Suor Pauline: recuperare i detenuti tramite i cani

Kathy Quinn nasce nel 1941 a Santa Monica, negli Stati Uniti. La sua infanzia è piena di violenze e incomprensioni e a tredici anni scappa di casa per vivere in strada.

 

In quegli anni i bambini fuggiti venivano rinchiusi negli ospedali psichiatrici per adulti e Kathy, come altri coetanei, subì ulteriori abusi.

Scappò di nuovo ma venne ripresa e ricoverata in quattordici istituti diversi: raccontava che la legavano con corde e catene al letto o al termosifone.

La disperazione la portò a chiudersi in un mutismo totale, evadendo un’ultima volta per nascondersi nelle strade di Los Angeles.

Iniziò a pregare Dio chiedendogli di venirle in soccorso e promettendo, in cambio, di dedicare la vita ad aiutare gli altri.

Kathy incontra un pastore tedesco di nome Joni che ogni sera andava a cercarla e col suo affetto recupera il contatto con il mondo, la parola e l’autostima.

Si rivolge alle Suore Domenicane di Bethany che accolgono donne dal passato turbolento e successivamente prende i voti assumendo il nome di Suor Pauline.

Le viene concessa una dispensa: invece di stare con le consorelle può vivere con Jona. Assieme a lui e ad altri ex-randagi gira il paese cercando di portare aiuto ai senzatetto.

Pauline spiega di aver appreso l’amore di Dio tramite quel pastore tedesco e scherza affermando che la radice della parola “Domenicano” deriverebbe dal latino dominus, ovvero Signore, e canis che significa cane.

Quindi l’ordine religioso di appartenenza viene tradotto in maniera giocosa come “cani di Dio”.

Agli inizi degli anni ’80 la suora legge “Alla ricerca di un significato della vita” dello psichiatra e filosofo austriaco Viktor Frankl, internato ad Auschwitz: sosteneva che in condizioni di estrema prigionia, come nei campi di concentramento, ciò che consentiva di salvarsi era la solidarietà verso gli altri.

Secondo Frankl i sopravvissuti all’Olocausto furono quelli che più si occuparono di aiutare i compagni perché, quando non si può modificare una situazione. l’unica possibilità è cambiare sé stessi.

L’esperienza vissuta con Jona porta la religiosa a rivolgersi, nel 1981, al Washington State Correctional Center, un carcere femminile di massima sicurezza, per proporre l’utilizzo dei cani abbandonati in un programma di addestramento:

nasce così il “Pathways to Hope”, la Via per la Speranza.

È un progetto che prevede di affidare alle detenute un randagio in modo da recuperarlo e darlo a persone non vedenti e in generale a disabili fisici e mentali.

Fondamentale fu l'incontro con il Dr. Bustard, veterinario professore all'Università di Washington ed ex-prigioniero di guerra, che comprende e supporta l'iniziativa.

Dopo le iniziali perplessità il direttore del penitenziario si accorge della validità della proposta.

Le donne acquistano autostima attraverso il rapporto con l’animale e sapendo di lavorare con un fine sociale, aiutare i disabili, ritrovano in sé grandi forze morali.

Uscite dal carcere dispongono di equilibrio, fiducia e maggiori possibilità per inserirsi nel mondo del lavoro.

Ben presto gli istituti che adottano l'innovativo progetto diventano ottanta:

il risultato è abbattere recidività, diminuire i suicidi e ridurre del 40% la violenza al loro interno. 

Nel penitenziario di Mansfield in Ohio è stato apposto un cartello scritto da un recluso:

        “Spero di essere tanto buono quanto pensa il mio cane”.

Il quattrozampe ama incondizionatamente: non gli importa se sei di aspetto gradevole o brutto, se hai soldi o sei povero, non conosce il tuo passato ma solo il presente e ripone totale fiducia nel partner facendo scattare in lui qualcosa di profondo.

Pauline continua a viaggiare e fa conoscere il suo metodo anche in altri paesi come Argentina, Australia, Polonia e, dal 2005, anche in Italia.

Nel carcere romano di Rebibbia l'iniziativa è stata denominata “ConFido” e ha permesso il recupero di cani traumatizzati successivamente affidati a famiglie e l'addestramento di altri specifici per disabili. 

Le detenute hanno ricevuto grandi benefici:

prendersi cura di un cane e insegnargli a vivere in sintonia con un essere umano è un'attività che responsabilizza perché il conduttore deve rispettare per primo le regole che ha infranto nel passato per consentire all'amico abbaiante di diventare gli occhi, le orecchie, le braccia e le gambe di individui che hanno perso quelle funzioni.

Le carcerate tossicodipendenti dispongono di uno stimolo in più per mantenere l'impegno preso con il proprio problema e hanno maggior cura di sé: c'è chi rimanda le visite dei parenti per non perdere le lezioni.

   Suor Pauline viene a conoscenza della straordinaria iniziativa di “Cavalli in carcere” effettuata nella struttura milanese di Bollate e gestita dall'Associazione un Salto Oltre il Muro in cui i reclusi hanno creato una struttura equestre al suo interno in cui imparano a trattare i cavalli ricevendo gli stessi benefici dei colleghi che interagiscono con i cani.

Nel 2011 la religiosa vi si reca una prima volta per replicare la visita a febbraio 2016. Entrambe le attività sono accomunate dall'utilizzo di animali abbandonati o sequestrati.

Gli stessi volontari che coadiuvano i detenuti nell'apprendere le tecniche di addestramento si mostravano riluttanti e prevenuti nei loro confronti: quando hanno visto concretamente il cambiamento e i genuini sentimenti creati con i quattrozampe hanno modificano l'atteggiamento.

Suor Pauline precisa che la gestione degli animali non costituisce una terapia curativa ma solo un modo per uscire da sé stessi concentrandosi sugli altri.

I cani vengono formati per soggetti affetti da Parkinson, disturbi da stress post traumatico, sordomuti, ciechi o per la ricerca di dispersi: per ottenere risultati serve disciplina, dedizione, costanza, sincerità, altrimenti il peloso non risponde.

Ma quando risponde regala una magica sensazione che aiuta a stare meglio.

Suor Pauline lo ha sintetizzato con queste parole:

Gli animali in carcere aiutano a riportare rispetto, dignità e soprattutto amore, ingrediente principale per la motivazione al cambiamento”.

Suor Pauline Quinn in Argentina, video:

(foto Youtube) Articolo Paola Iotti Suor Pauline: recuperare i detenuti tramite i cani