A Me Mi Piace!
Lo afferma anche Rovazzi nel brano cantato in featuring con Gianni Morandi, visualizzato da oltre 120 milioni di utenti su youtube.
“Questa grande convinzione che un Mi piace può aiutare mi fa volare” riferendosi a Facebook, certamente il social network più usato e famoso al mondo.
La possibilità di mettere Mi piace ai contenuti pubblicati o condivisi dagli amici, è diventata una pratica semplice e molto usata, a tal punto da essere considerata uno dei gesti più comuni quotidiani.
Il mondo pare essere diventato improvvisamente un luogo piccolissimo, mentre la popolazione Facebook cresce in modo esponenziale.
C’è chi la mattina apre la giornata inserendo il post buongiorno mondo riferendosi al mondo chiuso dentro Facebook.
Catturare i Mi Piace regala la percezione di diventare visibili o forse meno invisibili, fa volare insomma come canta Rovazzi.
È infatti convinzione che avere tanti Mi piace su Facebook, ma anche su Instagram, sia un segno di successo, di stima da parte degli altri, addirittura una conferma al nostro esserci.
I clic su Mi piace accrescono l’autostima.
Nella canzone Tutto molto interessante Rovazzi – sempre lui - ironizza proprio su questo, su coloro che si prendono troppo sul serio, convinti di non essere vittime di modelli imposti e di essere invece assolutamente originali.
“Il tuo profilo Instagram è molto interessante, selfie in casa, selfie al mare, selfie al ristorante”
canta riferendosi a tutti colori che in realtà sono schiavi delle mode e le cui vite non sono poi così interessanti.
Mi sono persuaso – mi perdonerà il comm. Montalbano se prendo a prestito una sua frase - che alle persone di solito non freghi niente oppure poco dei post che pubblichiamo.
Ci sono però amici che ci vogliono davvero bene e il loro Mi piace è assicurato e sempre sincero.
“Mi piace, ma non metto mi piace perché non c’è nessun mi piace al suo post e non voglio essere il primo”.
“Mi piace, ma non metto mi piace perché non voglio che mi superi nel numero di mi piace”.
Credo sia importante riaffermare come le interazioni online siano davvero poco rilevanti rispetto a quelle di persona.
Se ci incontriamo per strada probabilmente ci fermiamo un secondo, abbassiamo lo sguardo e tiriamo dritto, ma dopo pochi minuti siamo pronti a continuare a scambiarci Mi piace virtuali.
Bizzarro, davvero.
“Mi piace, ma non metto mi piace perché mi sono stancato di dare soddisfazioni gratuite a tutti”.
“Mi piace, ma non metto mi piace perché il mi piace – in fondo - non significa niente”.
È successo a tutti di scorrere pigramente Facebook ed essere improvvisamente colpiti da qualcosa, una persona del nostro passato che è riapparsa improvvisamente.
Invece di dilungarsi in messaggi abbiamo semplicemente preferito cliccare un Mi piace su un contenuto del suo diario, giusto per affermare “ehi, ciao, ho visto che ci sei anche tu!”.
Sarebbe bello mettere da parte per un attimo preconcetti e dubbi e provare a pensare a quante volte abbiamo messo Mi piace a qualcosa che ci piaceva veramente.
A quelle pochissime volte in cui, per qualche ragione, abbiamo convintamente voluto esprimere il nostro gradimento per qualcosa, senza secondi fini.
E se non riuscissimo a ricordare quella volta?
E se non riuscissimo nemmeno a ricordare perché alcuni sono nostri amici su Facebook?
E se non avessimo nemmeno idea di chi siano?
Magari il loro nome è soltanto uno tra i tanti che hanno messo una volta Mi piace sulla foto del nostro profilo.
Forse dopotutto è meglio non mettere Mi piace.
“Mi piace, ma non metto mi piace perché non voglio dargli visibilità”.
“Mi piace, ma non metto mi piace perché non ha mai messo mi piace ai miei post”.
Ho il timore che il clic su Mi piace sia ormai un genere di interazione che finisce per perdersi nel mare magnum degli stimoli con cui Facebook ci bombarda.
Bello invece ricevere messaggi, oppure pensieri sotto forma di commenti.
Si ha la sensazione di essere in prossimità del mondo reale.
Una cosa però è certa.
Se abbiamo qualche decina o centinaia di ammiratori che ogni volta che inseriamo un post sono pronti a cliccare Mi piace, non significa che siamo diventati persone di successo o top model.
Se a ogni post pubblicato con copia incolla di frasi famose o aforismi, decine di internauti cliccano Mi piace non significa che siamo improvvisamente diventati scrittori.
Così come se a ogni foto di paesaggio che pubblichiamo, o cartolina della nostra città, riceviamo Mi piace in quantità non significa che siamo fotografi in grado di ambire a chissà quale premio.
A proposito di fotografi tre fotografie hanno catturato la mia attenzione, sfogliando l'album dei ricordi, durante la settimana.
Due sono di Luca Brunetti e una di Nicola Impallomeni.
Scatti che ritraggono momenti speciali, inaspettati e per questo bellissimi.
Chiara Francini incontra per la prima volta Eliana Liotta, ed accade proprio ad Arezzo.
Federico Zampaglione dei Tiromancino scatta un Selfie all’interno della Sala dei Grandi del Palazzo della Provincia di Arezzo.
L’incontro tra Rossanina del Santo, con un ciuffetto blu nei capelli che ricorda tanto Maga Merletta, e l’oste Mario De Filippis
Su queste foto clicco il mio Mi Piace.
E chiudo.
Foto copertina e altre foto di Luca Brunetti
Foto Rossanina del Santo e Mario De Filippis di Nicola Impallomeni