Come arrivò il caffè in Europa, ovvero la prima diffusione del caffè
La grande diffusione del caffè in Europa e nel mondo cominciò quando la bevanda divenne un piacere occidentale. Quando in Europa si scoprì questo piacere scuro si mossero mercanti, avventurieri e scienziati, scrissero letterati e musicisti…
Il consumo di caffè in Europa arrivò tramite viaggiatori curiosi, marinai, commercianti e perfino qualche scienziato. Erano tutte persone che, per lavoro o per piacere, avevano conosciuto o vissuto
in quella parte all'est del Vecchio Continente dove già si beveva normalmente il caffè: Arabia, Egitto, Siria, Persia e Turchia.
La prima notizia scientifica provengono dal botanico tedesco Leonhart Rauwolf (1540-1596).
Rauwolf era ad Aleppo (Siria) dove si dedicava allo studio delle piante sconosciute e in un resoconto del suo viaggio descrisse la bevanda, i chicchi di caffè utilizzati per prepararlo e gli stabilimenti dov’era consumato.
Rauwolf, come avevano scritto prima di lui Rhazés e Avicena, disse che questa bevanda era nota con il nome di buncham o bunchum, e bunn o bunca era la pianta.
Anche Prospero Alpini (Prosper Alpinus, Prospero Alpino e Prosper Alpin nato a Marostica, 23 novembre 1553 morto a Padova, 6 febbraio 1617), medico e botanico italiano, cui è attribuito il merito di aver fatto conoscere la banana in Europa, parlò del caffè.
Il botanico fu a Il Cairo per quattro anni. Mentre rimase in Egitto, si dedicò fare un inventario di tutte le piante che poteva incontrare e vedere portate dalle barche che risalivano il Nilo.
Al suo ritorno nel 1592 pubblicò a Venezia De Plantis Aegypti dove menziona una pianta chiamata bon o bun con i cui frutti chiamavano caova, fatto che potrebbe essere la prima rappresentazione grafica del nome attuale della pianta del caffè.
Nel 1637, uno scrittore esperto nell'arte, John Evelyn, scrisse nelle sue Memorie che un greco di nome Nathaniel Conopios fosse stato il primo a bere un caffè a Oxford e, chissà. Forse per quello si aprì il primo caffè in Inghilterra. Fatto che, in effetti, ebbe luogo a Oxford nel 1650.
Si può dire che gli inglesi furono i primi europei ad essere entusiasti del caffè e il primo a lasciarlo, probabilmente gli unici.
Grazie ai rapporti commerciali che Marsiglia aveva mantenuto con la parte orientale del Mediterraneo, i marsigliesi conobbero il caffè molto presto.
Il viaggiatore francese Pierre de la Roque accompagnando l'ambasciatore Jean de La Haye nel 1639-1641 in Turchia conobbe la preparazione particolare facevano della bevanda.
Pierre de la Roque, al suo ritorno, portò con sé una piccola fornitura di frutti, gli strumenti che utilizzavano i turchi per la preparazione del caffè in Oriente: tazze, caffettiere… e ne diffuse, tra i suoi amici, il consumo: quindi si dice che grazie a De la Roque, a Marsiglia, iniziò il consumo di caffè e poi divenne commercio.
Un altro viaggiatore francese, Jean de Thévenot (1633-1667), è nominato anch’egli da alcuni autori come l'introduttore del caffè a Marsiglia.
Autore nel 1664 di un libro dal titolo Relation d'un voyage au Levant dove racconta del viaggio che fece nel 1652 in Egitto e da lì, in India.
Il porto di Marsiglia arrivò comunque in breve tempo ad esercitare un monopolio sul commercio del caffè in Europa, dal momento che aveva stabilito accordi con i commercianti yemeniti in modo tale che il caffè destinato all'Europa sarebbe dovuto sbarcare inel porto francese.
Durante la seconda metà XVII secolo il mercato del caffè per l'Europa parte senza dubbio dallo Yemen e giunge a Marsiglia dai mercati prevalentemente egiziani a Il Cairo.
L'aumento del consumo di caffè raggiunto nel Medio Oriente al quale si stava aggiungendo quello in Europa fece aumentare la sua richiesta.
Il prezzo era diventato allettante per chiunque lo volesse arricchirsi, ma il monopolio yemenita si difendeva controllando tutti i porti del paese. Voleva che nessuna pianta del caffè uscisse e immergevano i grani nell’acqua bollente per bloccarne la germinazione.
Fu così che nacquero delle storie fantastiche e leggende su come la coltivazione della pianta del caffè poi si diffuse in altri paesi nonostante il controllo ferreo degli yemeniti.
Come abbiamo già visto, nel 1650 fu aperto la prima caffetteria in Inghilterra ad Oxford.
Già nel 1700 c’erano più di tremila caffè nella capitale britannica. Questo entusiasmo per il caffè
ben presto decadde a favore del consumo di tè, la bevanda nazionale del Regno Unito.
Anche alla corte di Francia il caffè era conosciuto alla fine del XVII secolo, era stato presentato al re Sole, Luigi XIV di Francia dall'ambasciatore turco Solimán Aga nel 1669.
In Italia furono fondati, e sono famosi ancora oggi delle caffetterie, come Il Gran Caffè Quadri (o Caffè Quadri) e il Florian nel 1683 a Venezia, e il Greco a Roma.
Nel 1670 nella colonia britannica del Massachusetts, fu ottenuto il permesso di vendere caffè da un certo Dorothy Jones, e questo indica che era già interessante anche lì come merce.
Nel 1683 entrò in Vienna un'importante quantità di caffè fornita, suo malgrado, dell'esercito ottomano che assediava la città.
Quando l’esercito si ritirò dall’assedio abbandonò una notevole quantità di caffè e certamente molto altro.
Una spia dell'esercito austriaco, un polacco chiamato Kolschizky, chiese e ricevette come pagamento per i suoi servizi il caffè.
Kolschizky aveva vissuto in Turchia e sapeva come si preparava il caffè così che aprì un locale chiamato Zur Blauen Flasche (La bottiglia blu, attualmente scomparso) dove si dice che cambiando il modo turco di assaggiare il caffè lo dolcificava con miele e filtrandolo per evitare che apparissero nella tazza i resti della bevanda.
È anche accreditato per l'invenzione del croissant, oggi sul mercato presenti in tanti tipi con farina integrale ad esempio e dalle farcie diverse dal cioccolato, alla marmellata, avendo ordinato a un fornaio di fare un dolce con la forma della mezzaluna turca. Appunto la forma del croissant francese.
Intorno al 1690 si stabilì a Vienna Deodotus Damascenus che vide come era servito e apprezzato il caffè. Damas-
Deodotus Damascenus era un armeno diventato cristiano che godeva della protezione dei gesuiti e pensò di aprire a Praga dove non c'era ancora il caffè, dei locali.
A Praga trovò molte difficoltà ma riuscì nel suo intento grazie al suo legame con la Compagnia di Gesù, tanto che ottenne il permesso di aprire un caffè sulla via centrale Karlova, vicino al ponte
Carlos IV.
Un esempio dell'importanza che il consumo di caffè aveva anche nella Germania del XVIII secolo ce lo concede, nel 1732, il musicista Juan Sebastián Bach (1685-1750) con Schweigt stille, plaudert nicht (in tedesco «Fate silenzio, non chiacchierate»), nota anche come La Cantata del caffè (Kaffeekantate).
Nel 1723, nel suo Dictionnaire du Commerce, Savary menziona l'esistenza a Parigi di trecentottanta caffè "ouverts à la causerie" dove si può consumare caffè e tutti i tipi di liquori. Erano luoghi di ritrovo alla moda (le café de la Veuve Laurent, le Procope), alcuni dei quali divennero famosi perché frequentati da personalità di spicco, dove i pettegolezzi e dibattiti di idee animano le conversazioni secondo gli eventi.
Il caffè diffuso in tutta Europa era considerato come la "bevanda incantata che stimola le facoltà intellettuale e scalda il cervello senza disturbarlo".