Stanislav Petrov, l'uomo (rimasto a lungo sconosciuto), che salvò il mondo
Nel documentario del 2008 The Red Button & The Man Who Saved The World, il colonnello in pensione sovietico Stanislav Petrov, parla, con un po’ di malinconia, della sua vita da pensionato e condivide le sue opinioni sulla Guerra Fredda con l'attore Kevin Costner.
Ma chi è Stanislav Petrov?
Stanislav Yevgráfovich Petrov (7 settembre 1939 - 19 maggio 2017) la notte del 25 settembre del 1983 era il colonnello al comando del Centro di allerta precoce in cui si prendevano le decisioni in caso di attacco per la difesa aerospaziale russa.
Non era un soldato nel senso stretto del termine era invece un analista che doveva controllare e verificare i dati di un satellite e allertare in caso di un possibile attacco nucleare americano.
Il suo compito non era decisionale e in pratica doveva semplicemente attenersi ad un protocollo secondo il quale avrebbe dovuto trasmettere l’allarme.
In quel periodo il leader russo era Yuri Andropov che tuttavia non godeva di buona salute, né di buona reptazione in Occidente.
Era il periodo della Guerra fredda e pochi giorni prima il volo Korean Air Lines 007 (1º settembre 1983) era stato abbattuto da un caccia (morirono 269 persone) “per aver violato” lo spazio aereo russo. La tragedia, che aveva coinvolto anche alcuni americani, aveva contribuito a far aumentare la tensione fra la Russia e gli Stati Uniti di Ronald Reagan.
La nota più inquietante di quella tragedia riguarda il fatto che a decidere quell’attacco vi fosse un militare che non ritenne rilevante comunicare ai suoi superiori che l’aereo entrato nello spazio aereo russo non fosse militare ma civile.
Il documentario The Red Button & The Man Who Saved The World e Stanislav Petrov
Nel documentario scopriamo la storia di Stanislav Petrov e di come salvò il mondo.
Nella notte fra il 25 e il 26 settembre del 1983, scattano tutti i sistemi di allarme per un presunto attacco missilistico proveniente dagli Stati Uniti.
Era, secondo il computer e i sistemi di controllo, in atto un “attacco con missili nucleari“.
Stanislav Petrov mantiene la calma, verifica tutte le informazioni, richiede ulteriori conferme anche dal satellite che però non le può fornire per le condizioni atmosferiche.
Tutti i sistemi che può usare confermano l’attacco di un missile, poi di altri quattro per un totale di cinque missili.
Per decidere se tramettere l’allarme Stanislav Petrov ha solo 20 minuti ed è quasi certo che le gerarchie militari attuerebbero subito reagendo con un contrattacco totale contro gli Stati Uniti.
Però decide che deve essere un errore, perché?
Stanislav Petrov: il buon senso dell’eroe ha salvato il mondo.
La decisione fu personale.
Tutti i fatti sono venuti alla luce solo molti anni più tardi, nel 1998, dalle memorie del colonnello generale Yuriy Vsyevolodich Votintsev (23 ottobre 1919 - 29 novembre 2005) comandante in pensione delle unità di difesa missilistica della Difesa aerea sovietica.
Stanislav Petrov usò una buona dose di buon senso (o di logica, se preferiamo).
Non era, infatti, logico che gli USA lanciassero così pochi missili se davvero stavano attaccando l’Unione Sovietica.
"La gente non inizia una guerra nucleare con solo cinque missili", avrebbe detto poi
Stanislav Petrov.
Ma mentre il tempo passava in un conto alla rovescia che vedeva avvicinare sempre di più quei missili al suo Paese tutti gli occhi erano puntati su di lui, su un analista che doveva decidere se la segnalazione era un errore del sistema o un vero attacco americano.
Stanislav Petrov la disobbedienza che ha salvato il mondo
Una manciata di minuti per una decisione che avrebbe coinvolto milioni di persone e lui decise di non seguire il protocollo.
C’erano ventinove livelli di sicurezza che si stavano attivando uno ad uno e dall'altra parte del bottone rosso c'era un comando militare che già in precedenza non si era posto troppi dubbi sul come si dovesse reagire.
Stanislav Petrov decise di considerare tutti quei segnali un errore del sistema.
D'altronde il Presidente russo era in pessime condizioni fisiche e le decisioni di quel tipo le prendevano i militari
e, dall'altro lato dell’oceano, c’era un presidente, Ronald Reagan, che aveva convinto il mondo che i russi erano il demonio in terra.
In altre parole c’erano due vertici politici che amavano molto l’idea di usare quei giocattoli nucleari,
meno male che oggi la Guerra Fredda è finita e ci sono leader ben più sensati e amanti della pace come Putin e Trump…
I missili svanirono poco prima di raggiungere Mosca e il territorio russo: il sistema era stato ingannato da alcune situazioni astronomiche molto particolari.
Quali furono le conseguenze di una scelta sensata?
Inizialmente fu accolto come un eroe e di certo lo fu per i suoi 140 colleghi, ma in seguito le cose cambiarono.
Gli alti vertici non potevano accettare che il meccanismo di difesa da loro così ben progettato avesse fallito
e che solo il buon senso di un uomo avesse impedito una guerra nucleare.
Su tutto cadde il segreto militare e l’analista che aveva salvato il mondo fu da prima retrocesso e poi messo in pensione anticipata. Per molti anni dovette vivere con solo l’equivalente di 200 dollari al mese.
Dopo la scoperta di quanto accaduto l’ex militare ha ricevuto molti premi internazionali e certamente il meritato riconoscimento da molte associazioni per la pace, non pare abbia ricevuto molto nel suo Paese.
Oltre al documentario, anche un libro di Roberto Giacobbo e Valeria Botta intitolato L'uomo che fermò l'apocalisse racconta quanto accaduto al militare sovietico.
Alla moglie, alla quale lo disse solo molti anni dopo, e a chi gli chiedeva cosa avesse fatto quella notte lui, con molta modestia ha sempre risposto semplicemente “che non aveva fatto niente”.
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Fonti kramola.info, agitpolk.ru e Wikipedia