La lezione del cavallo

Anni fa mi sono imbattuta in alcuni consigli indicati per vivere meglio:

1) libera il cuore dall'odio;

2) affranca la mente dalle eccessive preoccupazioni;

3) semplifica la vita;

4) dai in misura maggiore e coltiva meno aspettative;

5) ama di più e.. accetta la terra che ti tirano, poiché essa può essere la soluzione e non il problema.

Per comprendere l’ultima regola è necessario raccontare la storia di un destriero.

 

Un giorno il cavallo di un contadino cadde in un pozzo.

Non riportò alcuna ferita ma non poteva uscire da lì con le sue forze. Per molte ore l'animale nitrì fortemente, disperato, mentre l’agricoltore pensava a cosa avrebbe potuto fare.

Finalmente l’uomo prese una decisione crudele: pensò che la bestia fosse già molto vecchia e non servisse più a nulla e che il pozzo, ormai secco, andasse chiuso in qualche maniera.

Stabilì pertanto che non valesse la pena sprecare energie per tirarlo fuori e chiamò i vicini affinché lo aiutassero a interrare vivo l’animale.

Ciascuno di loro prese una pala e cominciò a gettare terra dentro al pozzo. Il quadrupede non tardò a rendersi conto di quello che stavano facendo e pianse disperatamente.

Tuttavia, con sorpresa di tutti, dopo che ebbero buttato molte palate di materiale, il cavallo si calmò. Il contadino guardò in fondo al buco e con stupore notò che scuoteva la terra che cadeva sopra la schiena, salendovi sopra.

Così, in poco tempo, tutti videro come il cavallo riuscì ad arrivare alla bocca del pozzo, passare sopra il bordo e uscire da lì, trottando felice.

La narrazione si conclude asserendo che la vita getta addosso alle persone molta terra.

Soprattutto se ci si trova dentro un pozzo. Il segreto per uscirne è scrollarsela di dosso e salire sopra ad essa. Ciascuno dei nostri problemi può essere considerato un gradino che conduce alla cima. Si può uscire dagli antri più profondi non dandosi per vinti e adoperando la terra che tirano per fare un passo verso l'alto, trasformando la difficoltà in vantaggio.

Alcune volte siamo però noi stessi a buttarci addosso il fango. Quando attribuiamo la causa degli eventi avversi a presunte carenze, affibbiandoci epiteti poco simpatici.

È un atteggiamento sbagliato perché il sub-conscio assorbe le parole adeguandosi al contenuto.

Nelle sale operatorie di molti ospedali è fatto divieto ai medici di esternare commenti negativi nel corso dell’operazione: molti studi attestano che, a parità di situazione clinica, i pazienti sulla cui gravità i sanitari si esprimono mostrano un decorso più difficile rispetto a quelli che sono invece destinatari di frasi incoraggianti.

Nonostante l’anestesia, il cervello percepisce le parole che vengono pronunciate adeguandosi ad esse.

Louise Hay ha fondato le sue tecniche di “pensiero positivo” proprio su questo concetto. Le parole hanno un ruolo essenziale nella costruzione della personalità umana.

Le vicende personali della donna, con una infanzia di violenze e un grave tumore che la colpì a quarant’anni, la portarono a formulare l’idea che la malattia fosse il sintomo di “mal-essere”, frustrazione e rabbia repressa: modificando il modo di pensare e rompendo gli schemi limitanti secondo lei si può imparare a vivere meglio.

Louise scrive diversi libri tra cui “Puoi guarire la tua vita”, in cui insegna a utilizzare affermazioni positive che non contengano negazioni o termini denigratori, recitate al tempo presente, enunciate quotidianamente davanti allo specchio per guardarsi negli occhi e arrivare alla profondità del proprio essere.

Indica quanto sia importante iniziare e concludere la giornata preparandosi a ricevere e ringraziando per quanto ottenuto di bello, lasciando scorrere le emozioni negative del passato responsabili del blocco della capacità di cambiamento, creatività e felicità, apprendendo ad amare se stessi, gli altri e ogni aspetto della vita.

Louise Hay propugna un concetto olistico in cui corpo, mente e spirito sono indissolubilmente legati.

Una ragazza speciale, Giorgia Giovanardi, ha scritto un libro intitolato “Signora delle ombre”. 

È ipovedente dalla nascita e trovò in un cavallo il primo essere che le diede fiducia permettendole di mostrare quel che valeva.

Ha vinto titoli italiani nella sua categoria, si è misurata con normodotati, ottenuto numerosi riconoscimenti e soprattutto la fiducia delle persone. 

È diventata istruttrice per disabili e tecnico della riabilitazione equestre fondando l’associazione Ippogrifo e un maneggio: lavorando anche in diverse scuole di equitazione permette a tante altre persone speciali di trovare una dimensione positiva e vivere meglio.

Giorgia sostiene che l’equitazione sia uno sport per tutti perché «è l'abilità che conta, non la disabilità, e i diversamente abili hanno abilità diverse, non disabilità».

Nel suo libro ho letto una bellissima storia che pare sintetizzare il pensiero di Louise Hay.

Un gruppo di ranocchie decise un giorno di allontanarsi dallo stagno per salire in cima a una montagna.

Le altre iniziarono a sostenere risolute che non sarebbero mai riuscite nell'impresa perché le rane non sono fatte per scalare i monti ma per nuotare nell'acqua. Alcune rinunciarono subito e poche partirono ma alle prime fatiche e

difficoltà il gruppo diminuì progressivamente.

Tutte ritornarono allo stagno tranne una che arrivò in vetta alla montagna... era sorda e non aveva ascoltato le parole delle altre!

Questo racconto rimanda a un altro: quello di Fulvio Frisone, nato a Catania nel 1966, spastico distonico per un tragico errore nel momento del parto che, nonostante la disabilità, è considerato uno dei più brillanti fisici nucleari italiani.

Una storia simile a quella del premio Nobel Stephen Hawking, solo che l’inglese è diventato disabile in seguito: Fulvio invece la salita verso la cima della montagna l'ha dovuta affrontare fin dalla nascita, aiutato da genitori che non hanno mai ascoltato chi diceva che il figlio era irrecuperabile.

La madre, Lucia, lo ha stimolato tutti i giorni con metodi da lei inventati e riuscendo a farlo parlare, evento ritenuto impossibile: poi l’ha fatto studiare vincendo una lunga battaglia contro le scuole di Siracusa che non lo volevano in classe.

Il padre Carmelo ha inventato un casco con un'asta che ha consentito al figlio di sfruttare, per scrivere e disegnare attraverso il pc, gli unici movimenti coordinati del suo corpo, ossia quelli della testa.

In tal modo Fulvio si è laureato nel 1989 in fisica nucleare con una tesi su “Le reazioni di fusione D-D in palladio deuterato”: da molti anni svolge attività di ricerca nel dipartimento di Fisica e Astronomia dell'Università di Catania continuando a occuparsi di fusione fredda, la fonte di energia pulita che potrebbe rivoluzionare, in meglio, il nostro modo di vivere.

I suoi studi sull'argomento gli hanno procurato vasta fama a livello internazionale, viaggiando per le maggiori università del mondo (Russia, Cina, Usa ed Emirati Arabi Uniti) ricevendo numerosi premi. Nel 2001 ha rifiutato un posto di ricercatore nell'Università americana dell’Illinois, preferendo rimanere in Sicilia.

Queste storie mi fanno concludere che una sesta regola vada aggiunta alle cinque elencate all'inizio: ama te stesso, credi nei tuoi mezzi, percepisci quel che vuoi veramente fare e non ascoltare chi dice che non sei in grado di realizzarlo.

Articolo Paola Iotti La lezione del cavallo