Il Natale in tempi di pandemia
Si avvicina il Santo Natale in un’atmosfera diversa rispetto agli altri anni, siamo in piena pandemia e la nostra vita appare come sospesa, non abbiamo alcuna certezza perché il mondo, l’intero pianeta è in balia del covid19, il “nemico invisibile”, questo subdolo virus che ha portato lutti in moltissime famiglie in Italia e fuori dell’Italia.
Ad oggi solo in Italia si contano 66.537 morti, nel mondo intero più di 1.600.000;
e di questo autentico dramma non si intravede ancora la fine.
È chiaro come in una situazione pandemica così grave e complessa nessuno possa avere alcuna certezza su nulla, neanche sulla celebrazione del Natale, la più grande festività del mondo cristiano.
Il Natale è per antonomasia la festa del “contatto umano”, dei pranzi in famiglia con tanti partecipanti, delle tombole, delle partite a carte, dei bellissimi presepi viventi, delle partecipazioni alle celebrazioni liturgiche tra le quali spicca la messa della mezzanotte durante la quale si celebra ogni anno la nascita di Gesù Bambino.
Quest’anno tutto deve essere vissuto nel rispetto delle rigorose disposizioni anti covid19 per scongiurare il più possibile i contatti umani che sarebbero pane per i denti del malefico virus, occasioni di contagio, rischio di finire nei reparti delle terapie intensive dei vari ospedali italiani correndo il rischio estremo di perdere la vita.
Persino la messa di mezza notte non potrà essere celebrata a mezzanotte, deve essere anticipata per evitare assembramenti;
una disposizione, questa, che ha suscitato tante perplessità che però tutti, a partire dallo stesso Sommo Pontefice e dalle altre autorità ecclesiastiche,
hanno accettato con grande senso di responsabilità in considerazione della condivisa finalità di tutelare la salute di tutti, credenti e non.
Anche il rito consumistico dell’acquisto e dello scambio dei regali di Natale deve essere adattato alle disposizioni anti covid19 evitando di affollarsi nelle vie dei negozi, una disposizione che non sempre è facile rispettare e, effettivamente, spesso viene violata.
Tanti aspettavano le vacanze natalizie per affollare le stazioni sciistiche ma anche la così detta “settimana bianca” sarà rigorosamente vietata, sappiamo già che gli impianti sciistici di tutto l’arco alpino resteranno rigorosamente chiusi durante le vacanze natalizie provocando un grave danno economico agli operatori del settore.
Ci saranno nelle città le luminarie di Natale, nelle piazze e nelle nostre case ci saranno i presepi, ci saranno alcuni eventi natalizi che verranno proposti on line.
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Ad esempio il Magico Paese di Natale al Castello di Govone, in provincia di Cuneo, si è trasformato in una serie di appuntamenti e di attività virtuali.
Si potranno ammirare un centinaio di casette di legno che espongono una interessante varietà di prodotti di enogastronomia locale, oggetti artigianali e idee regalo a tema natalizio.
Bisogna ammettere che non sarà la stessa cosa, durante il Natale di quest’anno non si potranno vivere le stesse magiche atmosfere del passato, tante bellissime tradizioni natalizie giocoforza non potranno ripetersi.
Mi piace ricordare quand'ero ancora nella natia Sicilia ed ero solito assistere a delle rappresentazioni che sono rimaste scolpite in modo indelebile nella mia memoria.
Ricordo come fosse ora in particolare le novene e la pastorale che si svolgevano in una magica e coinvolgente atmosfera di festa semplice e genuina.
Le novene si tenevano nei nove giorni che precedevano il Natale ed erano caratterizzate dalla partecipazione degli zampognari che intonavano a modo loro alcuni deliziosi e tipici canti natalizi.
La “Pastorale” invece era una sorta di rappresentazione comica che vedeva protagonisti tre personaggi molto popolari e tanto amati da tutti, soprattutto da noi ragazzi.
Al centro della rappresentazione c’erano due pastori molto pigri (Nardu e Mirtiddru) e “U Curaduru” al quale appartenevano sia il gregge che i due pastori prima citati.
La divertente e applaudita rappresentazione terminava con l’avvistamento da parte dei pastori di una luce misteriosa che li guidava verso la magica grotta dove sarebbe nato Gesù Bambino.
Di quegli anni della mia infanzia mi è rimasta anche impressa quella volta che con altri amici d’infanzia mi sono recato a piedi a Santa Elisabetta, un paesino confinante col mio, per assistere, nella giornata del 6 gennaio, ad una sceneggiata popolare relativa alla rivelazione della nascita di Gesù Bambino.
Percorremmo tra l’andata e il ritorno più di 10 Km e provammo una grande stanchezza, ma davanti a quella rappresentazione così bella e coinvolgente dimenticammo la fatica in un batter d’ali;
l’indomani e nei giorni successivi, però, ci pensò l’indurimento dei nostri giovani muscoli a farcela ricordare.
Quest’anno queste tradizioni non potranno ripetersi e allora dobbiamo cogliere l’occasione per festeggiare il Natale rispolverando i suoi autentici valori, interrogandoci su noi stessi, sul nostro rapporto con gli altri, specialmente con quelli che soffrono di più perché ammalati, perché hanno meno e, magari, soffrono la fame.
Approfittando di quello che non si può fare col nostro corpo, condannato all'isolamento per evitare di contagiarci, dobbiamo cercare di farlo con l’anima e con il cuore.
Dovrà esser un Natale solidale come e anche più di quanto lo sia stato in passato.
Saranno tantissime in tutte le città italiane, grandi e piccole, le iniziative che andranno in questa direzione e tutti noi dobbiamo fare in modo che esse abbiano un seguito all'insegna della più grande generosità e della più sentita solidarietà.
In questo contesto un discorso a parte meritano i poeti, questi particolari “perditempo” che hanno la facoltà di astrarsi dalla realtà e di proiettarsi con i versi, solo con i versi, nel mondo dei sogni dove è possibile immaginare che il “nemico invisibile” (o” intruso letale” o “ cigno nero” che chiamar si voglia), abbagliato dall'intesa luce diffusa dalla stella cometa che indica la meta della magica grotte dove è nato il Bambino Gesù, fugga nel regno del nulla, nel suo feudo del male, mettendo così fine alla triste pandemia che tanto ci opprime e ci attanaglia.
È con questo spirito che ho scritto, senza pretesa alcuna, una poesia sul “Natale che verrà” che troverete alla fine di questo mio articolo per augurare un bellissimo Natale a tutti.
Vedrete che poeti e non poeti ce la faremo, sarà un Natale triste soltanto esteriormente ma bello, bellissimo dentro ciascuno di noi.
E sarà un vero Natale per tutti!
Ecco la poesia.
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Il Natale che verrà
Nell'attesa che nasca
Gesù Bambino
il mondo vive
un triste destino.
La nostra vita
appare sospesa,
siamo in ansia,
in trepida attesa.
Porterà doni
Babbo Natale
o lo fermerà
il nemico letale?
Brillerà l’albero
di mille colori?
Avrà il presepe
tanti pastori?
Tante domande
nell'aria sospese,
viviamo ore
nervose e tese.
I nonni temono
di restare da soli
senza un abbraccio
che li consoli.
Da lontano si vede
la stella cometa
che annuncia l’arrivo
del grande Profeta.
Il nemico invisibile
la luce patisce,
nel regno del nulla
presto sparisce.
Senza il terrore
del contagio virale
sarà per tutti
un bel Natale!