Phil Spector Genialità, follia e fragilità tra le righe di una mente fuori controllo

Qualche giorno fa è stato dato l’annuncio della morte di Harvey Philip Spector, un nome che forse non tutti ricordano eppure nella sua tormentata vita è stato un protagonista sia in senso positivo che negativo della cronaca.

Biografia breve e Analisi Grafologica della Grafia di Philip Spector

Un uomo dotato di un grande talento artistico, un produttore discografico, compositore e musicista statunitense, tra i più influenti e rivoluzionari della storia della musica contemporanea.

Al tempo stesso è stato definito un folle, un violento, uno spirito maledetto, un “pazzo fuori controllo” a causa dei suoi comportamenti viziosi, dispotici e aggressivi che lo hanno portato alla condanna per omicidio e al carcere dove ha cessato la sua esistenza il 16 gennaio 2021.

La sua vita inizia nel Bronx nel dicembre del 1939 già sotto una cattiva stella...

figlio di cugini di primo grado, il padre si suicida quando lui ha solo 10 anni. Subisce diversi episodi di bullismo.

Il più grave avviene all'età di 17 anni e lo segnerà profondamente per sempre, in modo traumatico:

un gruppo di balordi lo prendono di mira umiliandolo e arrivando persino a urinargli addosso.

Rimane anche vittima a 35 anni di un catastrofico incidente d'auto

e si salva in extremis dopo un intervento chirurgico durato parecchie ore e ben 400 punti alla testa.

La sua vita sentimentale è stata ugualmente tormentata e dissennata.

Si sposa a 29 anni con Veronica Bennet,

cantante, di cui è follemente geloso, tanto da costringere la donna a vivere reclusa in casa.

Il matrimonio dura pochi anni. Seguiranno altre storie mai serene e diventerà padre di due gemelli, ma uno dei due morirà di leucemia.

Sempre più depresso e irascibile si isola dal mondo conducendo una vita da eremita, rinchiudendosi nel suo castello, Pyrenees Castle, ad Alhambra, in California, perseguitato dalle proprie ossessioni, vittima dell’alcolismo, degli psicofarmaci, dei suoi modi dispotici, rancorosi e violenti.

Riconosciuto colpevole dell’omicidio, avvenuto nel 2003, di Lana Clarkson, modella e attrice statunitense in declino, che aveva accettato di seguirlo nella sua oscura dimora, viene condannato a 19 anni di carcere, dove è morto all'età di 81 anni.

Un uomo considerato tra i 100 migliori artisti della musica di tutti i tempi che ha scelto di farsi detestare, di scegliere il male, di coltivare il lato oscuro e che al tempo stesso ci ha regalato canzoni indimenticabili suonate ancora oggi all'infinito.

Analisi Grafologica della Grafia di Philip Spector

Grafia di Philip Spector 1
Grafia di Philip Spector 1

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Non è mai facile analizzare una grafia in stampatello perché è di per sé un modello che vuole nascondere/proteggere chi scrive.

Colpiscono nel testo di Phil Spector

la dimensione grande, e la marcata angolosità dello stampato maiuscolo, l’inclinazione oscillante sulla verticale,

le sottolineature e gli evidenti punti a cerchiolino.

Grafia di Philip Spector 2
Grafia di Philip Spector 2

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La scrittura in stampatello

è quasi sempre un sistema protettivo e oltre al bisogno di una maggiore chiarezza, non solo interiore,

ci parla di un soggetto che tende a evitare troppe responsabilità, che non ama essere categorizzato, collocato e catalogato, poiché questo lo farebbe sentire prigioniero e ingabbiato in ruoli che gli vanno stretti, limitando la possibilità di spaziare con la mente e con le azioni come vorrebbe.

La rigorosità della Forma che ne deriva, porta a un’eccessiva idealizzazione del sé, a un atteggiamento di superiorità e distacco dal resto del mondo, tendente a compensare una carenza di sicurezza interiore, dovuta probabilmente a una mancanza di cura, affetto, disponibilità e riconoscimento dei propri pregi patita durante l’infanzia da parte di Phil.

La scelta dello stampatello nasce anche dalla voglia di tenere nascosta la parte più intima di sé, di non mostrare i sentimenti che prova, le proprie debolezze, per timore di essere sottovalutato e mal giudicato.

È un modello che privilegia la zona centrale della scrittura (la zona dell’IO”) e ci racconta che il soggetto scrivente concentra su di sé pensieri, preoccupazioni ed esigenze, creando un mondo esclusivo dove raramente gli altri vi fanno parte.

L’angolosità, le sottolineature, i puntini a cerchiolino e l’oscillazione sulla verticale dell’inclinazione lasciano emergere un carattere spigoloso, egocentrico, intransigente e suscettibile, ma anche sensibile e ingenuo, con un umore decisamente variabile e un affettività e un’emotività mal gestite.

La Firma oscura, sintetica, accartocciata nel Nome,

rovesciata, stilisticamente diversa, con un tratto cruciforme nel Cognome e il punto a trattino finale,

confermano ancora una volta la presenza del desiderio di mascheramento, di un conflitto interiore mai risolto, di una marcata fragilità,

nascosti dietro atteggiamenti reattivi o cadute di umore e silenzi impenetrabili.