Cos'è il Deterioramento Cognitivo Lieve?

Un’idea piuttosto comune è che l’invecchiamento coincida con la perdita della memoria e/o delle capacità cognitive in generale.

In realtà, non è corretto dividere gli anziani in due soli gruppi: coloro che non hanno difficoltà cognitive e chi ha una forma di demenza.

Esiste infatti un’ulteriore condizione: il deterioramento cognitivo lieve (Mild Cognitive Impairment - MCI).

La sua prevalenza nella popolazione anziana secondo i dati dell’American Academy of Neurology è

dell’8,4% tra i 65 e i 69 anni; del 10,1% tra i 70 e i 74 anni; del 14,8% tra i 75 e i 79 anni e del 25,2% tra gli 80 e gli 84 anni.

È un importante fattore di rischio per lo sviluppo di diverse forme di demenza; per questo è molto importante conoscerlo e saperlo individuare precocemente.

Cos'è l’MCI (Deterioramento Cognitivo Lieve) e quali sono i sintomi a cui prestare attenzione?

Il deterioramento cognitivo lieve (Mild Cognitive Impairment - MCI)
Il deterioramento cognitivo lieve (Mild Cognitive Impairment - MCI)

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È una sindrome neurologica che fa riferimento ad un declino cognitivo superiore a quanto previsto per età e livello di istruzione di un individuo ma che lascia preservate le principali attività della vita quotidiana.

Uno dei primi segnali sono le difficoltà di memoria: dimenticare informazioni acquisite, un film che si sta seguendo, non ricordare avvenimenti accaduti qualche giorno prima (difficoltà a mantenere in memoria nuove informazioni).

Il deterioramento cognitivo lieve (MCI), le difficoltà di memoria

Il deterioramento cognitivo lieve (MCI), le difficoltà di memoria
Il deterioramento cognitivo lieve (MCI), le difficoltà di memoria

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La sintomatologia, però, non è limitata a deficit della memoria; vi sono anche problemi di concentrazione, di linguaggio ed anche pianificazione delle attività. Vi è, inoltre, una tendenza ad avere reazioni impulsive ed è presente irritabilità.

Altro segnale da non sottovalutare è la perdita di interesse nelle attività abituali e negli hobby.

I disturbi del sonno, tipici nell'anziano, possono peggiorare.

Nonostante ciò la persona mantiene normali capacità di eseguire attività nella vita quotidiana magari impiegando un tempo maggiore di quello solitamente necessario.

È essenziale, inoltre, che non vi siano altre condizioni cliniche che possano spiegare il disturbo di memoria (ad es. depressione).

In relazione alla funzione cognitiva deficitaria l’MCI può esser classificato come segue:

  • MCI amnesico a singolo dominio: il deficit è relativo alla sola memoria (è il più frequente);
  • MCI amnesico a multiplo dominio: la compromissione riguarda la memoria ma anche altre funzioni cognitive;
  • MCI non amnesico a singolo dominio: quando il deficit è isolato ad una sola funzione cognitiva ad eccezione della memoria, come funzioni esecutive, linguaggio o attenzione;
  • MCI non amnesico a dominio multiplo: quando il deficit riguarda più aree cognitive.

Individuare precocemente l’MCI è importante poiché alcuni studi di letteratura indicano che il 10-15% di pazienti con deterioramento cognitivo lieve ogni anno sviluppa l’AD (la Demenza di Alzheimer).

In generale l’MCI amnestico può evolvere nella AD; mentre l’MCI non amnesico può evolvere in altre forme di demenza; ad esempio fronto-temporale.

Il deterioramento cognitivo lieve (MCI) come fattore di rischio

Il deterioramento cognitivo lieve (MCI) come fattore di rischio
Il deterioramento cognitivo lieve (MCI) come fattore di rischio

Alla luce di quanto riportato l’MCI può esser considerato un fattore di rischio per la demenza e pertanto una sua individuazione permette di intervenire in maniera mirata ed adeguata.

È importante sottolineare che non tutti coloro che ricevono diagnosi di deterioramento cognitivo lieve sviluppano demenza. In alcune persone i sintomi restano stabili (sia per gravità sia per frequenza); in altri migliorano o addirittura regredisce mentre altri sviluppano la demenza.

Fattori che favoriscono il benessere degli over 50

  • Esercizio Fisico: studi hanno indicato un effetto positivo dell’esercizio fisico con il mantenimento della funzione cognitiva;
  • Integrazione sociale: nelle persone anziane la mancanza di legami sociali e il vivere da soli è associato ad un aumentato rischio di demenza;
  • Alimentazione sana: diversi studi concordano sull’importanza di una dieta equilibrata (in particolare la mediterranea) come fattore protettivo relativo ai deficit cognitivi;
  • Riduzione del fumo: sembra che il fumo aumenti il rischio di diverse forme di demenza;
  • Attività mentale: è stato dimostrato che se si mantiene attiva la mente e si esercita il cervello in modo regolare le prestazioni cognitive migliorano.

Risultano, invece,essere fattori di rischio: la predisposizione genetica; il diabete; l’ipertensione; il colesterolo alto e la depressione.

Come si interviene?

Le nuove linee guida sul decadimento cognitivo lieve confermano l’inefficacia della terapia farmacologica.

Tra le tecniche riabilitative vi sono:
• Training cognitivo: attività specifiche il cui scopo è il miglioramento o il mantenimento della specifica funzione cognitiva associata (memoria, attenzione, funzioni esecutive..). Si può svolgere singolarmente o in gruppo e le attività svolte ricordano quelle della nostra quotidianità;
• Stimolazione cognitiva: tale intervento ha lo scopo di aumentare il benessere e l’autonomia dell’individuo; mira a riattivare/stimolare le sue competenze residue e rallentare la perdita funzionale delle abilità cognitive;
• Riabilitazione cognitiva: mira a migliorare la capacità del soggetto di vivere con, gestire, superare o compensare le difficoltà causate dal deficit cognitivo.

Linee guida per contrastare  deterioramento cognitivo lieve (MCI)
Linee guida per contrastare deterioramento cognitivo lieve (MCI)

Se si sospetta un deterioramento cognitivo è necessario parlarne col medico e rivolgersi ad uno specialista per una valutazione neuropsicologica che indaghi il funzionamento cognitivo in ogni sua abilità (memoria, linguaggio, attenzione, funzioni esecutive…).

L’identificazione precoce è importante poiché intervenire in questa fase permetterebbe di rallentare la progressione delle malattia e mantenere una buona qualità di vita.

American Academy of Neurology, Foto Pixabay, Elaborazioni CaffèBook.