La tradizione del concerto di Capodanno e i fantasmi del vecchio anno
Probabilmente in molti vediamo il periodo natalizio come un mix di religione, gastronomia, sport e consumismo ed un concerto di musica classica non sfugge a tutto ciò.
Il tradizionale concerto della Filarmonica di Vienna a Capodanno nella sala dorata del Musikverein di Vienna pur non nascondendo i suoi aspetti commerciali riesce però a trasmettere delle sensazioni non così facilmente definibili.
Il Concerto di Capodanno di Vienna (Das Neujahrskonzert der Wiener Philharmoniker) riunisce ogni anno milioni di telespettatori di diversi Paesi del mondo.
Che abbiano ancora i postumi di una sbornia, che si siano appena svegliati, che siano assonati o mattinieri (probabilmente la minoranza) in molti arrivano davanti al televisore e rinunciano allo zapping per fermarsi sulle immagini del ballo immaginando un Danubio non più tanto blu in verità.
Nella Sala d'Oro di Vienna, la Musikverein, l'orchestra più prestigiosa del mondo suona:
valzer, polke e marce, soprattutto
quelle di Johann Strauss e dei suoi figli Josef ed Eduard Johann.
È di certo una glorificazione della musica austriaca che concepì il viennese Clemens Krauss nei tempi dell’occupazione nazista dell’Austria e che, nel tempo, si è poi aperta a direttori d’orchestra di vari paesi.
Dopo Krauss la scelta ricadde su Willi Boskovsky, anch’egli viennese, che era violino della Wiener Philharmoniker.
Boskovsky diresse il concerto di capodanno dell’orchestra viennese per i successivi venticinque anni.
La personalità di Boskovsky lo portò ad instaurare un bel rapporto con l'orchestra e a creare quel contatto diretto con il pubblico diventato poi parte integrante del programma del concerto.
Negli ultimi trent’anni però la direzione del Concerto di Capodanno di Vienna ha presentato dei ricambi più frequenti portando maestri come:
Herbert von Karajan (1987),
Claudio Abbado (1988 e 1991),
Nikolaus Harnoncourt (2001 e 2003),
Zubin Mehta (1990, 1995, 1998, 2007 e 2015)
fino a Gustavo Dudamel (2017)
ed ora a Riccardo Muti, che torna alla Sala Dorata a Capodanno 14 anni dopo la sua ultima serata.
Daniel Froschauer, violinista e nuovo presidente della Filarmonica di Vienna, ha spiegato che "non è un ritorno.
Abbiamo un rapporto molto stretto con il maestro Muti dal 1971 e dirige l'orchestra in ogni stagione."
Nonostante la reputazione vulcanica Muti, il chairman della Filarmonica ha più volte espresso quanto siano entusiasti riguardo al direttore italiano:
"Abbiamo una relazione molto intima e amichevole con lui. Si tratta di uno scambio permanente e gratificante in cui entrambe le parti danno e ricevono".
Riccardo Muti, che dirige la Filarmonica di Vienna per la quinta volta nel tradizionale concerto di Capodanno, ha tenuto ad evidenziare la grandezza della musica della dinastia Strauss, dichiarando che
"il messaggio della musica di Strauss è la parte più importante, la musica porta tutti i buoni sentimenti, il mondo sogna per un giorno".
Muti ha già diretto il Concerto di Capodanno nel 1993, nel 1997, nel 2000 e nel 2004, dopo di che decise di non assumere la guida della Filarmonica viennese il 1 ° gennaio.
"Tuttavia, la nuova direzione della Filarmonica di Vienna ha insistito, ed eccomi qui", ha detto l'insegnante, sottolineando che ha diretto questa orchestra per 48 anni almeno una volta all'anno.
Il programma di quest'anno contiene sette brani inediti in questo concerto, di cui cinque della famiglia Strauss.
L'orchestra è indipendente dal punto di vista artistico, organizzativo e finanziario, e prende tutte le sue decisioni in modo democratico.
Dalla sua creazione, ha eseguito circa 7000 concerti nei cinque continenti, ha partecipato al Festival di Salisburgo dal 1922, è ospite fisso al Wiener Festwochen, della Settimana Mozartiana a Salisburgo o al Festival di Lucerna, presenta le settimane della Filarmonica di Vienna a New York dal 1989 e in Giappone dal 1993.
Il repertorio scelto da Muti per il tradizionale Concerto di Capodanno 2018 prevede:
l’avvio iniziale dell'operetta Lo zingaro barone di Johann Strauss Jr.,
segue un valzer (Wiener Fresken) del fratello Josef Strauss e a due polche ancora di Johann Strauss Jr.
Attraverso il padre della dinastia un omaggio al nostro paese con il galop sul rossianiano Guglielmo Tell di Strauss sr.
Muti non voleva allontanarsi nel suo repertorio territorio austro-ungarico e quindi gli unici due ospiti alla festa della famiglia Strauss sono Franz von Suppe e Alphons Czibulka.
Anche il tradizionale concerto di Capodanno a Vienna ha le sue tradizioni non scritte, che sono per lo più brevettate nei bis.
Dal 1958, questi includono inevitabilmente due pezzi:
‘Sul bel Danubio blu’, che è segretamente l’inno nazionale di tutti gli austriaci
e la ‘marcia di Radetzky’ che il pubblico aspetta per essere finalmente parte di questo evento unico.
È liberatoria, è quasi come un riscatto è La marcia di Radetzky quella che tutti attendono e che seguono nel ritmo dal teatro come da casa…
il risveglio al nuovo anno accertato ormai come inevitabile e aspettato per cacciare gli ultimi fantasmi del vecchio.
Solo in due occasioni, da quando la marcia è stata inserita nel programma, non accadde.
Nel 1967, quando Willi Boskovsky presentò “Sul bel Danubio blu” nel programma ufficiale, e nel 2005, quando Lorin Maazel omise il Radetzky in omaggio alle vittime dello tsunami nell'Oceano Indiano decidendo di chiudere il concerto con il più malinconico "Danubio Blu".
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