Inclusione Esclusiva: la scuola e i contributi volontari

Nella scuola contemporanea riecheggia di continuo questa nobile parola:

Inclusione

 

Scuola e contributi volontari

Articolo 34 della Costituzione 

La scuola è aperta a tutti.
L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

Come dissentire? Il concetto significa accogliere e coinvolgere, nel gruppo classe, tutti i soggetti in qualche modo svantaggiati:

studenti in difficoltà per le più svariate motivazioni, portatori di handicap…

Che chiedere di meglio? Però…

La cosiddetta “buona scuola” incentiva tutti i progetti finalizzati a questo scopo. Ottimo!

Peccato però che siano tuttora ammessi anche quei progetti che implicano la partecipazione di esperti esterni a pagamento; e qui casca l’asino, che in questo caso, ahimè, è il Ministero.

Come può essere inclusiva una scuola pubblica (mi sto riferendo nella fattispecie alla Secondaria di Primo Grado, ex Media, ma lo stesso accade anche nella Primaria, ex Elementari) che chiede un contributo in denaro per partecipare a determinate attività?

Anche sborsare venti o trenta euro, per alcune famiglie, al giorno d’oggi, può risultare problematico; soprattutto se i figli sono più di uno.

È vero, in caso di mancato pagamento, gli alunni possono per lo più usufruire di un’offerta alternativa; ma non pare discriminatorio che chi può pagare riceva un trattamento differente rispetto a chi non può?

Magari il ragazzo sarebbe attratto dalla prospettiva di fare “qualcosa di diverso dalle solite lezioni”;

a questo punto i genitori devono dire di no, di fronte a un esborso imprevisto che mina un già precario bilancio familiare.

Non è bello, quel “no”, né per chi è costretto a pronunciarlo né per chi lo riceve: umiliante per entrambe le parti.

E dire che ci sono tanti Docenti pronti a dedicare ore aggiuntive a queste lezioni particolari, senza aggravio per le famiglie.

Senza contare che un’eccessiva proliferazione di progetti determina una riduzione perniciosa del tempo dedicato alla programmazione didattica canonica.

Ragioniamo sul termine evidenziato, Inclusione:

tecnicamente si rivolge agli studenti e alle studentesse con bisogni educativi speciali, con disturbi specifici dell’apprendimento e portatori di una disabilità qualsivoglia;

fare sì che questi alunni possano partecipare alla vita quotidiana della classe, magari con l’ausilio di un Insegnante di sostegno, risulta lo scopo primario della normativa.

scuola inclusiva o esclusiva

Purtroppo accade non di rado che proprio tali ragazzi rientrino in quella parte di utenza in difficoltà economica; non sempre, è vero; ma anche un solo caso non implica il fallimento di tutto l’impianto legislativo?

 

Scuola, contributi volontari

Una recente ricerca ha rilevato che il contributo scolastico "volontario" richiesto dalla maggior parte delle scuole italiane per compensare i sempre più ridotti investimenti ministeriali varia dai 50 ai 200 euro all'anno per alunno.

In ogni caso tale contributo dev'essere:
volontario
destinato all’arricchimento dell’offerta;
E se esso è finalizzato: all’innovazione tecnologica; ad opere di edilizia scolastica; all’ampliamento dell’offerta formativa deve avvenire secondo le modalità indicate dalla legge ed è detraibile/deducibile.

Inclusione solo per alcuni?

Aberrante!

E poi perché estromettere dall’inclusione i ragazzi normodotati che versano in una situazione di disagio meramente economico?

Ingiusto!

Quello che vogliamo è vedere il ragazzo alla ricerca della conoscenza, e non la conoscenza alla ricerca del ragazzo.

(George Bernard Shaw)

Aiutare i giovani a realizzare questo saggio aforisma richiede davvero corsi a pagamento?

Fuori il business dalla scuola, dentro le anime pure pronte ad apportare un proprio contributo pro bono!

Oppure, semplicemente, lasciamo fare ai professionisti:

gli Insegnanti, i primi che dovrebbero fare appello all’inclusione, per loro stessi, nelle figure professionali degne di rispetto, recuperando quel ruolo sociale che, anno dopo anno, legislatura dopo legislatura, è finito stralciato e obliterato.

Articolo sulla scuola Inclusione Esclusiva: la scuola e i contributi volontari di Sabrina Granotti su CaffèBook (caffebook .it)

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