Ultimo e le sue favole senza fine
“Ci piace perché le sue canzoni sono poesie, ognuna è una storia diversa che magicamente diventa la nostra” così mi hanno raccontato Elena, Caterina, Elisa, Silvia e Noemi all'uscita dal Mandela Forum di Firenze.
“I suoi concerti sono emozione pura – ha aggiunto Elena – brividi che prendono campo ad ogni singola nota dei suoi brani”.
“Durante il concerto ho viaggiato immaginariamente assieme al suo palloncino rosso” ha aggiunto ancora.
“La parte che mi ha più emozionato – ha concluso – è quando ha cantato seduto davanti al suo piano, le due ore di concerto sono volate in un attimo, mi manca già”.
La sua carriera è schizzata in poco tempo alle stelle come il palloncino rosso che è volato sugli schermi del Mandela Forum durante tutto il concerto e che ha lanciato in aria al termine dei bis
È il ragazzo dei record della musica italiana e si chiama Ultimo, nella vita Niccolò Moriconi.
Il suo Colpa delle favole è il disco più venduto in Italia.
Domina la classifica perché oltre a Colpa delle favole, saldamente in vetta, trovano spazio nella top 15 con altri due suoi album: Peter Pan in settima posizione e Pianeti in quindicesima.
Colpa della favole è il terzo album, pubblicato ai primi di aprile e che è riuscito nel giorno della sua uscita ad entrare con tutte le sue tredici tracce nel podio della classifica Top 50 di Spotify.
Le canzoni del disco sono state interamente da Lui scritte e prodotte.
È attualmente impegnato con il Colpa delle favole Tour 2019, tournée nei principali palazzetti dello sport italiani, sold out da settimane.
Anche il concerto del 4 luglio all'Olimpico di Roma ha fatto registrare il tutto esaurito in prevendita.
“Se guardo a un anno fa mi sembra che ne siano passati trenta – esordisce - ma è semplicemente una questione di carattere. Il passato è bagaglio, portarselo in spalla è la soddisfazione più grande”.
Si reputa una persona capace di illudersi facilmente, che crede molto alle cose e che si immerge nei sogni più di quanto faccia con la realtà.
Colpa delle favole nasce proprio da questo concetto perché come ama ricordare è troppo fragile per poter dare la colpa a se stesso, per cui deve trovare per forza un colpevole.
“
In Colpa delle Favole ho depositato gran parte delle mie illusioni e disillusioni – ricorda Ultimo - cosciente del fatto che ogni favola prima o poi, per quanto intensa sia stata, ci lascerà con la consapevolezza di non avere più consapevolezze”.
Tutti, una volta nella vita, abbiamo il diritto di credere che le canzoni siano state scritte apposta per noi.
E le canzoni di Ultimo danno talmente confidenza che ad un certo punto non distingui più se sia tu ad ascoltarle, o se siano loro a starti a sentire.
“Non so spiegare le mie canzoni – sottolinea - spero siano loro a spiegare me”.
Canzoni che ti sollevano, ti prendono in braccio e ti tengono sospeso a mezz'aria, fuori da te.
E allo stesso modo ti riportano giù.
“Non so neanche trovare un finale alle canzoni – sorride - ma forse, le cose più belle sono proprio quelle che non si concludono mai. Le cose lasciate a metà sono molto più complete di quelle complete, perché dove c’è spazio per poter immaginare un finale c’è ogni finale che si vuole”.
In fondo non è colpa sua, è soltanto colpa delle favole.
Con Pianeti ha cercato di raccontare le cose che non aveva.
Con Peter Pan ha invece raccontato una bellissima fiaba che si stava concretizzando.
Concerto di Ultimo Colpa delle favole
Con Colpa delle favole ha trovato quel finale, una sorta di chiusura, perché tante volte non è la favola che ti fa finire di sognare, ma sei tu che non ti ci riconosci più e quindi vuoi ricominciare da zero.
“Nel mio piccolo ho cercato di far capire - afferma - quanto sia importante sognare e di spingere i miei coetanei ad andare oltre le aspettative, di non accontentarsi e di volare sempre alto”.
Ultimo dal concerto Colpa delle favole
La sua genuinità, l’approccio autentico alla scrittura, la capacità di creare profonda connessione empatica con il pubblico sono gli elementi chiave che stanno alla base di una carriera già straordinaria.
Fin da piccolo ha sempre scritto e suonato in giro per Roma.
Il successo è arrivato tutto insieme, improvviso.
“A volte mi sembra di non avere mai abbastanza occhi per controllare quello che ho intorno – sottolinea – anche se credo sarebbe importante essere un pochino più incosciente, perché comunque si affronti la vita si tratta sempre di un approccio soggettivo, non esiste un’obiettività nel modo di vivere”.
Tutti siamo malinconici e non ha senso nasconderlo.
Le sue canzoni sono teatro, film, romanzo, festa, dolore, dichiarazioni d’amore, momenti di vita intensi, insomma.
Canzoni sincere come Fateme cantà, una sorta di grido, una richiesta di lasciargli fare quello che desidera davvero ovvero cantare.
Oppure Rondini al guinzaglio, con la ricerca di un rifugio, richiesta di aiuto e il desiderio di lasciarsi volare.
Ultimo, Colpa delle favole
Nell'album ha anche inserito Piccola stella, la primissima canzone scritta a soli quattordici anni quando era ancora in terza media, quando era ancora arrabbiato con il mondo, quando ancora non aveva percepito che la sua sensibilità l’avrebbe portato a trovare una chiave di scrittura intensa ed efficace.
Una scrittura che va dritta al cuore.
“Non riesco a parlare di cose di cui non vorrei parlare – ribadisce - mi viene automatico cercare di essere coerente e sincero anche nelle mie canzoni. Credo che la coerenza sia la prima cosa che il pubblico percepisce di un brano”.
Colpa delle favole
A 16 anni ascoltava tutto il giorno Nevermind dei Nirvana.
“C’è dentro una disperazione così profonda, mai urlata, che mi ha segnato per sempre” ricorda.
Negli anni poi ha ascoltato tantissimo Vasco Rossi, Antonello Venditti, Francesco De Gregori e Claudio Baglioni.
“Venditti mi sta aiutando molto – puntualizza - ogni volta che lo chiamo è sempre disponibile. Cerca di darmi buoni consigli, ha visto molte più cose di me e gli sono davvero grato”.
Ultimo in concerto
Oggi ascolta moltissima musica, ogni giorno.
Mi torna alla mente che al termine del concerto fiorentino Elena mi ha anche ribadito che “in ogni sua canzone i sentimenti sono più forti delle idee o delle parole”.
Perché si può avere mille idee, ma finché non catturano l’emozione, rimangono una sterile dissertazione.
Canzoni che sono poesie a cielo aperto.
Canzoni che sono come il vento: soffiano, continuano a passare, a fluire.
E si sa che finché c’è vento ci sono nuove canzoni.
“La musica nasce dalle cose di tutti i giorni – conclude Ultimo - per poi diventare quel che ognuno vuole, un vestito che può essere adattato a nostra misura”.
Foto dell'articolo per gentile concessione di Luca Brunetti. Leggi anche: L’oceano musicale di Marco Mengoni.