L’atelier del Verrocchio

Perché l’atelier di Verrocchio ha avuto una grande importanza? Fu un grande artista ma anche un capo d’atelier dalla forte personalità

Il Rinascimento italiano si divide in tre periodi:

il «Quattrocento», il quindicesimo secolo, con Firenze come epicentro e, in seguito Venezia.

Il secondo periodo vide trionfare Leonardo da Vinci, Michelangelo e Raffaello, molti storici considerano che esso è costituito dai due primi decenni del «Cinquecento» (il sedicesimo secolo) e che, progressivamente, il primato di Firenze fu ceduto a Venezia.

Nel terzo periodo si vedrà la prevalenza di Venezia occupare il resto del secolo. I miraggi dorati della laguna avrebbero poi gettato i loro ultimi fuochi con Tiziano, Tintoretto e Veronese.

Il Rinascimento si diffonderà in seguito in tutta Europa.

Il «Manierismo» poi il «Barocco», lo seguiranno…

Questa concezione tradizionale dell’evoluzione del Rinascimento italiano sembra corrispondere imperfettamente alla realtà degli eventi.

Andrea di Michele di Francesco di Cione detto Il Verrocchio (Firenze, 1435 – Venezia, 1488)

2 Andrea di Michele di Francesco di Cione detto Il Verrocchio
2 Andrea di Michele di Francesco di Cione detto Il Verrocchio (Firenze, 1435 – Venezia, 1488)

Ci sembra più esatto considerare la prima fase del Rinascimento italiano da quando si estende il concorso per la porta del battistero di Firenze, nel 1401, alla dispersione dei membri dell’atelier di Verrocchio, a partire dal 1480, e definitivamente con la partenza di Verrocchio per Venezia nel 1486, dietro l’esempio di Leonardo da Vinci, esiliato volontariamente a Milano nel 1482.

La seconda fase sembra decorrere al debutto dell’anno 1480 fino al saccheggio di Roma da parte delle truppe di Carlo Quinto, nel 1527.

Questo disastro colpì in modo così forte il mondo che l’evoluzione normale delle cose fu sconvolta, in campo artistico come in campo politico.

L’arte fiorentina si diffonde così dovunque nella penisola, Venezia era particolarmente ricettiva.

È per questo che viene chiamato «Il tempo dei geni» infatti Michelangelo, Leonardo da Vinci e Raffaello raggiungono i vertici della loro creatività.
Ma Leonardo da Vinci morì nel 1519 in Francia, Raffaello nel 1520 a Roma. Solo Michelangelo sopravvivrà fino al 1564. Si sa in quali problemi spirituali si dibatteranno.

Il «Classicismo» raggiunse i vertici di questa curva ascendente nel lavoro dell’atelier di Raffaello a Roma, tra il 1510 e il 1520 (1*vedere gli scritti di Renè Hyughe sul soggetto ne «l’arte e l’uomo»).

La terza parte va dal 1527 alla morte di Michelangelo nel 1564.

Durante questo periodo il Rinascimento oltrepassa tutta l’Italia e comincia a diffondersi altrove: dapprima in Francia grazie all'arrivo di Leonardo alla corte di Francesco I di Francia, poi in tutta Europa provocando delle reazioni varie, arrivando fino al rifiuto (Germania, Spagna) poiché non corrispondono alla mentalità locale.

È solamente a posteriori che il «Manierismo» sarà considerato come l’elemento dominante della fine di questo secolo sorprendente che fu il sedicesimo.

Ma reputare Michelangelo il padre del «Manierismo» è un’idea superata, se non addirittura assurda: l’avventura dell’Arte non poteva accontentarsi di un inventario senza evoluzione.

È vero che, oggi, la denominazione di «Rinascimento manierista» è diventato usuale per indicare questo periodo!

Come già indicato, il Rinascimento toccherà tutta l’Europa.

Prima il «Barocco» prevale e domina il mondo occidentale fino nelle Americhe…

Perché l’atelier di Verrocchio ha avuto una grande importanza?

Torniamo al punto di partenza e tratteggiamo la personalità artistica di Andrea Del Verrocchio (Firenze 1435- Venezia 1488).

Egli appartiene al primo Rinascimento, quello dove Firenze è il cuore.

Morirà all'inizio della seconda parte, senza sapere che le sue ricerche apriranno nuove strade agli artisti.

I creatori della prima epoca rendono in forme semplici e severe i tratti caratteristici dei soggetti che essi trattano.
Quelli del secondo periodo ricercano la grandezza e il sublime.

La prima epoca credeva al carattere, il secondo all'armonia.

Sono Bramante e Raffaello (6* tutti e due originari di Urbino, la città che fu il centro di ricerche matematiche degli umanisti, ricerche importanti per lo sviluppo dell’arte pittorica) che hanno codificato il senso acuto delle proporzioni che permettono di creare questa armonia e questa serenità che sono tipiche del Rinascimento del secondo periodo.

Verrocchio fu un artista dalle molte sfaccettature:

allo stesso tempo pittore, scultore e orafo (numerosi scritti lo indicano ma nessuna opera di questo tipo è giunta fino a noi), ma anche un notevole pedagogista e un capo d’atelier dalla forte personalità che segnò, per sempre, i suoi allievi.

Proveniente da una famiglia modesta che si era elevata nella gerarchia sociale (suo padre artigiano divenne esattore delle imposte), Verrocchio sarebbe stato l’allievo di Donatello sulla base di «l’anonimo Gaddiano», manoscritto dove le affermazioni si sono, sistematicamente, rivelate esatte.

Nel 1469, egli è membro della gilda degli scultori, nel 1472 di quella dei pittori. La sua riuscita è così certa. Egli inoltre ricevette commissioni considerevoli da Lorenzo il Magnifico.

Il David del Verrocchio

Il David del Verrocchio e di Donatello
Il David del Verrocchio e di Donatello

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Nel 1472 egli creò per i Medici, dei quali fu lo scultore ufficiale, le tombe di Pietro e Giovanni de Medici nonché il suo David di bronzo ( in riferimento a quello di Donatello, ma di qualità inferiore).

I suoi bronzi mostrano degli effetti di masse sotto l’illuminazione, mentre i suoi marmi danno una forte sensazione di volume denso, compenetrati di luce. Visibilmente, il suo sguardo è attirato dalle fonti luminose che accentuano i dettagli delle superfici.

La dama con bouquet
La dama con bouquet

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La sua «dama con bouquet», in marmo di Carrara, fu una commissione speciale di Lorenzo il Magnifico, ispirato da uno dei poemi del Signore di Firenze:

«Mie care violette, questa mano,
scegliendovi tra gli altri,
vi ha donato tutta la vostra eccellenza e il vostro valore…»

La sua realizzazione è una rivoluzione:

è la prima volta che si rappresenta, in marmo, un personaggio fino alla vita, braccia e mani incluse.

Il risultato è una perfetta riuscita. Armonia casta ed equilibrio strutturale delle parti che spiccano.
Il viso dalla fronte alta sembra intriso di sogno, un realismo poetico si sprigiona.
Gli occhi allungati a mandorla annunciano direttamente la «Ginevra Benci» (4* vedere il mio «catalogo dei dipinti di Leonardo da Vinci» pubblicato su Facebook) quadro di un giovane Leonardo.

Il vestito di questa bella dama, attaccato alla pelle in «drappo bagnato», sembra di una semplicità dolce e naturale.
La giovane donna occupa impeccabilmente il suo spazio, mettendo ben in evidenza il suo splendore spirituale caratteristico dei capolavori fiorentini del Quattrocento.

Lo spettatore ha la sensazione di respirare il suo profumo, naturalmente a base di violette…
La finezza delle dita affusolate, pregiate, quasi musicali così da dare l’impressione di strimpellare mentre si muove, è di una delicatezza incredibile.

Si tratta di un lavoro maturo, riflettuto, pensato a monte dell’esecuzione.

l’incredulità di San Tommaso
l’incredulità di San Tommaso

Ma la scultura più straordinaria di Verrocchio è, senza il minimo dubbio, il suo meraviglioso gruppo di «l’incredulità di San Tommaso»

(2* vedere l’articolo specifico che ho dedicato a lui su Facebook) del 1486, per la chiesa delle corporazioni: San Michele.

Lo stesso anno, parte per Venezia, al fine di onorare una commissione eccezionale:

il monumento equestre del condottiero Bartolomeo Colleone

(3* vedere la mia «storia della statua equestre» pubblicata su Facebook ) che sarà la seconda statua equestre creata dopo l’Antichità (la prima fu la Guattamelatta di Donatella da Padova).

Egli morirà prima di aver fuso il suo modello.

Monumento equestre del condottiero Bertolomeo Colleone del Verrocchio
Monumento equestre del condottiero Bartolomeo Colleone del Verrocchio

I suoi dipinti sono tutti così celebri, sul modello del «battesimo di Cristo» al quale partecipa il più famoso dei suoi allievi:

Leonardo da Vinci, per l’angelo in cui il viso ruota e il paesaggio sovrastante, membro dell’atelier tra il 1469 e il 1482.

Verrocchio è uno spirito universale, il tipo di artista talentuoso e polivalente, come lo provano le sue molteplici capacità.

Solo una creatura geniale può trasmettere il suo sapere a dei giovani debuttanti dotati, come erano Leonardo da Vinci e compagni.

Battesimo di Cristo
Battesimo di Cristo

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Solo un maestro dall'intelligenza aguzza poteva organizzare il suo atelier in modo da lasciare esprimere il potenziale di ciascuno.

Solo un pedagogista perspicace poteva osare di proporre ai suoi studenti di partecipare fisicamente all'elaborazione dei suoi dipinti!

E solo un capo d’atelier rispettato poteva farsi obbedire da questa banda di ragazzi eccezionali interessati a se stessi.

Bisogna comprendere bene la differenza di natura tra l’atelier di Verrocchio e gli altri:

gli «apprendisti» non sono là per spazzare il cortile, far seccare i pennelli o distruggere i colori.

Loro sono lì perché sboccino le loro personalità infatti, grazie al suo occhio formidabile, Verrocchio aveva scelto i migliori di tutti quelli che venivano a bussare alla sua porta. Erano numerosi!

Tutti discutono, tutti partecipano, tutti lavorano insieme e mettono le mani in pasta.
Non esiste un’opera creata nell'atelier che non porti un segno di collaborazione!

Il rovescio della medaglia, è che inevitabilmente una certa dispersione artistica fu la conseguenza di questa situazione.

Noi ignoriamo le ragioni profonde che hanno condotto Verrocchio a praticare in questo modo ma, che esse siano altruiste o partigiane i risultati sono là, compresi dai nostri tempi.

Annunciazione (atelier del Verrocchio)

Annunciazione atelier del Verrocchio
Annunciazione atelier del Verrocchio

Secoli dopo, enormi difficoltà di assegnazione per alcuni quadri tra i più celebri del mondo, sul modello del «battesimo di Cristo» o della «grande annunciazione», si porranno ai più intuitivi storici d’arte.

Bisognerà attendere la nostra epoca e i suoi mezzi tecnici perché siano, più o meno, resi a ciascuno a cui appartenevano.

In queste condizioni, si immagina facilmente che un lavoro d’elaborazione in comune, permanente, debba giungere ad una unificazione dei contrari al servizio dell’atelier, senza tuttavia distruggere il libero arbitrio di ciascuno.
Questa dualità doveva raggiungere al miglioramento di ciascun talento dell’atelier che si approfondiva dipinto dopo dipinto. Da qui la complessità del lavoro d’analisi critica dei nostri tempi.

I principali membri dell’atelier (quelli che sono passati alla Storia) furono Botticelli e Ghirlandaio ai loro primi inizi, Leonardo da Vinci, Perugino e Lorenzo di Credi durante una decina d’anni.
Quest’ultimo rimase molto vicino a Verrocchio durante la vita del maestro: erano celibi, vissero più o meno insieme.

Cosa curiosa, che non ha mai ricevuto una spiegazione soddisfacente, sono soprattutto i suoi allievi pittori che sono passati alla Storia, ma non gli scultori.

Eppure molte meravigliose «Madonna con bambino», in marmo, sono uscite dall'atelier…

Ma, senza che niente ci fermi, andiamo ad analizzare una Madonna con bambino dell’atelier di Verrocchio.

L’opera è di una qualità d’esecuzione unica.
Essa appartiene ad un collezionista privato che ci ha voluto dare il privilegio di commentarla e presentarla. Che egli possa trovare qui i nostri più sentiti ringraziamenti.

Si tratta di un rilievo in marmo di Carrara di una sessantina di centimetri di altezza. È in perfetto stato.

Nel diciannovesimo secolo, una magnifica cornice in legno verniciato e dorato è stata progettata appositamente per lui.
Il sentimento dello spettatore è impreziosito, come un diamante sulla sua montatura.

Lo spessore della lastra di marmo portante è almeno di cinque centimetri.
Il virtuosismo del lavoro è notevole, andando in un certo senso in profondità.
Questo implica che la scultura è una commissione perché il suo prezzo di costo era considerevole.

I volumi indotti sono notevolmente compresi: solo un artista di talento è capace di questo genere di impresa.

Madonna con bambino dell’atelier di Verrocchio

Madonna con bambino dell’atelier di Verrocchio
Madonna con bambino dell’atelier di Verrocchio

L’aspetto duttile della Vergine, dal vestito personalizzato, è evidente:

le numerose pieghe della veste sono ordinati e realistici, così che, la sua posa, classica, è controllata e focalizzata sui movimenti centripeti che derivano dalla posizione delle pieghe.

Per queste ultime, i passaggi dall'una all'altra vengono incredibilmente colti, sotto la volontà della sua creatura, come un credente davanti alla Madonna.

Una certa rigidità si sprigiona dal bambino divino come dimostra il viso, in piedi su un cuscino, che sembra levitare all’interno del vestito di Maria visto da tre quarti.

I due personaggi hanno l’aureola. Si noterà che la testa del bambin Gesù è di una taglia troppo grande rispetto al corpo: è quello che ha di più normale visto che Gesù è il salvatore universale. Il suo ventre e le sue braccia paffute gli donano un realismo inaspettato.

Rilievo in marmo di Carrara della Madonna con bambino occhio dell’atelier del Verrocchio

Madonna con bambino
Madonna con bambino

La lavorazione delle dita delle mani, soprattutto quello della sinistra, presenta una somiglianza indiscussa con quelle delle dita della «dama con bouquet».
Questa similitudine non ha niente di accidentale: è il marchio di Verrocchio e del suo atelier!

La capigliatura è eseguita magnificamente, la leggera oscillazione del collo anche.
Ma quello che dimostra la differenza con una realizzazione dello stesso Verrocchio, è il viso: questo, davvero contemplativo, presenta un mento rotondo, un naso aquilino che una canalina lega al labbro superiore di una bocca dalle labbra sottili, e degli occhi meno aperti e meno marcati di quelli della «dama con bouquet». Anche l’inflessione troppo gentile del corpo della Vergine non può appartenere allo scalpello del Maestro stesso.

Ma di tutte le qualità: una via spirituale intensa viene emanata da queste palpebre pesanti, da questo viso sereno, da questo perfetto equilibrio tra il tutto e le parti.

Siamo agli antipodi di una creazione morbida dove lo spirito divino non ci sarebbe.
Purtroppo, dare un nome a questo rilievo è impossibile: sarebbe un imbroglio.
Questo tipo di scultura appartiene alla corrente del Rinascimento italiano, ma questa interpretazione va aldilà del quadro tradizionale del flusso psichico che genera: è una novità assoluta.

È qui che risiede veramente il contributo dell’atelier di Verrocchio all'arte del Quattrocento.

Il suo impatto sul mondo artistico del tempo fu incommensurabile, solo ora cominciamo ad accorgercene e a comprendere.

Andiamo a «dissezionare» uno dei dipinti più conosciuti dell’atelier: «Il battesimo di Cristo».

L’opera è un dipinto a tempera su legno di pioppo preparato.

Sappiamo, dai numerosi scritti dell’epoca, che l’angelo in primo piano è di Leonardo.

Il modello di questo angelo, costruito in seguito a dei movimenti multipli visti da varie angolazioni, stupì tutti gli artisti fiorentini del tempo. Sgomiteremmo per vedere questo miracolo di leggerezza, di dolcezza e di raffinatezza discreta.

La rotazione data da Leonardo al suo personaggio è una prodezza tecnica, con il suo movimento rotatorio di spalle e che viene a morire nel collo dove si vedono delle piccole rughe.

Lo sguardo è volontario, concentrato, con le sue pupille chiare orientate in direzione del Salvatore. La fronte è alta, il naso dritto, la bocca, dalle labbra rosse, sensuale.

Il battesimo di Cristo gli angeli (Leonardo da Vinci)

Il battesimo di Cristo gli angeli (Leonardo da Vinci)
Il battesimo di Cristo gli angeli (Leonardo da Vinci)

Questo angelo dal viso femminile, ambiguo, è agli antipodi del secondo, ancora un bambino che corre per le strade della Firenze rinascimentale.
I boccoli dei capelli del messaggero celeste, che ancora non ha fermato il suo movimento, si disperdono al vento occupando lo spazio e accentuando l’effetto di profondità.

La differenza con l’altro angelo è evidente: quest’ultimo è ben pettinato… I colori dell’angelo: blu, verdi e marroni, sono luminosi e trasparenti.
Tutti questi elementi sono indiscutibili e indiscussi. Ma è nel diciannovesimo secolo che si scoprì che il paesaggio sopra l’angelo doveva essere attribuito a Leonardo e non a Verrocchio.

Sarà il rispettabile storico e conservatore Bode per primo che noterà che il paesaggio fu realizzato ad olio su una preparazione a tempera. (5* «tempera»: tecnica di pittura basata sull'emulsione)

È il ventesimo secolo, con i suoi mezzi tecnici moderni, a dimostrare che Leonardo aveva dipinto su un altro paesaggio, opera di un membro dell’atelier rimasto anonimo.

Diamo un’occhiata più da vicino: è una fusione di elementi naturali, solidi e liquidi, in una tempesta finale degna di Turner. Ecco quanto questo modo di dipingere è sconosciuta all'epoca.

Un’emozione autentica coglie lo spettatore che comprende che questo paesaggio esprime anche lo stato d’animo di Leonardo.
Il quale spinge alla massima potenza e inquietudine creativa. L’elemento liquido ribolle, trabocca dalle rocce. Il fiume scorre verso lo sfondo dove appare un mare verdastro, là dove domina l’insolito, dove la chiarezza luminosa diventa insostenibile, un vero specchio per le allodole per lo spettatore.

Forme e materie sono duttili, eliminati da una luce sovrannaturale dove si crea il miracolo dello spirito. Una differenza di natura, e non d’intensità, separa Leonardo dagli altri pittori. La sua epoca l’aveva capito.
Già lì, al debutto della sua carriera, emerge questa costante che andrà ad amplificarsi: da Leonardo c’è unità fisica, psicologica e spaziale degli elementi costitutivi del dipinto.

Egli sarà il solo membro dell’atelier a raggiungere una così alta spiritualità.

Quello che caratterizza le opere di Vinci elaborate nell'atelier di Verrocchio è la loro immaterialità:

dei personaggi fluttuano nell'aria in una quasi- levitazione, i drappi sono animati da un vento celestiale che accentua questo movimento continuo nello spazio…

Tutto ciò rende relativamente facile riconoscere la mano di Leonardo nelle pitture dell’atelier realizzate in cooperazione.
Si obietterà che questo sia meno facile per i pittori di talento dell’atelier che per il nostro genio universale, certo che si.
Ma bisogna tenere a mente che la prova dell’autografo leonardiano del paesaggio qui descritto è recente, che il progresso tecnico si è accelerato. Attualmente un enorme lavoro di raccolta, di selezione, di analisi e di sintesi è in corso riguardo all'atelier di Verrocchio. Tutti gli specialisti ci concorrono.

Il settore tende, lentamente, a chiarirsi e a ordinarsi. Questo cantiere è, attualmente, il più promettente che ci sia nello studio del Rinascimento italiano.
Di conseguenza, abbiamo solamente provato a tracciare qualche tratto generale che ci sembrava formasse una parte del substrato di quello che dovrebbe essere, e sarà un giorno, uno studio approfondito sul soggetto.

Ciò occuperà molte generazioni di critici e storici, ne siamo coscienti. Noi indoviniamo che ci saranno delle «sorprese», inattese e contraddittorie, nei giorni avvenire.
Speriamo semplicemente di aver interessato i nostri lettori sul soggetto.

Jacques Tcharny Autore dell'articolo originale Verrocchio et son atelier

L’atelier del Verrocchio tradotto da Debora Cammisa laureata in Scienze del Turismo.

(1 ) Si vedano gli scritti di René Huyghe sull'argomento in "l'arte e l'uomo".
(2) Vedi l'articolo specifico che gli ho dedicato su Facebook (profilo dell'autore).
(3 *) Vedi la mia “storia della statua equestre” pubblicata su Facebook
(4 *) Vedi il mio “catalogo dei dipinti di Leonardo da Vinci” pubblicato su Facebook
(5 *) "a tempera": tecnica pittorica a base di emulsione
(6 *) Entrambi provenienti da Urbino, città che fu centro di ricerche matematiche da parte degli umanisti, ricerche importanti per lo sviluppo dell'arte pittorica.

Scritto da Consigli d'autore
26 Dicembre 2021

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Quando l’arte incontra i videogiochi: un modo diverso per conoscere la bellezza

Si può restare senza fiato anche di fronte a un videogame, si può restare senza parole davanti a un gameplay, a una grafica, uno scenario. Oppure si può restare sbalorditi ed esterrefatti anche grazie ad un videogame che ci fa scoprire la bellezza, il fascino, la storia.

La relazione tra gaming e arte è stata indagata sotto diversi aspetti. C’è chi scommette sul futuro dei videogame come prodotti artistici, oppure chi si ispira al mondo dell’arte per creare il nuovo successo dell’online. Ma la frontiera più interessante è quella che consiste nell’investire nel gioco e nei videogame proprio per far conoscere l’arte. Si tratta di un meccanismo tipico della gamification e potremmo parlare di Game Based Learning, ovvero di un apprendimento che si basa sul gioco. Tra i primi a sperimentarlo c’è proprio un museo italiano: il MANN di Napoli.

Era il 2017 quando il Museo Archeologico Nazionale di Napoli aveva ideato il gioco “Father and Son”. Nato grazie all’idea di Ludovico Sollima e grazie al lavoro del game design Fabio Viola e dell’artista Sean Wenham, che ha curato la parte grafica, il gioco narrava la storia di Michael, un ragazzo che partiva alla ricerca del padre archeologo. Sulle tracce del papà, ci si avventura nel MANN di Napoli, passando per le sale di arte romana, egizia, borbonica fino ad arrivare ai giorni nostri. “L’arte nei videogame è sempre entrata - ci spiega ancora la redattrice di Gaming Report – basti pensare a tutti i giochi online ispirati a grandi opere d’arte, a grandi artisti o ad ambientazioni come il Louvre, il British Museum, i Musei Vaticani. Adesso però si inverte il paradigma: il videogioco serve per far scoprire l’arte, per far avventurare gli utenti nella bellezza. È così che il giocatore diventa anche spettatore”.

Nel nostro paese iniziative simili furono quelle del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, che sempre ad opera di Fabio Viola aveva pubblicato “Past for Future” oppure Palazzo Pitti, a Firenze, proponeva ai suoi turisti di giocare a “Il gioco dei Medici”, un’avventura investigativa tra enigmi, storia e arte, tra Raffaello e il Giardino di Boboli. E così si passa per “Le cronache umbre” del Sistema Museale di Spoleto e della Valnerina oppure per “Florence Game”, ancora una volta a Firenze, nei Musei fiorentini.

Un modo di sfruttare i videogame e il gioco online che arriva, ovviamente, dall’estero. A Londra, ad esempio, il Museo della Scienza aveva sviluppato un videogioco, “Cacciatori di tesori”, in cui era fondamentale usare la fotocamera e andare a caccia di oggetti, materiali ed elementi, oppure il Centro Pompidou, a Parigi, aveva inventato “Prisme 7”, un videogioco a 7 livelli che trasportava il giocatore nel cuore dell’arte moderna e contemporanea. “Un modo diverso per visitare i musei – conclude Chiaravalloti – ma anche di scoprire l’arte”. Che diventa un gioco, a disposizione di tutti.

Cosa sono i profumi gourmand?

Cosa sono i profumi gourmand?

Negli ultimi anni, il mondo della profumeria ha visto emergere una tendenza
sempre più marcata: quella dei
profumi gourmand. Questi profumi, noti per
evocare aromi dolci e invitanti, simili a quelli dei dessert, hanno conquistato un
pubblico sempre più vasto, attirando sia gli appassionati di fragranze che i
neofiti. Ma cosa rende questi profumi così speciali e perché stanno diventando
così popolari?
La risposta risiede nella loro capacità di evocare emozioni e ricordi attraverso
note olfattive che richiamano sapori familiari e confortanti. La parola
"gourmand" deriva dal francese e significa "goloso", un termine che descrive
perfettamente l'essenza di queste fragranze. In un mondo dove lo stress
quotidiano è all'ordine del giorno, immergersi in una nube di profumo che
ricorda il caramello, la vaniglia o il cioccolato può offrire una sensazione di
benessere e comfort.

L'origine dei profumi gourmand può essere fatta risalire agli anni '90, quando
alcune case di profumeria iniziarono a sperimentare con ingredienti dolci e
commestibili. Questi profumi, inizialmente visti come una novità, hanno
rapidamente guadagnato popolarità, diventando un elemento essenziale nel
repertorio di molte persone. Ma quali sono le caratteristiche distintive di un
profumo gourmand e cosa lo distingue da altre categorie di fragranze?

Le caratteristiche distintive dei profumi gourmand


I profumi gourmand si caratterizzano principalmente per la presenza di note
dolci e commestibili. Queste fragranze utilizzano ingredienti come vaniglia,
caramello, cioccolato, mandorla e caffè, tra gli altri. Queste note sono spesso
combinate con altri elementi per creare un bouquet olfattivo complesso e
armonioso.
Un elemento distintivo dei profumi gourmand è la loro capacità di evocare
sensazioni di piacere e comfort. Le note dolci e avvolgenti possono ricordare i
momenti felici dell'infanzia, come una torta fatta in casa o una cioccolata calda
in una giornata fredda. Questo aspetto emotivo è uno dei motivi principali per
cui molte persone si sentono attratte da queste fragranze.
Inoltre, i profumi gourmand tendono ad avere una lunga durata sulla pelle. Le
note dolci e ricche hanno una maggiore persistenza rispetto alle note fresche e
leggere, il che significa che il profumo può durare tutto il giorno, offrendo
un'esperienza olfattiva continua e piacevole.

Gli ingredienti più comuni nei profumi gourmand


I profumi gourmand si basano su una vasta gamma di ingredienti dolci e
commestibili. Tra i più comuni troviamo la vaniglia, che è forse l'ingrediente più
iconico di questa categoria. La vaniglia offre una dolcezza calda e avvolgente
che può essere sia pura che combinata con altre note per creare effetti olfattivi
unici.

Il caramello è un altro ingrediente popolare nei profumi gourmand. La sua
dolcezza ricca e burrosa può aggiungere una dimensione deliziosa a qualsiasi
fragranza. Anche il cioccolato è ampiamente utilizzato, offrendo una nota
decadente e indulgente che è irresistibile per molti.
Il caffè, con il suo aroma ricco e tostato, è spesso utilizzato per aggiungere
profondità e complessità ai profumi gourmand. Allo stesso modo, la mandorla
e il cocco sono ingredienti comuni che contribuiscono con le loro note dolci e
cremose.
Oltre a questi, molti profumieri utilizzano frutti come la pesca, la ciliegia e il
lampone per aggiungere una dolcezza fruttata e succosa alle loro creazioni
gourmand. Questi ingredienti sono spesso combinati in modi innovativi per
creare fragranze che sono tanto complesse quanto deliziose.

L'impatto emotivo dei profumi gourmand


Uno degli aspetti più affascinanti dei profumi gourmand è il loro impatto
emotivo. Queste fragranze hanno la capacità di evocare ricordi e sensazioni
profonde, offrendo un'esperienza sensoriale che va oltre il semplice odore. Per
molte persone, un profumo gourmand può essere un rifugio olfattivo, un modo
per ritrovare il comfort e la felicità nei momenti di stress.
Le note dolci e avvolgenti dei profumi gourmand possono ricordare momenti
felici dell'infanzia, come le feste di compleanno, le vacanze o i dolci preferiti.
Questo aspetto nostalgico è uno dei motivi per cui molte persone trovano
conforto in queste fragranze. Inoltre, l'aroma del cibo è strettamente legato
alle emozioni, e indossare un profumo che richiama un dessert preferito può
migliorare l'umore e offrire una sensazione di benessere.
Inoltre, i profumi gourmand possono avere un effetto positivo sull'autostima e
sulla fiducia in sé stessi. Sentirsi avvolti da un profumo delizioso e invitante può
far sentire più sicuri e a proprio agio, migliorando l'immagine di sé e il
benessere generale.

Come scegliere un profumo gourmand


Scegliere il profumo gourmand giusto può essere una sfida, data la vasta
gamma di opzioni disponibili. Tuttavia, ci sono alcuni fattori da considerare che
possono aiutare a trovare la fragranza perfetta.
Innanzitutto, è importante considerare le preferenze personali. Alcune persone
potrebbero preferire note più leggere e fruttate, mentre altre potrebbero
essere attratte da fragranze più ricche e cremose. Provare diverse fragranze e
vedere come si sviluppano sulla pelle può essere un buon modo per scoprire
cosa piace di più.
Un altro fattore da considerare è la stagione. I profumi gourmand possono
essere particolarmente piacevoli nei mesi più freddi, quando le note dolci e
avvolgenti possono offrire un comfort extra. Tuttavia, ci sono anche fragranze
gourmand più leggere e fresche che possono essere adatte per la primavera e
l'estate.
Infine, è importante considerare l'occasione. Un profumo gourmand può essere
una scelta eccellente per una serata speciale o un evento formale, ma potrebbe
essere meno adatto per un ambiente di lavoro o un incontro casual. Trovare il
giusto equilibrio tra dolcezza e sofisticazione può aiutare a scegliere una
fragranza che sia adatta a diverse situazioni.
I profumi gourmand rappresentano una categoria affascinante e in continua
evoluzione nel mondo della profumeria. Con la loro capacità di evocare
emozioni e ricordi attraverso note dolci e invitanti, queste fragranze
continuano a conquistare il cuore di molti, offrendo un'esperienza olfattiva
unica e memorabile.

Impressioni di gioco. Arte, astuzia e fortuna

Impressioni di gioco. Arte, astuzia e fortuna

L'intersezione tra arte e gioco offre una prospettiva unica sulla creatività e l'ingegno umano. Artisti come Marcel Duchamp, Cassius Marcellus Coolidge e Michael Godard hanno saputo trasformare giochi come scacchi, poker e blackjack in opere d'arte. Duchamp utilizza la strategia degli scacchi per esplorare concetti spaziali e temporali, Coolidge cattura l'intensità e il bluff del poker con i suoi cani giocatori, mentre Godard celebra la tensione e la strategia del blackjack. Ogni artista, attraverso dettagli tecnici e narrazioni visive, eleva il gioco a una forma d'arte complessa e affascinante.

Scacchi e ombre. Marcel Duchamp e il gioco come arte

Marcel Duchamp, una figura centrale nell'arte del XX secolo, ha trasformato il concetto di gioco in arte con il suo amore per gli scacchi. Nel 1913, Duchamp creò "Il Grande Vetro," un'opera complessa e astratta che incarna la strategia e la logica degli scacchi. La sua passione per il gioco non si limitava all'osservazione; Duchamp partecipava attivamente a tornei di scacchi, raggiungendo livelli competitivi. La sua immersione nella disciplina strategica si riflette nel suo lavoro, dove i movimenti dei pezzi su una scacchiera diventano metafore per decisioni artistiche e concettuali.

L'analisi delle sue opere rivela un approccio unico alla gestione dello spazio e del tempo. Duchamp esplorava come le mosse di un gioco possano influenzare la percezione del pubblico, creando un dialogo tra l'opera d'arte e lo spettatore simile alla tensione tra due giocatori di scacchi. La raffigurazione dell’interazione dinamica tra giocatore e gioco, artista e pubblico, si manifesta chiaramente nelle sue installazioni e dipinti, dove ogni dettaglio è studiato per provocare una reazione ponderata.

Un esempio lampante di questa connessione è "Portrait of Chess Players," un'opera che ritrae due individui immersi in una partita di scacchi. La tela non solo cattura l'intensità della competizione, ma mette anche in luce il delicato equilibrio tra la fortuna e l'astuzia, elementi fondamentali non solo nel gioco, ma anche nel processo creativo.

Bluff e bellezza. 'Dogs Playing Poker' di Cassius Marcellus Coolidge

Cassius Marcellus Coolidge, con la sua iconica serie di dipinti "Dogs Playing Poker," ha saputo unire umorismo, critica sociale e tecnica artistica in un'unica opera. I dipinti della serie rappresentano cani antropomorfizzati intenti a giocare a poker, catturando momenti di bluff, i tratti della loro personalità e i momenti tensione e complicità che caratterizzano il gioco.

Ogni dettaglio nelle opere di Coolidge è accuratamente studiato per evocare l'atmosfera di una vera partita di poker. L'uso sapiente della luce e delle ombre crea un senso di intimità e complicità tra i giocatori canini, mentre le espressioni facciali e le posture riflettono le strategie e le emozioni tipiche del gioco. La scelta dei cani come protagonisti aggiunge una dimensione di leggerezza e ironia, ma non diminuisce l'accuratezza con cui vengono rappresentate le dinamiche del poker.

Il quadro "A Friend in Need," forse il più celebre della serie, illustra magistralmente un momento di bluff. Due bulldog colludono, uno passando una carta all'altro sotto il tavolo, mentre gli altri cani sono ignari del trucco. Tale dettaglio non solo mostra la maestria tecnica di Coolidge nella rappresentazione del movimento e della trama, ma anche la sua comprensione profonda delle strategie di bluff nel poker.

Il successo duraturo di "Dogs Playing Poker" risiede nella combinazione di abilità artistica e osservazione acuta delle interazioni sociali. Coolidge, mediante la sua maestria tecnica nella rappresentazione del movimento e della trama, riesce a trasformare una scena apparentemente banale in una finestra sul complesso mondo del gioco e, per estensione, sulle sfumature della condizione umana.

Il Fascino del blackjack. 'Jack & Coke' di Michael Godard

Michael Godard, maestro dell'arte contemporanea, cattura l'essenza e l'emozione del blackjack nella sua opera "Jack & Coke." Con una tecnica raffinata e un'attenzione meticolosa ai dettagli, Godard trasforma un semplice bicchiere di Jack and Coke e due carte da gioco in un simbolo del brivido e della strategia insiti nel gioco.

La composizione dell'opera è studiata per evocare l'ambiente vibrante di un casinò. Il bicchiere di Jack and Coke, con il ghiaccio traslucido e le bollicine che salgono, non è solo un elemento decorativo, ma un richiamo sensoriale che trasporta lo spettatore in una serata di gioco. Le carte, un jack di picche e una regina di cuori, sono rappresentate con una precisione che riflette l'attenzione del giocatore per ogni dettaglio durante una partita.

Godard utilizza colori vividi e contrasti marcati per mettere in risalto i componenti chiave del dipinto, rendendo ogni elemento immediatamente riconoscibile e carico di significato. L'illuminazione, che sembra provenire direttamente dalle luci al neon di un casinò, aggiunge un tocco di realismo e intensifica l'atmosfera elettrizzante dell'opera.

L'opera "Jack & Coke" non è solo una rappresentazione visiva del blackjack, ma una celebrazione dell’astuzia e della strategia che il gioco richiede. Ogni dettaglio, dalla trasparenza del bicchiere alle texture delle carte, è pensato per enfatizzare la dualità del blackjack: un gioco che combina fortuna e abilità in un equilibrio perfetto. L'opera evoca l'emozione del brivido, la strategia nel gestire il bankroll del blackjack e la suspense di ogni mano giocata, rendendo omaggio all'intrigante equilibrio tra fortuna e abilità.

Conclusione

L'esplorazione dell'intersezione tra arte e gioco rivela come le strategie, le emozioni e le dinamiche psicologiche dei giochi si riflettano e si amplifichino nelle opere d'arte, offrendo un vero e proprio reportage di viaggio attraverso la cultura e la psiche umana. Le loro opere non sono solo un'ode al poker, ma un tributo all'arte della narrazione visiva, dimostrando come l'arte possa catturare e amplificare le sfumature di un gioco di strategia, trasformandolo in una riflessione profonda e divertente sulla natura dell'inganno e della bellezza nel gioco e nella vita.

L’Italia è il Paese dei cellulari: più smartphone che abitanti

In Italia ci sono più cellulari che abitanti. E se la nostra popolazione cala, gettando ombre grigie sul futuro dell’economia, in particolar modo per pensioni e occupazione, sale incessantemente la quota degli smartphone.


78 milioni e 190 mila. A tanto ammontano i dispositivi mobili nel nostro paese, vale a dire il 132% della popolazione, che si assesta intorno ai 58 milioni e 960 mila. A dirlo è il report Digital 2023 curato da
We Are Social, che analizza anche l’utilizzo che gli italiani fanno del cellulare: tanti social, tantissimi video e una bella dose di marketing digitale.


Per cosa si usa il cellulare?


“Cala l’utilizzo di computer (desktop e laptop) e tablet – ha spiegato Matteo Starri, Research e Insight Director di We Are Social - sia in volume sia in share in rapporto al traffico totale, in virtù di una sostanziale assenza di variazioni per quanto riguarda l’utilizzo dei dispositivi mobili, che arrivano al 52% di share”. Ma per cosa si utilizza il cellulare? Al primo posto c’è lo streaming di film o serie tv sulle piattaforme (Netflix, Amazon Prime o Disney Plus in prima linea) davanti all’ascolto di musica online (soprattutto su Spotify e su Youtube). Se al terzo posto troviamo l’utilizzo di app mobile come principale utilizzo dello smartphone, al quarto troviamo il gaming.


"Il gaming mobile, combinato con l'intelligenza artificiale, ha rivoluzionato il modo di giocare, offrendo esperienze altamente personalizzate soprattutto per i giovani. Gli smartphone hanno superato i computer come dispositivi principali per il gioco online, mentre l'IA ottimizza la personalizzazione delle piattaforme, analizzando le preferenze dei giocatori per offrire contenuti su misura. Questa sinergia tra mobile e IA non solo rende il gioco più coinvolgente, ma aumenta anche la fedeltà degli utenti e i ricavi degli operatori del settore", ci racconta Silvia Urso, redattrice di Giochidislots, che recentemente ha analizzato questa relazione tra smartphone e gaming all’interno di un focus pubblicato sul blog.


“Sia i principali giochi online, sia le slot online, sono ormai sbarcati in pianta stabile sugli smartphone, riuscendo così da un lato a soppiantare pc e tablet, dall’altro ad ampliare in una maniera mai vista prima il proprio pubblico”, conclude l’esperta di Giochidislots.


La carica dei social


Con oltre 43 milioni di utenti e un tempo medio di utilizzo di quasi 2 ore al giorno, sono ancora i social media a detenere la palma del contenuto più utilizzato su mobile. E il primo social allora non può che essere WhatsApp, il mezzo principale per mandare messaggi e ormai anche per chiamare e videochiamare. Qui viaggiano le chat con i nostri amici e parenti, ma anche i gruppi di lavoro e le comunicazioni ufficiali, grazie alle nuove funzionalità delle community. Il podio è invece completato da Facebook in seconda posizione e da Instagram. Subito dopo, in ordine, troviamo: Messenger, Telegram, TikTok, Pinterest, X (il vecchio Twitter), Linkedin, Skype e poi, a percentuali di molto più basse, Snapchat, Discord e Reddit.


Interessante guardare anche alle motivazioni per cui si usano i social. Al primo posto c’è la volontà di leggere nuove storie, davanti a passare il tempo e a rimanere in contatto con amici e parenti. Attenti però anche a queste ragioni, messe sempre in evidenza da We Are Social e Meltwater: trovare ispirazioni e contenuti, postare e condividere aspetti della propria vita, guardare live streams, seguire personaggi famosi, in particolare per quanto riguarda lo sport.


Tutto questo comodamente dal palmo di una mano, senza dover accendere il computer e senza dover neppure uscire di casa. Perché il nostro mondo, ormai, è tutto a portata di dito.