Stress da Capodanno? NO Grazie
"Hai già organizzato qualcosa per Capodanno?”.
Qualche anno fa un amico di nome Maurizio - che non vedo da qualche tempo - iniziava a pormi questa domanda già dai primi giorni di ottobre.
E la domanda diventava sempre più insistenze, quasi ossessiva, con l’avvicinarsi della fatidica data.
A nulla serviva rispondergli che non avevo ancora pensato a nulla e che comunque, come ogni anno, avrei organizzato qualche cosa negli ultimi giorni, senza particolari affanni e premure.
La fine dell'anno e l'inizio di quello nuovo rappresentano un momento in cui si fanno bilanci e si azzardano previsioni.
Spesso l’auspicio è quello di un nuovo anno migliore del precedente.
In fondo abbiamo il dovere di puntare in alto, sperando in qualcosa di veramente grande che ci faccia sentir bene, realizzati e gratificati.
Valgono anche i sogni più piccoli, anzi talvolta valgono di più.
L’importante è dare valore al progetto che mettiamo in pratica per raggiungerli con tutte le nostre forze.
Ma non sempre le ipotesi si concretizzano.
Probabilmente l'ansia da nuovo anno sta proprio nell'aspettativa, mentre spesso dimentichiamo che la vera felicità sta nella gioia di tutti i giorni.
E l’ansia da nuovo anno inizia proprio nella prima notte dell’anno.
Ho pensato spesso a come non farmi coinvolgere dallo stress del divertimento obbligatorio da Capodanno.
Mi sono costruito alcune regole, quasi per gioco.
Ho cercato innanzitutto di focalizzare la mia attenzione su cosa proprio non voglio fare e su quali persone non mi va di incontrare.
Poi ho pensato a quali mezzi di trasporto evitare e quali città escludere a prescindere.
Ho poi iniziato a fare l’esatto procedimento opposto.
Cosa più mi aiuta ad allontanare lo stress e a rilassarmi come si deve?
Personalmente adoro da sempre muovermi leggero e anche con pochi soldi in tasca.
Non amo i luoghi eccessivamente affollati.
Non mi fanno impazzire i DJ Set, i DJ Mix o VJ Set e credo non sia mai troppo tardi per organizzare una festa a casa tra amici.
Non è neppure mai troppo tardi per cucinare un piatto di pasta, evitando apericene e stuzzichini preconfezionati.
Dopotutto, poco importa del menù, quello che conta è la compagnia.
Basta poco, davvero.
“Lasciarsi trasportare dalle emozioni” canta Katy Perry in Unconditionally, tenendo presente che l’unica cosa che conta davvero è la bellezza di chi ci circonda.
Negli anni ho capito anche che amo passare il 31 dicembre all'aria aperta, tempo permettendo.
Ogni grande città organizza spettacoli tra i più disparati, in molte piazze dei centri cittadini.
Sarà così anche in tutte le città italiane.
C’è soltanto l’imbarazzo della scelta e soprattutto, spesso, nessun obbligo di preventiva prenotazione.
Lo ammetto.
Non amo programmare, preferisco muovermi seguendo l’istinto last minute.
“Il tempo stringe, le idee svaniscono e i soldi scarseggiano” mi ha detto qualche giorno fa un amico.
Aggiungendo che ogni soluzione sembra non essere mai quella giusta, in un andirivieni inconcludente tra mille telefonate.
E allora non ci nascondiamo.
Lo stress da Capodanno non risparmia nessuno.
Eppure per salvarci dalla minaccia basterebbe cambiare le nostre aspettative e, di conseguenza, i nostri comportamenti.
Qualunque sarà la scelta per la notte di Capodanno è bene chiedersi prima se sia davvero necessario.
Sarebbe fantastico, almeno a Capodanno, sostituire il verbo devo con vorrei o potrei.
Caro Maurizio, adesso dopo tanti anni te lo posso dire.
La sofferenza creata dalla domanda “cosa fai a capodanno?” è paragonabile allo stress da regali di Natale, alla tristezza del ritorno in ufficio dopo una vacanza in una meta esotica o all'apertura di un vasetto di Nutella trovato inaspettatamente vuoto.
Attenzione, però, non esiste un vaccino.
Il virus del “cosa fai a capodanno?” può colpire un po’ tutti.
Ecco allora che mi tornano in mente le parole di Giuseppe Prezzolini.
All'esame per il diploma da ragioniere scelsi proprio lui come autore da presentare per la prova orale di italiano.
Portare una analisi del saggio “Codice della vita italiana” mi sembrò piuttosto originale e inatteso per la commissione di professori che avrebbe valutato il mio lavoro.
E debbo dire che la scelta mi portò fortuna.
“Queste divisioni di anni non contano, perché il tempo non si spezza e le persone restano le stesse. Ma servono alle volte come di sosta per guardare indietro e orientarsi”.
Ecco, le parole di Prezzolini ricordano che per quanto brutto possa essere stato questo duemiladiciotto, per quanti dispiaceri possa aver portato, sta per finire per sempre e non tornerà più.
“Le cose di cui è stato fatto il 2018 non si ripeteranno più, con rigorosa e categorica matematica non si ripeteranno, erano uniche e perfette nella loro miseria e perciò sono già diventate lontanissime, piene di una loro misteriosa e romanzesca fatalità che al momento mi sfugge”
scrive ancora Dino Buzzati.
Proviamo allora a pensare che in fondo questo 2018, con tutti i suoi guai, le sue difficoltà, è stato comunque un anno bellissimo, qualcosa di stupendo, che per tutta la vita ricorderemo con amore.
Mi pare un bel modo per festeggiare Capodanno.
“L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono”.
Confidando però che le parole di Prezzolini – che a vent'anni mi facevano sorridere ed oggi invece mi spaventano – possano essere contraddette dai fatti.
Ecco il mio auspicio.
Leggi anche: Sei stressato? Canta che Ti passa
Foto articolo Stress da Capodanno? NO Grazie di Luca Brunetti