La grafia di Edward Hopper: Il gesto grafico e il gesto pittorico della solitudine

Biografia breve e analisi grafologica della grafia di Edward Hopper

Nasce il 22 luglio del 1882 a Nyack, piccola cittadina sul fiume Hudson, da una colta famiglia borghese. Fin da ragazzino, alto, magrissimo, pensoso e avvolto dalla solitudine tanto quanto i soggetti dei suoi futuri quadri, passa ore al fiume per guardare le barche in transito e i cantieri in costruzione, dimostrando già da allora un precoce e spiccato interesse per il disegno e l’ingegneria.

Foto di Edward Hopper, per analisi grafologica
Foto di Edward Hopper

Il clima culturale che lo circonda è molto stimolante e le opportunità di conoscenza e dibattito trovano terreno fertile in una mente sensibile e originale come la sua.

Le sue esperienze nelle maggiori capitali europee dopo gli studi artistici, contribuiscono a delineare il suo personalissimo stile, capace di costruire una tavolozza cromatica del tutto originale e riconoscibile, con un uso della luce così particolare come non succedeva dai tempi di Caravaggio.

Ha 29 anni quando conosce l’artista Josephine Nivison, che segnerà profondamente la sua vita e da quel momento in poi sarà la modella per tutti i soggetti femminili da lui ritratti. I due si sposano un anno dopo, ma il loro sarà un rapporto burrascoso (e non di rado rissoso) a causa del carattere estroso di Jo che mal si abbina con il carattere ombroso e gli ostinati silenzi di Edward.

Accettare di sposarlo, nel 1924, le fa perdere tutte le amicizie e la costringe a rinunciare alla sua carriera. Come lei stessa ammette, smarrirà la sua identità, sacrificandosi per il successo del marito. Proprio tale incomunicabilità sarà alla base di molti dipinti di Hopper.

Grazie al libro di Gail Levin intitolato “Edward Hopper. Biografia intima”,

che riporta stralci dai diari della moglie dell’artista, scopriamo il ritratto di un uomo insicuro, solitario, ossessionato dalla riservatezza, irascibile e anche manesco.

Figlio di un padre fallito negli affari e di una madre molto apprensiva, è incapace di credere al proprio talento. Nei rapporti umani è un disastro:

“timido come uno scolaretto inglese”.

Il tema della solitudine è da sempre considerato la sua specialità, l’asse portante della sua arte anche se egli afferma in una delle pochissime interviste di una certa lunghezza che abbia mai concesso:

«Questa storia della solitudine è esagerata».

Perché allora insistiamo ad associare la solitudine alle sue opere?

La risposta la troviamo nei suoi quadri che sono generalmente popolati da persone sole, enigmatiche, volutamente prive di calore, raffigurate al massimo in gruppi di due o tre individui che emanano disagio, inquietudine e incomunicabilità, imprigionati in pose sofferenti, così come le scene urbane che riproducono un senso di separazione, dove si respira un’enigmatica sensazione di attesa, combinata con un senso di esposizione quasi intollerabile.

Two comedians di Edward Hopper
Two comedians di Edward Hopper

Pochi anni prima di morire, nel 1965, realizza l’opera Two comedians (sopra riportata) nella quale è facile intuire ritratti lui e sua moglie Josephine che salutano il pubblico per l’ultima volta. Muore nel 1967, a 85 anni, Josephine lo seguirà dieci mesi dopo.

L'analisi grafologica della grafia di Edward Hopper

Grafia di Edward Hopper: analisi grafologica
Grafia di Edward Hopper: analisi grafologica

Nell'immaginario collettivo siamo abituati a pensare agli artisti come a figure un po’ fuori dai canoni del vivere comune, anticonformisti e liberi nelle loro varie espressioni e passioni sia di vita quotidiana che creativa. Edward Hopper è una figura complessa che appartiene invece a un mondo del tutto tradizionale per il suo tempo, borghese e rigoroso e la sua grafia non può che confermarne le caratteristiche.

Si tratta di un gesto grafico appartenente al tipo Bilioso di Ippocrate:

  • angoloso, teso, inclinato, legato, dove il nero prevale.
  • In uno spazio ben gestito, ordinato in capoversi con un’occupazione a isola, con un ampio margine sinistro,
  • notiamo evidenti intrichi tra le righe, cadute in zona media, tratti delle “t” lanciati, parallelismi delle aste, sopraelevazioni.
Grafia di Edward Hopper: Angolosità, intrichi, sopraelevazioni e “t” lanciate
Grafia di Edward Hopper: Angolosità, intrichi, sopraelevazioni e “t” lanciate

Angolosità, intrichi, sopraelevazioni, “t” lanciate, cadute in zona media

Questi soggetti sono dotati di senso del dovere, concreti, lavoratori instancabili, ma anche egoisti, orgogliosi e collerici, gelosi, permalosi, accentratori, insofferenti e sbrigativi, concentrati sul raggiungimento dei propri obiettivi.

Il soggetto “bilioso” può svolgere con grande rigore etico compiti di straordinario valore o divenire intransigente e dispotico fino al fanatismo se le cose non vanno nella giusta direzione.

Sono individui che non si rilassano mai e non amano i piaceri della vita. Hanno carenza della funzione “Sentimento”, mancano quindi di sensibilità e empatia, di capacità di relazionarsi con morbidezza. Il loro modo di essere può sconfinare in un atteggiamento di incomprensione venato di disprezzo verso coloro che appaiono loro deboli o banali. Hanno infatti pochissimi amici.

Hopper è cresciuto con una figura paterna di scarso riferimento e una madre eccessivamente apprensiva.

Un’infanzia che lo ha certamente condizionato, da cui ha voluto fuggire (margine sinistro ampio) e che ha senz'altro contribuito alla sua generale insicurezza celata dietro una maschera di apparente perbenismo condito da pubbliche conferme. Con il passare degli anni l’autostima di lui è però crollata sempre di più (cadute in zona media, intrichi).

Nonostante il successo delle sue opere, è subentrata la paura di non essere ricordato una volta morto, come si legge nei diari di Josephine, e gli aspetti meno nobili del suo carattere hanno avuto il sopravvento soprattutto negli ultimi anni della sua vita.

La moglie dopo 25 anni di matrimonio gli scrive un biglietto:

“Meritiamo la Croix de guerre, una medaglia per esserci distinti nella battaglia“.

Possiamo concludere che le sue paure non erano giustificate:

oggi è ricordato e considerato come il miglior pittore realista americano del XX secolo,

nessuno come lui è riuscito a catturare in modo così efficace l’isolamento dell’uomo.

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