Gesubambino ovvero 4 marzo 1943 di Lucio Dalla e Paola Pallottino

Composta da Paola Pallottino con il titolo di Gesubambino, e poi chiamata 4/3/1943, la canzone che Lucio Dalla portò al Festival di Sanremo 1971 è uno dei brani più amati del cantautore bolognese.

A quel festival si classificò al 3º posto lasciando la classica striscia di polemiche che sempre accompagna un bel brano quando questo non vince sul palco della musica italiana.

Testo di Gesubambino ovvero 4 marzo 1943

Potrebbe interessarti anche: Cuccurucucù di Franco Battiato.

Eppure Paola Pallottino e lo stesso Lucio Dalla avevano accettato di modificare il testo perché questa canzone non tanto sanremese per l’epoca potesse superare la censura.

Il titolo fu cambiato perché considerarono eccessivo il richiamo religioso in una canzone che, fra l‘altro, aveva i toni della ballata popolare. Non fu il solo cambiamento.

Diventata praticamente introvabile è l’interpretazione in cui Lucio Dalla canta "E anche adesso che bestemmio e bevo vino, per ladri e puttane sono Gesù Bambino" mentre più comune la versione ritoccata per Sanremo con il ritornello che dice "E ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino."

Certo suona un po' strano il cambiamento pro festival che non voleva “M'aspettò come un dono d'amore fino dal primo mese” preferendo invece "m'aspettò come un dono d'amore fino all'ultimo mese".

2 versioni italiane diverse di Gesubambino o 4 marzo 1943

Potrebbe interessarti anche: Da Spaccacuore a En e Xanax, l’amore secondo Samuele Bersani.

Comunque 4 marzo 1943 di Lucio Dalla e Paola Pallottino divenne un successo trasmesso in tutte le radio e poi interpretato anche all'estero.

Gesubambino o 4 marzo 1943, Minha História: la versione portoghese di Francisco Buarque de Hollanda e Maria Bethânia

La versione portoghese di Francisco Buarque de Hollanda è particolarmente ben riuscita tradotta come Minha História. Anche l’interpretazione di Maria Bethânia della versione di Chico Buarque è conosciuta e apprezzata.

Intervista a Paola Pallottino, autrice del testo

Paola Pallottino racconta in un’intervista che il testo proposto al cantautore doveva essere una sorta di risarcimento al fatto che Lucio era rimasto orfano di padre a sette anni.

La Palottino prima di diventare una conosciuta storica dell'arte e illustratrice (figlia dell'etruscologo Massimo Pallottino) diede prova di buone doti poetiche scrivendo i testi anche di Il gigante e la bambina, Il bambino di fumo, Un uomo come me e Anna Bellanna.

Testo di 4 marzo 194 di Lucio Dalla

Dice che era un bell'uomo
E veniva, veniva dal mare
Parlava un'altra lingua però sapeva amare
E quel giorno lui prese mia madre sopra un bel prato
L'ora più dolce prima d'essere ammazzato

Così lei restò sola nella stanza,
La stanza sul porto
Con l'unico vestito, ogni giorno più corto
E benché non sapesse il nome
E neppure il paese
M'aspettò come un dono d'amore
Fino dal primo mese

Compiva sedici anni
Quel giorno la mia mamma
Le strofe di taverna
Le cantò la ninna nanna
E stringendomi al petto che sapeva,
Sapeva di mare, giocava a far la donna
Con il bimbo da fasciare

E forse fu per gioco o forse per amore
Che mi volle chiamare come Nostro Signore
Della sua breve vita il ricordo,
Il ricordo più grosso, è tutto in questo nome
Che io mi porto addosso

E ancora adesso che gioco a carte
E bevo vino,
Per la gente del porto
Mi chiamo Gesù Bambino

E ancora adesso che gioco a carte
E bevo vino,
Per la gente del porto
Mi chiamo Gesù Bambino

E ancora adesso che gioco a carte
E bevo vino,
Per la gente del porto
Mi chiamo Gesù Bambino

Foto da Wikipedia e Youtube. Elaborazione CaffèBook.