Emilio Salgari: un precursore vegano?

Emilio Salgari è da tutti conosciuto come il creatore di Sandokan, del Corsaro Nero, dei Pirati della Malesia e di storie che è riduttivo qualificare per ragazzi.

Ha prodotto circa duecento tra romanzi e racconti, alcuni anche sotto pseudonimo.

È strano come sia riuscito a descrivere atmosfere esotiche e avventure incredibili prendendo spunto solo dai testi e dalle mappe che reperiva nelle biblioteche o dagli articoli relativi a viaggi e scoperte dell’epoca:

la sua unica traversata per mare durò tre mesi e lo portò a solcare l’Adriatico.

Fu la fantasia, fervida e illimitata, a farlo veleggiare lontano.

Emilio SalgariAlcuni artisti hanno un “dono” che si esprime attraverso il canale della loro disciplina:

nel caso di Salgari le difficoltà della vita lo condussero a sfogare, tramite la scrittura, la sofferenza del quotidiano trovando rifugio in un mondo di maggior gratificazione.

Emilio Salgari, breve biografia

La sua esistenza fu sempre contraddistinta da problemi economici e tragedie familiari che lo spinsero a firmare contratti svantaggiosi con diverse case editrici senza mai beneficiare dei ricavi delle vendite.

Era costretto a scrivere tre libri all'anno per rispettare gli accordi, lavorando a ritmi furiosi che lo portavano a fumare e bere in continuazione mentre componeva.

Quando la moglie cominciò a dare segni di squilibrio, nel 1903, fu costretto a indebitarsi per pagare le cure e si trovò a gestire quattro figli piccoli.

Nel 1911 la consorte viene ricoverata in manicomio e l’autore, che già aveva tentato il suicidio due anni prima, si toglie la vita con un rasoio facendo harakiri.

Lascia un amaro biglietto in cui accusa gli editori di essersi arricchiti alle sue spalle.

Leggendo a mio figlio un libro di avventure che citava un'opera di Salgari, “I naviganti della Meloria”  pubblicato sotto lo pseudonimo di Enrico Bertolini, ho scoperto una trama poco nota rispetto ad altre che mi ha spinto ad approfondire la conoscenza dell’autore.

Questo romanzo venne pubblicato nel 1902:

descrive un tunnel sotterraneo che collega il Mare Adriatico a quello Ligure partendo da Chioggia e arrivando a La Spezia.

Le Secche della Meloria sono una zona marina nei pressi di Livorno in cui si svolse una battaglia nel 1284 tra la flotta pisana e quella genovese.

Pisa fu sconfitta e il Conte Ugolino della Gherardesca, reo di aver effettuato una manovra sbagliata, venne accusato di tradimento e condannato a morire di fame nella Torre dei Gualandi, come ricordato da Dante Alighieri nella Divina Commedia.

Emilio Salgari è talmente preciso nella descrizione della galleria che molti si sono chiesti se sia davvero esistita e alcuni hanno provato a cercarla.

Probabilmente lo scrittore venne a conoscenza di un progetto elaborato nel 1889 da alcuni ingegneri veneziani che volevano accorciare i tempi di navigazione tra le due città e che gli fornirono i dati tecnici su cui costruire il racconto.

Salgari, pressato dai debiti e dagli editori, era costretto a creare in continuazione e probabilmente cercò ispirazione in altre opere, come quelle del più famoso Jules Verne.

I due erano però molto diversi tra loro: il francese colto, ricercato ma “freddo” mentre l’italiano semplice, diretto e ricco di passionalità.

Emilio metteva entusiasmo nella scrittura, evadendo la realtà per ideare carismatici personaggi destinati a rimanere nella memoria.

Verne e Salgari si sono espressi anche in un genere considerato precursore della fantascienza.

Il primo pubblicò nel 1889 “La giornata di un giornalista americano nel 2889” mentre il secondo stampò nel 1907 “Le meraviglie del Duemila” raccontando la società del futuro in cui erano diffuse invenzioni quali radio, televisione, macchine volanti, treni velocissimi che si spostano per mezzo dell’aria, città sottomarine e tante altre mirabolanti stranezze.

Prima di loro ci fu un altro autore, Agostino Della Sala Spada, che nel 1874 produsse “Nel 2073! Sogni d’uno stravagante”.

Non entro nelle dispute di chi ha creato per primo e cosa:

di sicuro giornali e riviste dell’epoca divulgavano notizie, progetti scientifici, esperimenti, anticipazioni di scoperte a cui tutti potevano attingere.

Nelle opere citate sussiste però una comune visione pessimistica del futuro perché i prodotti della scienza e della tecnica, oltre ad apportare miglioramento pratico nella vita umana, comporterebbero un impatto negativo per l’aspetto spirituale, psicologico e culturale.

Il beneficio materiale verrebbe pagato in termini di salute, modificando il modo di vivere e pensare, sempre improntato all’arrivismo, alla ricerca della ricchezza, della velocità e dell’efficienza, dando vita a una mentalità consumistica in cui il denaro domina a discapito di valori non monetizzabili.

Quello che mi ha colpito del testo di Salgari e che è presente solo in lui, sono alcuni aspetti che dimostrano una profonda sensibilità e modernità.

Egli immagina che nella società del 2003 gli allevamenti di bestiame non esistano più e le pianure siano utilizzate solo per coltivazioni estensive destinate all’alimentazione umana.

Gli animali d'allevamento sono scomparsi e rimane qualche esemplare per non perderne la memoria.

L'uomo ha eliminato la carne dalla dieta sostituendola con pillole vitaminiche:

la popolazione è in continuo aumento e, per poter nutrire tutti, il bestiame è stato soppiantato dai prodotti dell'agricoltura.

In effetti gli animali consumano più risorse, tra acqua e cereali, rispetto a quelle che producono, senza considerare l'inquinamento originato, causando squilibri sulla popolazione mondiale: un'alimentazione davvero poco sostenibile.

Salgari rivela che la forza animale non venga più utilizzata per lavorare i campi e al loro posto si usino macchine che sfruttano l'elettricità e una sostanza chiamata radium al posto dei combustibili tradizionali.

Lo scrittore si preoccupa per le conseguenze dell’elettricità, rea di aver saturato l’atmosfera, sull’organismo umano e in particolare sul sistema nervoso, ritenendola responsabile di una vita frenetica, incalzante, senza momenti di calma: i posteri sono visualizzati come immersi in una continua “corsa frettolosa”.

L’opera si chiude con queste parole:

Io ora mi domando se, aumentando la tensione elettrica, l’umanità intera, in un tempo più o meno lontano, non finirà per impazzire”.

Un interrogativo che offre spunti di riflessione…

La tecnologia crea progressi strabilianti ma non è in grado di far fronte allo scatenarsi degli eventi naturali: una tempesta strappa gli ancoraggi di una città sottomarina così come altri fenomeni atmosferici distruggono alcune delle invenzioni descritte nel racconto.

Salgari vive in un periodo in cui la società è lanciata verso un turbinio di scoperte e l'uomo si percepisce artefice di grandiosi miglioramenti:

il romanziere manifesta dubbi e timori in un'opera poco conosciuta ma originale, da cui traspare un profondo rispetto per una Natura che viene imbrigliata e dominata dall’uomo solo in apparenza.

Lo definirei davvero qualcosa in più di un semplice autore per ragazzi.