Tutto è relativo

Tutto è relativo. Prendi un ultracentenario che rompe uno specchio. Sarà ben lieto di sapere che ha ancora sette anni di disgrazie. Albert Einstein.

 

 

Ciascun essere vivente è dotato di gusti, caratteristiche ed esperienze che lo rendono diverso dagli altri.

La formazione familiare e scolastica, l'area di provenienza, le persone con cui è venuto a contatto ma anche il modo di affrontare gli eventi della vita, i pensieri che passano per la sua testa e tutto ciò che entra attraverso i sensi creano un insieme che lo differenzia rendendolo unico.

Se la malattia fosse un evento meccanico, in ogni persona si manifesterebbe con gli stessi sintomi e modalità di guarigione. Invece non avviene così.

Alcuni ricercatori di un'università statunitense hanno messo in incubazione i virus del raffreddore per inserirli nelle mucose di volontari: solo il 12% di loro si ammalava, e la percentuale non poteva essere aumentata esponendo i soggetti refrattari al freddo o ad altri fattori fisici.

Gli studiosi analizzarono i volontari. Interrogandoli scoprirono che quelli che si ammalavano avevano subìto situazioni di “stress”: lutti, contrasti in famiglia o sul lavoro, solitudine e insoddisfazione, mentre quelli sani vivevano con maggiore serenità e gratificazione, mantenendo il sistema immunitario efficiente e funzionante.

Dunque l'esperienza diretta, i dolori, le gioie, i traumi, le delusioni forgiano gli individui con sfumature differenti, nel corpo e nello spirito.

Tutti tendono a osservare attraverso una propria visione ma talvolta dimenticano che questa è "personale" e quindi relativa: attribuendovi un valore "assoluto" cercano di imporla agli altri perché in buona fede la ritengono corretta.

Il colore che piace, il cibo che si ama, l'abito che si ammira, lo sport che si pratica, il libro che ha entusiasmato, non necessariamente devono essere condivisi: ciò che è comodo e piacevole a uno, può essere fastidioso e sgradevole all'altro.

È sbagliato forzare il prossimo ad accettare il consiglio che si ritiene ottimale.

Ricorda l'atteggiamento di un personaggio minore sapientemente delineato dal Manzoni, Donna Prassede, che agiva con le migliori intenzioni per far dimenticare Renzo a Lucia, ma la sua chiusura mentale e i modi poco empatici portavano a ottenere l'effetto opposto, ossia a una difesa accanita di Renzo da parte della ragazza che, invece di allontanarne il ricordo, come desiderava lei stessa, non faceva che rafforzarlo.

La presunzione di essere nel giusto spinge alcuni individui a trasformarsi in novelli “missionari” che bramano compiere del bene convertendo chi non la pensa come loro. Una sorta di globalizzazione delle convinzioni e dei comportamenti.

Purtroppo molti missionari del passato hanno portato più danni che benefici alle popolazioni da “salvare”, in quanto la presunzione non ha fatto cogliere loro la saggezza di molte società tribali, capaci di trasmettere importanti lezioni in termini di processi, modalità di produzione, consumo e vita.

Persone considerate “inferiori” che vivono semplicemente ma con forti legami familiari e sociali, spesso felici nonostante non siano ricche e prive dei comfort della moderna società.

Si sentono parte della Terra e la rispettano, usando solo quello di cui hanno bisogno, riutilizzando tutto senza generare scarti e rifiuti, vivendo in equilibrio nella famiglia e nella comunità, in perfetta armonia con il territorio.

C'è un bellissimo libro che racconta l'esperienza di una occidentale in una tribù di aborigeni australiani: Marlo Morgan, “ … e venne chiamata due cuori”.

Un racconto affascinante e illuminante in cui l'autrice scopre un altro mondo e un diverso modo di vivere, in armonia con la Natura, con sé stessa e gli altri grazie alla saggezza di persone considerate di serie “B”.

Prima di valutare la ricchezza di un individuo dal numero di beni di consumo a disposizione bisognerebbe considerare che esistono ulteriori parametri di giudizio.

Una serie televisiva del passato intitolata “I sopravvissuti” raccontava di un misterioso virus sfuggito da un laboratorio di ricerca che infettava il mondo provocando la morte di buona parte della popolazione.

La minoranza che riesce a sopravvivere alla malattia si trova a riorganizzare una società basata sul baratto e impara a procurarsi i beni primari senza la possibilità di ricorrere a tecnologia e abitudini a cui erano avvezzi.

Uno scenario che si spera rimanga immaginario ma che dovrebbe ispirare a non dare tutto per scontato e a considerare la relatività delle situazioni. Interiori ed esteriori.

In quei frangenti saper utilizzare la terra e conoscerne i segreti è decisamente più utile che fare la spesa al supermercato e cucinare una raffinata cena grazie a sofisticati apparecchi elettrici, così come curare una ferita o un malessere con erbe medicinali invece che telefonare al medico e recarsi in farmacia...

Ogni tanto bisognerebbe scendere dalla nostra postazione e osservare il mondo da una prospettiva differente, ricordando che nulla è assoluto ma tutto relativo...