È ancora lontana la verità sull’uccisione di Giulio Regeni
Nel maggio 2016 scrissi un mio primo articolo sull’orribile morte di Giulio Regeni.
Erano passati circa quattro mesi dalla scomparsa del povero Giulio e già si intravedano i tanti e formidabili ostacoli frapposti sul cammino della ricerca della verità.
Si è capito da subito che le Autorità egiziane non scalpitavano affatto per far venire alla luce la verità sulla tremenda fine dello studente italiano.
Anche il Governo italiano, pur dichiarando di volere battersi per arrivare a scoprire la verità, si mostrava impacciato e soprattutto voglioso di non compromettere i rapporti diplomatici con l’Egitto di Al Sisi.
Fu subito chiaro, infatti, che la ragion di Stato e le ragioni economiche non consentivano all’Italia di battersi col dovuto vigore perché venisse fuori la verità sugli assassini di Giulio Regeni.
Oggi ricorre il secondo anniversario dalla scomparsa di Giulio Regeni in quel drammatico 25 gennaio del 2016.
Si deve, purtroppo, constatare che la ricerca della verità sulla morte di Giulio, pur avendo compiuto qualche progresso, non è riuscita a raggiungere lo scopo auspicato da tutti quelli che l’hanno veramente a cuore, a partire ovviamente dalla madre di Giulio.
È vero, il Governo Italiano aveva richiamato l’Ambasciatore italiano presso Il Cairo ma poi si è dovuto piegare alla ragion di Stato e lo ha fatto rientrare senza avere ottenuto i risultati che con quella nobile e rilevante iniziativa diplomatica si era prefisso.
Qualche dubbio sul fatto che il Governo italiano abbia cercato sempre e con la necessaria decisione la verità sulla morte di Giulio Regeni l’ha fatto nascere un articolo sul New York Time.
A firma di Declan Walsh, l'articolo ha rivelato che gli Stati Uniti diedero al governo italiano prove certe sul fatto che il giovane ricercatore italiano fosse stato ucciso dai servizi egiziani.
La smentita arrivata in merito da fonti del governo italiana è apparsa timida e non del tutto convincente.
Ancora oggi, poi, si registra l’inspiegabile atteggiamento della professoressa Abdurrahman dell'Università di Cambridge, l’università per la quale Giulio lavorava in Egitto, che ancora oggi si rifiuta di collaborare all’inchiesta giudiziaria.
La docente, infatti, più volte si è rifiutata di rispondere alle domande della Procura della Repubblica di Roma che, da tempo, inutilmente, cercava di interrogarla.
Solo nelle scorse settimane ha accettato di rispondere alle domande degli inquirenti romani che sono rimasti evidentemente insoddisfatti dalle risposte ricevute se hanno dovuto procedere alla perquisizione dell’abitazione della professoressa ed al sequestro dei suoi computer.
La professoressa, infatti, si è trincerata dietro tanti "non so" e "non ricordo" deludendo le attese del pubblico ministero Sergio Colaiocco recatosi oltre Manica per interrogarla.
Proprio le tante reticenze e le molte ambiguità mostrate della professoressa Abdurrahman dell'Università di Cambridge fanno pensare che la pista seguita dagli inquirenti romani potrebbe dare qualche soddisfacente risultato.
E questo appare grave dato che è stata tale università ad affidare a Giulio un compito più grande di lui che, forse, anche per questo, l’ha portato alla morte.
In questi due anni, infine, al di là di qualche fumoso segnale non è cambiato l’atteggiamento delle autorità egiziane.
A dire il vero c’è stato un periodo in cui le autorità egiziane sembrarono decise a collaborare al raggiungimento della verità, ma è stata un’illusione effimera, durata un brevissimo lasso di tempo come ha confermato, tra l’altro, l’arresto dell'avvocato egiziano Ibrahim Metwally Hegazy, uno dei componenti dell'associazione che cura la difesa di Giulio Regeni in Egitto.
Ritornando a due anni di distanza sulla scomparsa di Giulio con questo articolo vogliamo contribuire, nel nostro piccolo, a tenere desta l’attenzione su questo giallo internazionale, che poi è un giallo solo in apparenza.
Il giallo, infatti, si caratterizza normalmente per l’oggettiva difficoltà di scoprire la verità. Nel caso di Giulio Regeni, invece, la verità è sotto gli occhi di tutti, manca il coraggio di certificarla per una malintesa ragion di Stato.
Ed è un imperdonabile peccato!
Una cosa è certa, se mai si arriverà a scoprire la verità sulla brutale uccisione di Giulio Regeni in Egitto sarà merito dell’attenzione con la quale ha seguito e segue questo intrigo internazionale l’opinione pubblica internazionale, del rigore professionale col quale ha svolto e svolge le proprie indagini la Procura della Repubblica di Roma e, soprattutto, della sua famiglia ed in particolare della sua splendida mamma che ha fatto della ricerca della verità sulla morte del proprio figlio l’unica ragione della sua esistenza.
Esprimiamo l’auspicio che quanto prima giustizia sia fatta: Giulio Regeni, solare rappresentante della bella gioventù italiana, se lo merita!