Nessun dorma cantata da Pavarotti e la Turandot (l’incompiuta di Puccini)
L’aria Nessun dorma (famosa è l’interpretazione di Pavarotti) è certamente la più nota della Turandot l’opera considerata come il capolavoro incompiuto di Giacomo Puccini.
Il video di Nessun dorma cantata da Pavarotti
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Quando si parla della Turandot una domanda resta sempre senza risposta, Puccini ha lasciato l'opera davvero incompleta?
Il finale della Turandot è un enigma complesso.
Nel 1920 Puccini riceve la prima scrittura del libretto del primo atto da Giuseppe Adami e Renato Simone, i librettisti.
Per il grande compositore il vero ostacolo, e culmine della storia, era la trasformazione di Turandot, da principessa fredda e vendicativa a donna innamorata.
Testo di Nessun dorma cantata, Turandot di Puccini
Puccini lascia scritto che il momento decisivo dell’opera dev’essere il duetto tra la principessa Turandot e il misterioso principe Calaf.
In un bellissimo duetto… “l'amore deve apparire come un'auto luminosa nel mezzo del clamore della gente” scriveva.
Nel marzo del 1924, aveva completato l'opera fino al duetto finale del quale, però, non riteneva ancora soddisfacente quanto proposto nel libretto.
Si pensa che Puccini volesse terminare l'opera con la morte della giovane schiava Liù che per amore non rivelava il nome del principe. Ma il Maestro aveva anche preparato una bozza con un altro finale poche settimane prima della sua morte.
Il 10 ottobre, al compositore veniva diagnosticato un cancro alla gola. Puccini e moriva poche settimane dopo, il 29 novembre 1924, lasciando appunti e schizzi sulla fine della Turandot.
Sembra che il compositore avesse chiesto che fosse Riccardo Zandonai a terminare l’opera ma figlio Tonio gli preferì Franco Alfano.
La prima di Turandot si tenne alla Scala di Milano, il 25 aprile 1926. Il direttore era Arturo Toscanini con Rosa Raisa ad interpretare la principessa Turandot e Miguel Fleta era il tenore che dava voce a Calaf.
Si dice che a metà del terzo atto, due battute dopo le parole "Liù, poesia!", l'orchestra si fermò, Toscanini abbassò la bacchetta e si rivolse al pubblico dicendo: "Qui il Maestro finí" (o in altre versioni “Qui termina la rappresentazione perché a questo punto il Maestro è morto”).
Toscanini, in ossequio al Maestro, non avrebbe più diretto la Turandot.
Turandot la leggenda
Turandot è un nome di origine persiana che significa figlia della terra di Turan, una regione dell'Asia centrale che faceva parte dell'Impero persiano.
L'origine della storia di Turandot risale a una poesia del grande poeta Nezami. Nezami di Ganjè (Gäncä, 1141 – 1209/1204) è considerato il più grande poeta persiano medievale e fra le sue opere la più nota è Le sette principesse, un libro ancora tradotto e letto.
Una di queste principesse non trovava nessun pretendente degno di lei e dichiarò che si sarebbe arresa all'uomo che avrebbe potuto risolvere una serie di enigmi.
Questa storia venne raccolta ed elaborata da Francois de la Croix che trasforma l’originale principessa russa in cinese, per rendere più esotico il racconto.
Carlo Gozzi, in seguito, ne crea una tragicommedia nello stile della commedia dell'arte. All’opera del rivale di Carlo Goldoni il poeta tedesco Friedrich Schiller ne compie un’ulteriore riscrittura poetica.
Il testo dell'opera di Puccini si basa su una traduzione italiana di Andrea Maffei del lavoro del poeta e drammaturgo tedesco.
I 3 indovinelli di Turandot
Nella trama della Turandot sono noti i tre indovinelli che i principi devono risolvere, pena la morte, per poter chiedere la mano della bellissima principessa.
Chi è il fantasma che nasce nell'uomo ogni notte e muore ogni giorno?
Cos'è che “guizza al pari di fiamma, e non è fiamma!” ed è… “febbre d’impeto, ardore, se trapassi si raffredda e se sogni la conquista avvampa?”.
Le risposte sono per il primo la speranza e il secondo il sangue… ma nel terzo c’è l’indecisione che fa credere alla principessa di aver vinto Calaf.
Lei lo pronuncia rimarcando che è il gelo che ti dà fuoco e dal tuo fuoco più gelo prende! Candida ed oscura! “Il gelo che dà foco, che cos’è?”.
E il principe risponde: Turandot… e vince.
Nessun dorma
Il principe Calaf vede però la disperazione nella principessa e ancora una volta, per amore rimette tutto in gioco: Se la principessa scopre il suo nome entro l’alba avrà vinto e lui comunque morirà.
A questo punto Turandot ordina che Nessun dorma e che chi sa il suo nome lo riveli o sarà mandato a morte. Ma all’alba… vincerò canta il principe Calaf.
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