Philip Roth “smascherato” tra il bianco e il nero della sua grafia
Philip Roth, considerato il più importante autore americano vivente e uno dei più importanti del secondo Novecento, è sempre stato uno scrittore difficile da avvicinare.
Biografia breve di Philip Roth:
Egli afferma che la vera protagonista della sua vita è stata proprio la scrittura che riusciva ad abbandonare solo per due ore al giorno, perché il vuoto è sempre stato il suo demone.
Sorprendendo però il suo pubblico il 10 novembre 2012, all'età di 79 anni, Roth ha annunciato il suo addio alla letteratura, usando questa metafora:
«Alla fine della sua vita il pugile Joe Louis disse: "Ho fatto del mio meglio con i mezzi a mia disposizione".
Ha inoltre precisato di aver dato istruzioni ai suoi parenti di distruggere il proprio archivio personale dopo la sua morte.
Contestualmente, ha abbandonato il proprio appartamento sull'Upper West Side di New York City e si è definitivamente trasferito nella fattoria di sua proprietà nel Connecticut.
Figlio di immigrati galiziani di origine ebraica, nasce a Newark, nel New Jersey, il 19 marzo del 1933.
La sua vita privata è sempre stata instabile e priva di relazioni durature.
«Uno scrittore ha bisogno di veleni», racconta.
E i veleni non gli sono mancati. Il più potente e tenace, insinuato nei meandri della sua mente e della sua anima, da risultare quasi letale per la sua psiche, è legato alla sua prima moglie Margaret Martinson Williams, protestante, biondissima, già madre di due figli, sposata all’età di 26 anni.
L’aveva scelta come compagna di vita poco prima dell’uscita di uno dei suoi primi racconti, “Difensore della fede”. Tentò di liberarsi di lei subito dopo, a più riprese, finché ci fu un incidente automobilistico di cui Maggie restò vittima.
Era così ossessionante la pressione emotiva di quei ricordi, che passarono sei anni dalla morte di Margaret Martinson Williams prima che Roth riuscisse a trovare la giusta distanza da quei fatti e per trasformarla in una protagonista, ne «la vera eroina» della sua esistenza letteraria.
Un’altra donna, Claire Bloom, attrice inglese, che aveva incontrato negli anni più volte, due anni più di lui, bellezza assoluta, con una figlia e due divorzi alle spalle, lo convince a un secondo matrimonio e lui in quel momento è libero, rabbioso e pronto a restarne folgorato.
Accetta solo dopo un “brutale” accordo prematrimoniale che si trasformerà presto in un allucinante divorzio.
Le donne per Philip Roth sembrano essere una faccenda strana.
Un’ossessione erotica forse, ma anche un antidoto contro il vuoto e la temuta solitudine.
La schiena è un altro dei suoi tormenti irrisolti, ne soffre da quando è giovane. A causa del dolore incessante è stato ricoverato in clinica psichiatrica. Pensava al suicidio e si è consolato invece con una sconfinata depressione.
Parlando dell’arte dello scrivere egli racconta:
«Iniziare un libro è sconfortante. (…) Ho bisogno di qualcosa che mi porti dritto al cuore del romanzo, di un magnete che vi calamiti tutto dentro, ecco cosa vado cercando nei primi mesi di scrittura a un nuovo libro.
(…)A questa spaventosa fase iniziale seguono mesi di scrittura a ruota libera, poi arriva la crisi, la rivolta contro ciò che ho scritto e l'odio verso il libro».
Dalla sua biografia Roth scatenato ( Einaudi) di Claudia Roth Pierpont, ne esce in realtà un uomo spiritoso, per niente chiuso, scorbutico e solitario come spesso l’abbiamo immaginato.
Una persona più mite e docile dei suoi personaggi, capace di tenerezza, anche attaccato alla famiglia di quello che sisoprattutto al fratello e ai genitori.
L’analisi della sua scrittura ci confermerà o ci smentirà tutto ciò?
Analisi grafologica di Philip Roth:
Colui che scrive fa il proprio autoritratto del tutto inconsapevole degli strumenti (a parte la penna) di cui si serve per farlo:
modella, forma, senza essere disturbato dalle restrizioni della propria coscienza.
Poiché l’individuo ignora questa sua facoltà artistica, essa è protetta da interventi della ragione o dell’intelletto.
L’analisi grafologica permette quindi di superare l’apparenza e di conquistare una finestra privilegiata sulla vita interiore del soggetto.
Il gesto grafico di Roth è angoloso, ritmicamente disuguale.
La Forma inclinata e oscura, spesso destrutturata e filiforme, personalizzata e legata.
Risale il rigo con dinamismo.
Fa pensare a un uomo combattivo, spesso polemico e oppositivo, dotato di energia, di volontà e di coraggio.
È un soggetto che tende a dominare in modo autoritario sia se stesso che gli altri cadendo a volte in piccole tirannie.
Ci troviamo dinnanzi a qualità come il controllo e la concentrazione unite a una forte resistenza, tenacia e perseveranza.
Roth è un lavoratore instancabile. Come dichiara egli stesso si ferma solo per due ore nella sua giornata di scrittore.
È orgoglioso e collerico, permaloso e impaziente. Anche egocentrismo e un certo egoismo gli appartengono e contribuiscono alla sua umoralità.
Una volta intrapresa un’iniziativa, un progetto non molla e procede abbattendo ogni ostacolo con impeto.
La contropartita è una apparente carenza di sensibilità e di empatia.
Ha una grande capacità di penetrare nell’animo umano e nei meccanismi che lo dirigono (filiforme, decrescente) ma l’incapacità di relazionarsi e di comunicare con morbidezza condiziona da sempre la sua vita affettiva, come abbiamo letto anche nella sua biografia.
È un uomo che non sa godere dei piaceri della vita, che risulta a volte insofferente e sbrigativo che risulta sempre in tensione con un conseguente possibile stress da supermenage.
Analisi grafologica della firma di Philip Roth:
La sua firma, illeggibile, più grande e più angolosa nel cognome che nel tratto finale regressivo forma un triangolo che diventa poi una “x”,
ci ricorda che è un uomo poco propenso alla reciprocità,
restio a concedersi e a rivelarsi agli altri e
che è capace di chiudere qualsiasi tipo di relazione, pubblica o privata, in modo brusco senza lasciare alcuna possibilità di replica.