia molto formale e diplomatica, dove i veri sentimenti della coppia genitoriale sono celati dietro una convivenza apparentemente soddisfacente;
  • una personalità dipendente che assume comportamenti collegati al bisogno di approvazione e che teme la separazione e l’abbandono;
  • un gruppo dei pari che esercita pressione attraverso derisioni e atti di bullismo e che pertanto provoca un’omologazione agli standard approvati dai coetanei;
  • pratica sportiva agonistica, che incita a restrizioni alimentari per ottenere grandi performance.

L’incidenza dell’anoressia nervosa in Italia è dello 0.2-0.8% e l’età di esordio è solitamente a 15 o 18 anni, ossia nei due momenti evolutivi più critici, quello dello sviluppo corporeo, che implica modificazioni morfologiche importanti, e quello della fase di passaggio all’età adulta, che implica l’autonomia dalla famiglia.

La predominanza del disturbo è nelle donne; ne soffre un maschio ogni 10 femmine.

In molti casi, quando il peso si abbassa sotto la soglia minima di 18.5 IMC (indice di massa corporea, che si ottiene dal rapporto tra il peso, espresso in kg, e l’altezza, espressa in metri2), occorre ricorrere al ricovero in strutture specializzate (quali l’ABA, Associazione Bulimia Anoressia), e purtroppo, alcune volte, si arriva fino al suicidio (12 soggetti ogni 100.000 ogni anno).

L'Anoressia nervosa, in sintesi si può clinicamente definirla in questo modo:

“L’anoressia appare come un tentativo di controllare una dipendenza, in particolare un’avidità orale vissuta in una forma insopportabile dall’adolescente.”

Questa patologia rientra nei ‘Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione’ classificati nel DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), insieme alla Bulimia Nervosa ed altri disturbi alimentari.

 

Bibliografia

 

A.P.A. (American Psychiatric Association) (2014), DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), Ed. Raffaello Cortina

  1. Lombardo (2009), La psicodiagnosi nel corso di vita, Ed. Kappa
  2. Marcelli, A. Braconnier (2006), Adolescenza e psicopatologia, Ed. Masson

( foto da gesdocieslafuensanta com, elaborazione Roberto Roverselli per CaffèBook)[/vc_column_text][td_block_11 custom_title="Potrebbe interessarti anche:" post_ids="687,602,931" sort="random_posts" limit="3"][/vc_column][vc_column width="1/3"][/vc_column][/vc_row]