Padova, la città del Santo, ed i Colli Euganei
In occasione del ponte dell’Immacolata abbiamo deciso di trascorrere tre giorni di vacanza a Padova e nei Colli Euganei, luoghi già visitati più volte in passato.
Il primo giorno della vacanza lo abbiamo dedicato alla visita di un piccolo paesino che si trova a pochi chilometri da Padova:
Arquà Petrarca, un piccolo borgo che è considerato il centro dei Colli Euganei.
Arquà Petrarca deve la sua notorietà soprattutto al fatto che vi abbia vissuto gli ultimi anni della sua vita fino alla morte, avvenuta intorno alla mezzanotte del 18 luglio 1374, il grande poeta Francesco Petrarca.
Ovviamente la precedenza nella visita l’hanno avuta la tomba del Grande Poeta e la casa nella quale Petrarca abitò prima di morire.
Tale abitazione oggi è adibita a museo ed al suo interno sono esposte alcune edizioni degli scritti del poeta e alcune testimonianze degli onori che gli sono stati tributatati nel tempo.
Vi si possono ammirare anche lo studiolo, la libreria, una sua sedia e la famosissima gatta imbalsamata.
I resti del Poeta riposano nell'arca in marmo rosso di Verona che è stata fatta costruire dal genero Francescuolo da Brossano ed è visibile sul sagrato della Pieve di Santa Maria Assunta ad Arquà.
Dobbiamo ammettere che hanno ragione quelli che sostengono che gran parte della fama di cui gode Arquà Petrarca sia dovuta al soggiorno del Grande Poeta trecentesco
ma dobbiamo anche dire che il borgo è bello di suo,
il paesaggio è ridente, incantevole, caratteristiche sono poi le sue viuzze in salita.
Possiamo personalmente testimoniare che la fatica che si affronta per visitarlo è ampiamente ripagata dall'appagante bellezza dei luoghi.
La bellezza di Arquà Petrarca è inoltre confermata anche dal fatto che nel 2017 questo borgo si è classificato 2° nella sfida tra i 20 borghi più belli d’Italia nell'ambito della simpatica manifestazione organizzata dal noto programma domenicale di RAI 3 “Alle falde del Kilimangiaro”.
Il secondo giorno del soggiorno in Veneto l’abbiamo dedicato alla visita della città di Padova, nota anche come la città del Santo.
Così, infatti, i padovani chiamano Sant'Antonio le cui reliquie sono conservate nella bellissima Basilica che porta il suo nome e sono oggetto di continua e sentita venerazione.
Il motivo contingente del ritorno a Padova risiedeva nella volontà di visitare due belle mostre di pittura:
La prima è quella sulle opere di Paul Gauguin e gli impressionisti,
la seconda quella dedicata alle opere di Antonio Ligabue.
In prima mattinata, dopo avere trovato il parcheggio con fatica minore di quella che temevamo, abbiamo raggiuto Palazzo Zabarella che ospitava in esclusiva per l’Italia la mostra su Paul Gauguin e gli impressionisti.
All'interno di tale palazzo sono esposti i tesori francesi del Museo danese di Ordrupgaard
ed in particolare vi abbiamo potuto ammirare molti capolavori di Gauguin, Cézanne, Degas, Manet, Monet, Berthe Morisot, Renoir, Matisse.
La mostra è veramente bella e, con l’aiuto di un’audioguida assai ben curata, abbiamo potuto ammirare dipinti di rara bellezza.
Siamo usciti dal Palazzo molto contenti e soddisfatti, con un vero appagamento dell’anima.
La mostra resterà aperta fino al 27 gennaio 2019 e consigliamo ai lettori del magazine, specialmente a quelli che amano gli impressionisti, di non lasciarsi sfuggire questa ghiotta occasione.
Dopo una breve passeggiata nell'incantevole centro storico di Padova,
abbiamo raggiunto i Musei Civici agli Eremitani, in piazza Eremitani,
che ospitavano una mostra monografica su Antonio Ligabue
organizzata dall'Assessorato alla cultura della Città di Padova in collaborazione con la Fondazione Museo Antonio Ligabue e il Comune di Gualtieri.
Nella mostra intitolata "Antonio Ligabue.
L'uomo, il pittore", sono stati esposti più di settanta dipinti, dieci opere su carta, sette sculture.
La mostra è stata suddivisa per i temi entro i quali si articola l’intera opera di Ligabue:
il rapporto con l’autoritratto, gli animali selvaggi e domestici, il lavoro dei campi.
Per la prima volta sono stati esposti al pubblico una quarantina di documenti originali, inerenti alla vita difficile e tormentata del povero Antonio Ligabue.
Inutile dire che abbiamo ammirato tanti, tantissimi autoritratti dello sfortunato pittore, diversi dipinti sugli animali ed altri sul lavoro dei campi, tutte opere che ci hanno colpito per la loro semplicità e per la loro straordinaria bellezza.
La mostra resterà aperta fino al 17 febbraio 2019 e consigliamo ai lettori di andare a vedere anche questa perché avranno modo di esplorare una vicenda umana ed artistica molto bella e toccante.
Ovviamente andando a Padova non si può non visitare la Cappella degli Scrovegni di Giotto, noi vi abbiamo rinunciato soltanto perché l’avevamo vista in precedenza, al momento dell’inaugurazione dopo i lavori di restauro.
Degni di attenzione sono anche i Musei Civici che raccolgono una bella collezione di pittori soprattutto veneti (Tiepolo, Tintoretto, Veronese),
il Battistero del Duomo dove è perfettamente conservato un altro splendido ciclo di affreschi, quello di Giusto de’ Menabuoi,
la Basilica di Sant’Antonio prima citata.
Bellissime sono molte piazze cittadine tra le quali meritano una menzione particolare Piazza delle erbe, della Frutta e dei Signori.
Le strade di Padova, forsanche in considerazione del fatto che eravamo alla terzultima domenica che precede il Santo Natale, erano affollatissime,
c’erano mercati e mercatini di tutti i tipi.
Ma ormai era calata la sera ed abbiamo salutato malvolentieri la bellissima Padova pur sapendo in cuor nostro che si trattava sicuramente di un arrivederci e non di un addio.
Nel terzo ed ultimo giorno di vacanza la nostra meta principale è stata Monselice la cui nascita come nucleo cittadino risale al V-VI secolo.
Oggi è una città con meno di ventimila abitanti suddivisa in otto rioni e con ben cinque frazioni.
È una città ricca di arte e di tanti monumenti che meritano di essere visitati.
In questa sede ci limitiamo a segnalare i principali.
Un posto di sicuro rilievo occupa il castello di Monselice che è un complesso di edifici composto di quattro nuclei principali, più una rocca, tutti edificati e ristrutturati tra l’undicesimo e il sedicesimo secolo.
Il rudere dell’antico castello è situato su una collina dalla quale si può ammirare un panorama veramente splendido e straordinario.
A Monselice l’architettura religiosa è assai ricca, basti dire che ci sono tantissime chiese tra le quali meritano una particolare menzione:
L’ Antica pieve di Santa Giustina (o Duomo Vecchio) che è una costruzione romano-gotica costruita a partire dal 1239-1250, consacrata nel 1256;
Il Duomo Nuovo di San Giuseppe Operaio, che è un’imponente costruzione moderna, che si svolge su pianta centrale a croce latina nel cui centro si innalza una guglia con pinnacolo;
Il Santuario delle Sette Chiesette, che è stato ideato e costruito da Vincenzo Scamozzi su commissione dei nobili veneziani Duodo tra il 1605 e il 1615;
Il santuario di San Giorgio, detto dei Santi, che è il punto d'arrivo della via sacra.
Ma l’elenco delle chiese di Monselice è lungo, lunghissimo e va dalla Chiesa di San Martino a quella di San Tommaso, da quella del Carmine a quella di San Giacomo e di Santo Stefano ed altre ancora.
Tra le architetture civili vanno segnalate la bellissima Torre Civica, il Mastio Federiciano (la Rocca), il Palazzo e la Loggetta del Monte di Pietà e tante bellissime ville.
Come si vede cose da visitare ce ne sono tante ed è un vero peccato che il poco tempo rimasto a disposizione non ci abbia consentito di visitare tutto e ci abbia costretti a ritornare ad Abano Terme dove aveva sede il nostro albergo.
Abano è la città delle Terme per eccellenza ed in questa vigilia di Natale è sfarzosamente illuminata e le bellissime luci natalizie di Abano T. sono l’ultima cosa che siamo riusciti ad ammirare prima di ritornare in Piemonte.
Ma questa parte del Veneto ci ha colpito per il suo paesaggio, per la sua arte e sappiamo già che prima o poi (più prima che poi) ci ritorneremo.
Di questo ne siamo certi, anzi certissimi.
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