Mary Shelley, Frankenstein e la scienza sulla natura umana
La letteratura, come gli altri settori artistici o scientifici, è sempre stata terreno di espressione maschile.
Le donne scrittrici hanno spesso dovuto pubblicare sotto pseudonimi per superare pregiudizi e inserirsi in un mondo in cui il loro ingresso non era contemplato.
Mary Shelley e Frankenstein:
Mary Shelley è l'autrice di Frankenstein, considerato all'unanimità il primo romanzo di fantascienza, che scrisse a diciannove anni e pubblicò dopo due, nel 1818.
Mary Shelley, citazione dal romanzo Frankenstein: Da dove, mi chiedevo spesso, deriva il principio della vita? Era un interrogativo ben arduo, uno di quelli che sono sempre stati considerati senza risposta, e tuttavia di quante cose potremmo venire a conoscenza se codardia e negligenza non ostacolassero la nostra ricerca! |
Si tratta di un'opera dalla trama originale e fuori dall'ordinario, come è stata la sua vita.
La madre si chiamava Mary Wollstonecraft ed era filosofa e scrittrice, tra le pioniere dei diritti femminili;
il padre era William Godwin, filosofo e politico anarchico-radicale.
La genitrice morì di setticemia quando la piccola Mary aveva dieci giorni, nel 1797; William si risposò con Mary Jane Clairmont, la cui figlia Claire era nata da una precedente relazione con un altro uomo.
Mary ricevette un'educazione molto curata rispetto alle ragazze della sua età, mostrandosi desiderosa di apprendere.
Il padre ne arricchì la formazione con viaggi d'istruzione, facendola assistere alle visite a personaggi come i poeti Coleridge e Keats.
All'età di diciassette anni s'innamora di un poeta che frequenta la casa paterna, Percy Shelley, all'epoca sposato con figli, che credeva nel modello dell'amore libero.
Claire, la sorellastra, era l'amante di un altro carismatico poeta, Lord Byron.
Nel 1814 Mary fugge con lei e Percy in Francia, dove diede alla luce una bambina prematura che morì, come altri due figli della coppia. Solo il quarto sopravvisse.
Il suicidio della moglie di Shelley permise ai due di sposarsi nel 1816.
È questo l'anno in cui, per una sorta di gara, nacque Frankenstein.
Quell'estate era caratterizzata da pioggia e umidità, forse conseguenza dell'eruzione di vulcani in Indonesia e nei Caraibi, avvenuta nei due anni precedenti.
Questo provocò l'immissione di grandi quantità di ceneri negli strati atmosferici che i raggi solari faticavano ad attraversare, causando una diminuzione della temperatura globale.
Claire aspettava un figlio da Byron: invitò gli Shelley a Cologny, un paesino svizzero sulle sponde del lago di Ginevra, dove Byron aveva affittato Villa Diodati.
Pioveva spesso e, per occupare il tempo, Byron, Shelley, Mary e John Polidori – medico personale di Byron a sua volta scrittore – leggevano storie gotiche di fantasmi.
Il nobile inglese lanciò una sfida: ognuno di loro avrebbe scritto un racconto dell'orrore, da narrare agli altri.
Polidori compose "Il vampiro", considerato l'ispirazione di Dracula, Byron produsse "The buriel", altra storia di vampiri, mentre Percy creò "The assassins".
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Mary racconta che l'idea di Frankenstein nacque da un sogno, influenzato da una conversazione in cui si commentava la teoria elaborata da Erasmus Darwin, nonno di Charles e frequente ospite della casa paterna di Mary, riguardante la vita di alcuni protozoi d'acqua che sopravvivevano per mesi all'asciutto. Erasmus aveva effettuato esperimenti con l'intento di rianimare la materia inorganica.
Altro contributo venne dalla teoria elaborata da Luigi Galvani sull'elettricità animale: lo scienziato italiano studiò le contrazioni involontarie che subivano i muscoli dei cadaveri delle rane sottoposte a scariche elettriche, concludendo che gli esseri viventi disponessero di una forza elettrica originata dal cervello.
La cerchia di amici paterni includeva chimici e pionieri dello studio dell'energia elettrica, come Humphry Davy e William Nicholson. Il nipote di Galvani, Giovanni Aldini, contemporaneo di Mary, prosegue gli studi dello zio elaborando tecniche di resuscitazione tramite l'elettricità.
In generale Mary assorbe l'acceso dibattito scientifico del periodo in cui vive, caratterizzato anche dalla Rivoluzione Industriale e dalle trasformazioni che la macchina porta alla società, con la possibilità di ipotizzare un futuro innovativo ma, allo stesso tempo, apportatore di pericoli, trasponendolo nel suo Frankenstein.
L'opera di Mary Shelley aveva un sottotitolo, il moderno Prometeo.
Nella mitologia greca Prometeo era un titano che creò l'uomo modellandolo dall'argilla, regalandogli anche il fuoco: questo dono provocò l'ira di Zeus che lo punì per il gesto.
La Shelley riprende il tema per evidenziare l'aspirazione umana a superare i limiti imposti dalla natura e ricercare il segreto della vita, realizzando l'ambizione di dominio e immortalità.
Tutti conoscono le numerose rappresentazioni cinematografiche del romanzo in cui un medico, Victor Frankestein, trafuga un cadavere e, grazie alle conoscenze nell'ambito di chimica e anatomia, gli impianta un cervello, restituendolo alla vita per mezzo di una macchina, da lui inventata, che utilizza l'elettricità del fulmine.
Nel libro ci sono però riflessioni che nei film non si colgono.
Mary Shelley, opere:
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La creatura si rivela un essere mite ma, quando si accorge delle reazioni di ribrezzo che provoca nelle persone, modifica la natura gentile trasformandosi in un assassino, uccidendo alla fine il suo creatore, che subisce una punizione come il titano mitologico.
L'autrice suscita considerazioni di carattere filosofico e morale sull'origine della vita, sul ruolo della scienza e sull'influenza esercitata dalla società, che può corrompere l'originario carattere umano.
Il mostro esprime rabbia quando comprende che non sarà mai accettato per quel che è, paura, quando si accorge di essere osservato con disprezzo dagli altri, amarezza, per l'incapacità delle persone di superare l'aspetto fisico e vedere dentro l'anima, certo di non trovare nessuno con cui condividere pensieri e doti interiori: una consapevolezza che scatenerà il suo lato oscuro e la furia omicida.
Il romanzo Frankenstein uscì anonimo, con una premessa di Percy Shelley e, per questo, all'inizio fu attribuito a lui: è un'opera che non è mai andata fuori stampa.
Nel 1822 Percy muore nelle acque della baia di La Spezia e Mary, distrutta, si dedica all'attività di scrittrice, con cui mantiene sé stessa e il figlio; scrivere costituì una valvola di sfogo dei dispiaceri affettivi oltre che di sostegno finanziario.
Mary Shelley è nota per aver curato la pubblicazione e la revisione delle opere del marito, anche se dovette superare il divieto del suocero, Sir Timoty, che pretendeva l'affido del nipote:
l'uomo fece ritirare dal commercio alcune raccolte delle poesie del figlio, curate dalla scrittrice.
La produzione letteraria di Mary Shelley è stata ampia:
romanzi storici, resoconti di viaggi in Italia e Germania, opere teatrali, articoli biografici, anche se nessuno ha raggiunto la celebrità del primo libro.
La formazione culturale, ereditata dal padre, e le idee materne che ricavò leggendone gli scritti, la portarono a elaborare il pensiero che il miglioramento della società fosse possibile utilizzando valori femminili quali comprensione e collaborazione.
Amava la natura: i luoghi preferiti d'ispirazione erano quelli agresti, sotto le fronde degli alberi o lungo i fianchi delle colline.
Un aspetto poco conosciuto è la scelta di Mary e Percy di cibarsi in maniera vegetariana:
la donna esprime disappunto per la sorte degli animali macellati e descrive la creatura di Frankenstein come un soggetto che non mangia carne, ma solo verdura.
Sono però le opere di fantascienza quelle che ne rivelano l'originalità. Scrisse anche "L'ultimo uomo", in cui racconta le vicende dell'unico sopravvissuto di un'epidemia di peste, responsabile della scomparsa del genere umano.
Il tema della morte che trionfa sulla vita è sempre presente nei suoi romanzi, vista l'influenza dei lutti subìti, come la morte prematura della madre, di tre figli, della nipote, della sorellastra e del marito, che la lascia vedova a ventiquattro anni.
Lei stessa rischiò di morire per emoraggia a seguito di un aborto spontaneo, pochi mesi prima della morte di Percy.
Mary è una donna che ha vissuto in pieno Romanticismo ed è stata a contatto con molti esponenti della corrente.
Allo stesso tempo ne ha sfidato i protagonisti maschili con un'opera che supera il concetto romantico e illuministico di libertà come scelta autonoma della persona.
La sua modernità sta nell'introdurre riflessioni sui condizionamenti della società e sulla tendenza a manipolare la natura per dominarla, facendo prevalere le egoistiche esigenze.
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