Quel triste volo Milano - Roma - Istanbul – Kabul

Naseem è un ragazzo afgano, uno dei 30 profughi ospiti del centro di accoglienza di un piccolo comune del vercellese.

Ama la vita, la musica, i fiori, i papaveri, gli aquiloni, la sua terra, ma è stanco della guerra, delle macerie da essa provocate e decide di partire.

Vuole sfuggire alla morte; sotto le bombe hanno perso la vita suo padre, uno dei suoi fratelli ed una sua nipotina.

foto Afganistan
Foto per Quel triste volo Milano - Roma - Istanbul – Kabul

Non vuole fare la stessa fine dei suoi parenti e parte per l’Europa avendo nel cuore una sua meta preferita:

l’Italia.

Ha sentito parlare bene degli alpini italiani che svolgono la missione di pace in Afghanistan aiutando, senza mai risparmiarsi, quel popolo sfortunato.

Per questo non aveva dubbi e voleva venire in Italia.

Il viaggio fu lungo, lunghissimo, l’unico mezzo di trasporto erano le sue gambe e le sue scarpe.

Fu fermato in Turchia dove, a sentire lui, ancora giovanissimo, gli fecero venire i capelli grigi per le tantissime botte che gli diedero.

Un altro stop lo subì in Ungheria prima di arrivare in Germania dove soggiornò cinque mesi.

Ma dicevamo che Naseem aveva in mente solo il Bel Paese e così dopo un lungo e tribolato viaggio arriva in Italia.

Si integra subito bene nel piccolo Comune del vercellese, partecipa al progetto “Live la maison” ed è uno dei più attivi e generosi.

Curare il verde è la sua vera passione, non si tira mai indietro, anzi è sempre il primo a partire.

Ha tanti interessi, la biblioteca comunale diventa il suo punto di riferimento anche per merito della bibliotecaria che è una vera mamma adottiva per i ragazzi afgani ma soprattutto per Naseem, il “suo bambino”, il suo preferito.

La sera di venerdì 3 giugno 2016 Naseem va ad assistere ad una conferenza sul modellismo organizzata dall'Università popolare del Comune che lo ospita.

Accetta la proposta della bibliotecaria la quale pensa di mandarlo a giocare con i nuovi mini aerei pilotati per non fargli sentire la mancanza delle gare con gli aquiloni.

Naseem ama l’Italia dove è stato accolto con affetto dalla comunità del Comune del vercellese e non vuole più tornare in Afghanistan.

È vero, sente la mancanza degli aquiloni, dei papaveri, degli odori e degli aromi della sua terra ma apprezza molto, moltissimo la libertà di cui gode in Italia e, soprattutto, non sente più il sinistro rumore provocato dall'esplosione delle bombe.

Afganistan, papaveri
Foto Afganistan, papaveri

Gli piace la musica ed era andato ad assistere ad un concerto di Edoardo Bennato nell’ambito della rassegna di Tavagnasco Rock ed il giorno dopo di quella maledetta sera si riprometteva di andare ad ascoltare nuovamente il bravo cantautore a Vercelli.

C’è brutto tempo, Naseem è preoccupato per l’incolumità di un suo connazionale e gli dà il suo giubbino catarifrangente perché pensava che potesse essere più utile a lui visto che viaggiava con la bici.

È già sulla strada dove si trova la struttura di accoglienza che l’ospitava, la visibilità è scarsa a causa del maltempo.

Naseem ormai ha il corpo, il cuore e la mente in Italia e non vuole più ritornare in Afghanistan, addirittura ha persino smesso di pregare.

Ci torna, purtroppo, il 17 luglio 2016 sul volo Milano-Roma-Istanbul -Kabul,

un volo complicato perché fa scalo ad Istanbul proprio nel giorno del colpo di Stato in Turchia,

nuova sosta ad Istanbul come all'andata, ma la sua sorte ormai è segnata e riparte da Istanbul alla volta di Kabul.

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Foto Quel triste volo Milano - Roma - Istanbul – Kabul

Naseem era venuto in Italia per sfuggire alla guerra, alla morte e proprio in Italia muore quella maledetta sera del 3 giugno 2016 investito da un’auto.

Sembra il segno del destino, mai avrebbe immaginato di ritornare così presto e per giunta dentro una bara.

Il fratello maggiore, residente a Kabul, pur sapendo che Naseem non voleva più ritornare nel suo Paese, insieme alla bibliotecaria, smuove la burocrazia di mezza Europa per riportare le spoglie del povero fratello nella sua terra natia perché pensava che la mamma avesse diritto di piangere il proprio figlio e voleva, assolutamente voleva, che Naseem avesse una degna sepoltura.

Dopo lunghi, interminabili giorni trascorsi all'obitorio di Vercelli Naseem tornò in patria col volo Milano – Roma- Istanbul – Kabul.

Un volo triste, di sola andata, di ultimo e definitivo ritorno.

Ci piace immaginare che in un prossimo futuro dal “regno dei giusti” possa sentire gli odori ed i profumi della sua terra, ammirare i rossi papaveri ed osservare gli aquiloni che volano nel cielo della libertà, della libertà, della pace ritrovata dallo sfortunato popolo afgano!

Foto di Rosangela Vercellone