La patata tra veleni e virtù
Appartiene alla potente e temuta famiglia botanica delle Solanacee;
temuta, sì, perché sono Solanacee anche la dulcamara, il solatro, il tabacco e la belladonna, che si collocano nella categoria dei veleni mortali.
Insieme con l’alchechengi, la melanzana, il peperone e il pomodoro, la patata invece rappresenta la parte buona e ghiotta della famiglia stessa, pur con alcune avvertenze che vedremo a breve.
La patata nome latino e luogo d'origine
Il suo nome latino è Solanum tuberosum L. ed è una specie originaria delle Ande.
Importata in Europa in epoca rinascimentale (dopo le scoperte geografiche), all’inizio si diffuse soprattutto nei giardini come pianta ornamentale, dato che le sue foglie pennate, impari, con segmenti più grandi alternati a più piccoli, sono decorative.
Si narra che la regina di Francia Maria Antonietta amasse farsi acconciare i capelli con fiori di patata, che sbocciano tra giugno e agosto e che hanno una caratteristica corolla concrescente di colore bianco o rosato.
Fu il re Federico di Prussia a introdurre l’uso commestibile dei suoi tuberi per l’alimentazione dei contadini e dei soldati.
Soltanto il tubero ipogeo, infatti, può essere considerato edibile, perché contiene in minima parte la solanina (nel cosiddetto “occhio” da cui si origina il germoglio).
Questa sostanza è un indiscusso veleno che, insieme con la tropeina, altro principio attivo nocivo, rende pericolose per l’ingestione tutte le parti verdi della pianta (steli, foglie e bacche).
Gli avvelenamenti da bacche acerbe di patata hanno spesso un esito mortale e si sconsiglia fortemente di mangiare patate germoglianti perché durante la germinazione aumenta in esse il tasso di solanina.
A titolo informativo, è importante osservare che anche i pomodori verdi, purtroppo usati sovente in insalata o per preparare conserve e marmellate, sono tossici per l’alto contenuto di solanina ed è meglio mangiare esclusivamente pomodori ben maturi.
Ma torniamo alla patata e alle sue proprietà.
La storia ha reso inscindibile il binomio Irlanda – patata perché per buona parte del XIX secolo questo tubero è stata l’unica risorsa alimentare della popolazione irlandese.
L’Isola di Smeraldo, a quel tempo, era considerata uno dei granai d’Europa ma il frumento prodotto non era affatto destinato al mercato interno perché convogliato tutto verso quello inglese o estero.
Quando tra il 1845 e il 1848 per più stagioni il raccolto di patate in Irlanda fu distrutto da un fungo, la peronospora, si verificò una delle più tragiche carestie dell’epoca moderna, con un milione di morti per fame.
Grazie all’amido, alle vitamine, ai grassi e alle proteine che contiene, la patata è un’alleata straordinaria della nostra salute e della nostra bellezza.
È un rimedio povero, poco costoso, eppure, se utilizzato con costanza, non ha nulla da invidiare alle carissime creme cosmetiche magnificate dalla pubblicità.
Un luminare della fitoterapia come Jean Valnet ne sottolineò addirittura il valore curativo nelle gastriti e nelle ulcere, per uso interno. In questo caso si può bere il succo centrifugato da tubero crudo.
Per uso esterno, le proprietà emollienti giovano a svariate malattie della pelle, dai geloni, ai paterecci, alle ulcere alle gambe o al cosiddetto xantoma palpebrale, ossia a quelle chiazze giallastre che, quasi sempre associate a disturbi di colesterolo e di fegato, eruttano sulle palpebre.
Il cataplasma è molto facile da preparare: basta grattugiare finemente la patata e incorporare qualche cucchiaio d’olio d’oliva, per renderlo più morbido e aderente.
Il problema di applicare la patata cruda è quello che, asciugando, diventa farinosa e scivola via dalla parte del corpo trattata.
La patata cruda grattugiata o tagliata a fettine si utilizza da secoli per lenire le scottature dovute all’esposizione solare o al contatto con acqua bollente.
Per schiarire la pelle del viso e delle mani, per renderla più fine, vellutata e compatta, la maschera di patata grattugiata è una soluzione eccellente.
L’applicazione dura un quarto d’ora, poi si toglie e si massaggia il volto con olio d’oliva o di mandorle dolci.
C’è chi preferisce fare la maschera con la patata cotta e schiacciata.
Le modalità sono all’incirca le stesse e si può allungare la purea con un po’ di latte.
Guardandovi allo specchio, vi accorgete che il vostro viso ha bisogno di un peeling?
Per eliminare le cellule morte e per rigenerare la pelle non c’è nulla di meglio che prendere una fetta di patata e strofinarla una volta al giorno sul volto e sul collo, insistendo nei punti più delicati.
Ripetete il trattamento per una settimana e lo specchio vi dirà senz’altro: “Sei la più bella del reame!”…
Una fetta di patata passata sotto le ascelle è anche un ottimo deodorante, assolutamente economico e privo di qualsiasi sostanza irritante.
Ancora una curiosità: sapete che dalla patata si può ricavare la colla?
Si ottiene mettendo a bollire in un litro d’acqua, per 30 minuti, cinque o sei patate sbucciate.
Per conservarla, aggiungete quattro pizzichi d’allume in polvere.