L’Inno nazionale, Fratelli d'Italia... «Il canto degli italiani» di Mameli e Novaro Testo e foto
L’Inno nazionale, Fratelli d'Italia... «Il canto degli italiani» di Goffredo Mameli e Michele Novaro Testo e foto con una breve presentazione. La particolarità dell'Inno nazionale "Il Canto degli italiani" da tutti conosciuta come Fratelli d'Italia, (la prima strofa del canto) è che è tra i pochi inni che in aggiunta alla parte musicale si compone anche di un testo cantato punto "forza" per il suo contenuto esortativo.
Compositore de il Canto degli italiani, un giovanissimo Goffredo Mameli poeta e patriota. Goffredo Mameli nacque a Genova il 5 settembre 1827 in lui erano molto forti sentimenti liberali e repubblicani. Influenzato dalle idee patriottiche di Giuseppe Mazzini, genovese come lui, aderì al movimento e partecipò attivamente alle manifestazioni e proprio nel 1847 compose il Canto degli italiani.Dopo Genova, Mameli nel marzo del 1848 si recò a Milano per combattere gli Austriaci sul Mincio.
Lo stesso anno si recò a Roma per un'insurrezione costringendo alla fuga papa PioIX. Roma venne proclamata Repubblica. La città fu assediata dai francesi e Mameli il 3 giugno venne ferito alla gamba sinistra, gamba che gli dovettero amputare per cancrena. Nonostante le febbri e la sua precaria salute Goffredo Mameli rimase a combattere contro i francesi.
Il 6 luglio del 1849 il compositore morì a soli 21 anni.
A musicare Il Canto degli italiani, Fratelli d'Italia un altro genovese:
Michele Novaro (23 ottobre 1818 -21 ottobre 1885) compositore e cantante e convinto liberale. Fu a Torino dove si trovava per un contratto di secondo tenore e maestro dei cori dei Teatri Regio e Carignano che compose la musica per il testo fattogli pervenire da Goffredo Mameli. L'entusiasmo di musicare il canto degli italiani si evince dalle sue parole:
«[…] Mi posi al cembalo, coi versi di Goffredo sul leggio, e strimpellavo, assassinavo colle dita convulse quel povero strumento, sempre cogli occhi all'inno, mettendo giù frasi melodiche, l'una sull'altra, ma lungi le mille miglia dall'idea che potessero adattarsi a quelle parole. Mi alzai, scontento di me; mi trattenni ancora un po' di tempo in casa Valerio, ma sempre con quei versi davanti agli occhi della mente. Vidi che non c'era rimedio; presi congedo, e corsi a casa. Là, senza pure levarmi il cappello, mi buttai al pianoforte. Mi tornò alla memoria il motivo strimpellato in casa Valerio: lo scrissi su d'un foglio di carta, il primo che mi venne alle mani: nella mia agitazione rovesciai la lucerna sul cembalo, e per conseguenza anche sul povero foglio: fu questo l'originale dell'inno «Fratelli d'Italia». […]» |
(Michele Novaro |
Come Mameli, Novaro fu molto attivo non scendendo direttamente sul campo ma mettendo a disposizione le sue doti di compositore. Musicò altri canti patriottici e organizzò spettacoli per raccogliere fondi per le imprese garibaldine.
Senza dubbio il componimento musicale più importante fu Il Canto degli italiani ma non gli procurò nè fama nè soldi.
Morì infatti povero. Nel cimitero di Staglieno fu eretto in seguito un monumento accanto alla tomba di Mazzini per dare merito alla sua musica.
L'inno che tutti conosciamo fu da subito amato dal popolo, durante gli anni del Risorgimento ed anche nei decenni a seguire, ma non fu accettato proprio per i suoi ideali a livello ufficiale.
Nel 1861 infatti dopo l'Unità d'Italia i Savoia imposero la loro Marcia Reale, durante il regime fascista fu adottato Giovinezza come inno. Tratto da Achille Storace «[…] Vieto in modo assoluto che si cantino canzoni o ritornelli che non siano quelli della Rivoluzione e che contengano riferimenti a chiunque non sia il DUCE […]
Fu durante la Seconda Guerra Mondiale che il Canto degli Italiani, oltre a Bella Ciao, tornò nuovamente a diffondersi tra i partigiani.
Con la proclamazione della Repubblica nel 1946 il componimento di Mameli ridivenne l'inno d'Italia anche se non in maniera ufficiale. Il Canto degli Italiani, Fratelli d'Italia è stato riconosciuto ufficialmente come Inno nazionale dal Parlamento da pochi anni nel 2017.
Quello riportato di seguito è il testo ufficiale che si trova sul sito del Quirinale con aggiunta della sesta strofa, dell’edizione del 1860 del «Canto» stampata da Tito Ricordi».
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Il canto nazionale degli italiani Fratelli d'Italia... testo di Goffredo Mameli 1847
Fratelli d’Italia
L’Italia s’è desta,
Dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l’ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
Uniamoci, amiamoci,
l’Unione, e l’amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
Dall’Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn’uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d’Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d’ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l’Aquila d’Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d’Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
(Evviva l’Italia
Dal sonno s’è desta
Dell’elmo di Scipio
s’è cinta la testa
Dov’è la vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò).
Foto Testo Fratelli d'Italia (inno nazionale) di Goffredo Mameli e Michele Novaro del 1847
Foto da Wikipedia. Elaborazione CaffèBook.it di Roberto Angelo Roverselli