Le torri di Maunsell: guerre, radio pirata, piccoli regni e musica

Le torri Maunsell furono progettate dall’ingegnere Guy Maunsell e facevano parte della rete di difesa della Gran Bretagna durante la seconda guerra mondiale.

Sette strani fortini, quattro della marina e tre dall'esercito, che furono costruiti al largo dell'estuario del Tamigi, e molti di questi possono ancora essere visti oggi.

Gli edifici militari sono sempre impressionanti, ma se costruiti in mezzo al mare diventano una vera attrazione per curiosi e appassionati dei segreti militari e delle infrastrutture di guerra.

Torri di Maunsell dell'esercito

La struttura è molto peculiare e ricorda in scala più grande le garitte delle sentinelle ed anche questo non è un caso.

Bene, per la precisione, quelle dell’esercito inglese, costruite più vicino a terra, ricordano le garitte, mentre quelle costruite dalla marina si appoggiano su due pilastri di cemento molto più grandi e sembrano un ponte.

Torri di Maunsell della Marina

Quelle dell’esercito erano fatte con una base di calcestruzzo, con una struttura metallica di diverse "gambe" e coronate da un piccolo edificio metallico nella zona superiore

Queste strutture oltre che per difendere, ospitando varie armi contraeree e di difesa navale, servivano anche per “sorvegliare” e avevano radar e fari.

Erano, infatti, importanti anche dal punto di vista logistico, perché aumentavano il controllo radar per l'individuazione degli aerei nemici, ed è noto quanto questo poi si rivelò decisivo nella Seconda Guerra Mondiale per la difesa di Londra dai bombardamenti nazisti.

All'inizio, quando erano operative, furono anche utilizzate dalla Marina britannica per fermare ogni tentativo di porre delle mine in queste aree navigabili così importanti per il Regno Unito.

Le torri di Maunsell hanno dei nomi molto suggestivi come ad esempio:

Rough Sands, Sunk Head, Tongue Sands e Knock John...

Furono “ritirate dal servizio” militare a partire dal 1950 e da quella data direi che comincia anche la parte della loro storia più curiosa.

Da allora sono stati utilizzate per tutti i tipi di scopi e uno di esse è stata la “istituzione” della ben nota "micro-nazione" di Sealand, un piccolo stato immaginario creato da una famiglia britannica.

Torri di Maunsell

Numerose stazioni radio pirata, durante i decenni degli anni Cinquanta e Sessanta, cominciarono ad occupare le torri che l’esercito e la marina stavano abbandonando. Nel 1965 Paddy Roy Bates, che aveva fondato la radio pirata Radio Essex, occupò il forte Knock John.

Ma Knock John era situato molto vicino alla costa, nel raggio di 4,5 chilometri che costituivano, legalmente, le acque territoriali britanniche.

Nel 1966 Roy Bates, perseguito per le sue trasmissioni radiofoniche illegali di Knock John, trovò come soluzione al problema di allontanarsi semplicemente dalla costa e, imballate le sue cose, si diresse verso la Torre di Rough.

Bates non ha mai riaperto la sua stazione radio, ma ha occupato Fort Roughs con la sua famiglia. Un anno dopo, il 2 settembre 1967, Roy dichiarò l'indipendenza, sollevò una bandiera e chiamò sua moglie "Principessa Joan": così nacque il Principato di Sealand.

Torri di Maunsell sull'estuario dei fiumi Tamigi e Merseyl

In seguito Michael, figlio di Roy Bates, acquisì il titolo di principe del Principato di Sealand e questa controversa micro nazione, nonostante le sue dimensioni, divenne una delle mete preferite da avventurieri e giornalisti.

Sealand ha nel tempo difeso il suo prestigio con una squadra di calcio, con la sua bandiera (che è stata portata sulla vetta del Monte Everest) e offrendo titoli di cavaliere per cifre tutto sommato modiche.

Le torri Maunsell hanno destato anche interessi di differente natura.

Nel 2005 l’artista Stephen Turner trascorse sei settimane a vivere da solo nella torre di Shivering Sands, in quello che definì "un'esplorazione artistica dell'isolamento...” mentre nel video degli U2 della canzone A Sort Of Homecoming Live si stagliano sull’orizzonte in un bellissimo tramonto...

Foto di James Butler, Steve Cadman, Matt Brown, The British Army in the United Kingdom 1939-45, geograph.org.uk