Le capsule di caffè che hanno invaso il mondo
Il caffè ha di recente vissuto una rivoluzione nel modo di consumarlo con l’introduzione di cialde e capsule monouso per fare l’espresso.
Una grande quantità di italiani, e non solo, considerano il caffè preso al bar la propria bevanda per eccellenza.
Quando si prende il caffè in casa, con la moka, pur seguendo un altro rito tipicamente nostrano, non si provano le stesse sensazioni.
A queste premesse mi pare giusto aggiungerne un’altra: oggi il caffè è un bene primario, una necessità biologica per la sopravvivenza!
Sì, mi rendo conto di aver un po’ esagerato, ma dobbiamo considerare che la pausa caffè per molti è diventato un modo per interrompere la routine e combattere lo stress, certo la soluzione più logica sarebbe ridurre i nostri ritmi, una cosa più facile a dirsi che a farsi.
Però la rivoluzione cui accennavo prima c’è stata davvero.
Il viaggio verso il bar è diventato più raro, un po’ anche per questioni economiche, ma soprattutto, come detto prima, per ragioni di tempo.
Cosi le capsule del caffè a portata di ufficio o di casa sono diventate determinanti.
Prima di tutto una precisazione: qual è la differenza fra cialda e capsula?
Non sono la stessa cosa anche se quando le cerchiamo in internet tendiamo a dimenticarlo: la cialda è fatta in carta, mentre la capsula è rigida ed è fatta in alluminio, in plastica o materiali simili.
Quindi la differenza tra capsule e cialde sta nel materiale con cui sono fatte.
Molti tendono a credere, sbagliandosi, che siano sinonimi.
Le capsule sono costituite da un rivestimento spesso di forma cilindrica che tende a restringersi nella parte che resterà in basso, mentre il caffè contenuto nelle cialde è posto all'interno di un involucro in cellulosa.
In quest’articolo parlerò delle capsule, che come le cialde hanno portato la rivoluzione del monouso, percorrendo due storie parallele per risolvere la stessa necessità: portare l’espresso in casa.
Chi ha inventato le capsule del caffè?
L’invenzione delle capsule per il caffè sembra sia da attribuire all’ingegnere specializzato in aerodinamica Éric Favre mentre lavorava nel reparto confezionamento della Nestlé.
Su House of Switzerland ha raccontato della sua ricerca, avvenuta per una scommessa con la moglie italiana e dell’evoluzione del suo rapporto con la multinazionale svizzera.
Éric Favre, originario di Saint-Barthélemy nel Cantone di Vaud, pensò che la macchina per caffè espresso ideale dovesse riprodurre una sorta di formula magica per realizzare la bevanda con la tipica schiuma sopra.
Scoprì che la formula includeva: l’aria, per ossigenare e poi, naturalmente, l’acqua e il caffè scaldato ad alte temperature.
Inventò così una capsula al cui interno restava sigillata, assieme alla miscela di caffè, anche l’aria.
Il gruppo Nestlé creò quindi nel 1986 la Nespresso, una linea di capsula di caffè che si è sviluppata nel tempo. Oggi viene proposta in autentiche boutique in più di 60 paesi nel mondo.
Le capsule di caffè, una storia di battaglie legali
Ma se la Nespresso produsse la prima capsula, proteggendola con oltre 1700 brevetti internazionali, anche gli altri grandi produttori di caffè non stettero a guardare.
La Lavazza racconta nel proprio sito dell’Espresso Point Lavazza, nato nel 1989: una macchina per il caffè espresso che utilizzava delle cialde monodose preconfezionate.
Certamente oggi ci troviamo di fronte ad una moltitudine di macchine per il caffè in capsule e di varietà di queste.
Questo perché le case produttrici di caffè hanno prodotto capsule che si adattano ai vari sistemi e alle diverse misure presenti sul mercato. Altrettanto hanno fatto le case produttrici di macchine realizzando molti modelli.
Le stesse Lavazza e Nestlé hanno differenti linee di prodotti.
Naturalmente non siamo arrivati a questo senza scontri fra la multinazionale svizzera e le altre concorrenti che via via sorgevano.
Jean-Paul Gaillard aveva fondato nel 2008 la Ethical Coffee per sfruttare la sua esperienza maturata come manager della Nestlé dall'88 al '98.
Gaillard aveva realizzato delle capsule biodegradabili e compatibili con le macchine della Nespresso.
Inutile dirlo, la reazione della multinazionale non si fece attendere dando vita ad una contesa con ancora molti risvolti da chiarire.
Accadde qualcosa di simile anche allo stesso Éric Favre.
L’ingegnere lasciò la Nestlé nel 1991 e fondò la Monodor per produrre delle capsule in polipropilene (a differenza di quelle in alluminio Nespresso) che potevano essere incenerite.
La Monodor si associò alla Lavazza ma cominciano molte battaglie legali sul brevetto ottenuto nel 1991 per il nuovo modello di capsula che, per la Nestlé, corrispondeva al proprio, protetto fino al 2012.
Adesso sul mercato non solo esistono molte capsule compatibili, ma molte aziende hanno cominciato a prestare attenzione anche all’aspetto ecologico.
Le capsule del caffè e l’inquinamento
La Nestlé, come abbiamo visto, ha difeso con brevetti internazionali e cause legali il proprio prodotto, ma di recente ha dovuto far fronte anche alle conseguenze della propria invenzione.
Sì perché il nuovo rito del caffè alla macchinetta con la capsula ha provocato un’inquietante conseguenza legato a una domanda: come si riciclano le capsule?
Il problema si pone perché le capsule Nespresso sono di alluminio con contenuto di caffè e quindi non possono né seguire il ciclo dell’alluminio né quello dell’umido…
Il risultato è stato disastroso con più di 12mila tonnellate di rifiuti finiti in discariche ed inceneritori solo in Italia, naturalmente non solo quelle della marca svizzera.
Secondo una stima approssimativa ogni anno si consumano due miliardi di tazzine di caffè e su questa enorme quantità la percentuale di capsule monouso è in continuo aumento.
Un’ipotesi ottimistica dice che consumiamo 13 miliardi di capsule all'anno!
Di tutto questo la Nestlé è stata considerata la maggior responsabile seppur, come abbiamo visto, i produttori si sono molto frammentati sia nel materiale delle capsule sia nelle macchine per preparare il caffè.
Per quanto riguarda Nespresso ha dichiarato di aver messo in atto un' operazione di riciclo con la raccolta della capsula superiore all'86% in 39 paesi. In effetti è possibile riportare in molti suoi negozi indietro le capsule.
Poi la multinazionale ha fatto notare che le macchine Nespresso sono state progettate per risparmiare energia passando con una modalità di stand-by che ha garantito una riduzione dell'utilizzo di energia del 30 per cento e quindi anche di CO2.
Le capsule di caffè in plastica
Le capsule in plastica sono quelle con il maggior numero di prodotti compatibili e distributori.
D'altra parte dobbiamo considerare che, fortunatamente, la sensibilità del consumatore sull'inquinamento di questo materiale è aumentata.
Però anche alle capsule in plastica si è cercato una soluzione rendendole biodegradabili.
In alcuni casi sono sorti dei dubbi legati alla presenza di ftalati, una sostanza che serve a modellare il materiale, ma che ha presunte conseguenze cancerogene.
Ultimamente esiste anche un altro materiale brevettato ritenuto totalmente biodegradabile il Mater-Bi.
Però noi cosa possiamo fare per ridurre l'inquinamento?
Prima di porre rimedio a questo problema sicuramente occorrerà del tempo, ma nel frattempo, anche quando vogliamo conservare il piacere dell'espresso in casa, possiamo fare la nostra parte.
Sappiamo che per ridurre l’inquinamento è più logico non produrre rifiuti non biodegradabili, ma sappiamo anche che possiamo differenziarli.
Con un po' di pazienza, in alcuni casi, basta separare manualmente i prodotti.
Come riciclare le capsule per il caffè: alcune idee
Le capsule della Nespresso potrebbero essere riutilizzate più volte riempiendole di altro caffè e ricoprendole con fogli di alluminio.
Esiste anche un accessorio, chiamato cremetto, che aiuta a sigillare le capsule con la carta di alluminio (anche chiamata carta stagnola o carta argentata).
Il consiglio è comunque di non riutilizzare l'involucro più di due volte.
Questo è dovuto alla possibilità, non comprovata, che le molecole di alluminio possano finire nel caffè ad ogni riscaldamento (quindi anche al primo).
La multinazionale svizzera ha sempre parlato di quantità minime e irrilevanti e di una pellicola invisibile posta come ulteriore protezione fra il caffè e l'alluminio.
Le capsule Nespresso sono anche riutilizzate, usando l’involucro, in lavori di bricolage. Non sono pochi i video tutorial che ne fanno vedere l'impiego per realizzare decorazioni o bigiotteria.
Restano i fondi di caffè che in realtà hanno molte possibili applicazioni casalinghe fino alla coltivazione dei funghi.
Separate magari per i vari impieghi fai da te, l'alluminio (o la plastica) e la posa prenderebbero due strade diverse che non porterebbe all'indifferenziata e agli inceneritori.
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