Margarita Kearney Taylor e l’Embassy: una sala da tè fra spionaggio e rifugiati in fuga dai nazisti
[vc_row][vc_column width="2/3"][vc_column_text]La chiusura dell’Embassy, la sala da tè fondata da Margarita Kearney Taylor nel 1931, ha lasciato di certo un vuoto fra i luoghi tradizionali di Madrid.
Questo locale, che era situato al numero 12 del Paseo de la Castellana.
Per oltre 86 anni è stato il punto di incontro di politici, intellettuali e uomini d'affari della capitale, ma soprattutto testimone di una buona parte della storia spagnola e non solo.
L’Embassy era l'ossessione di Margarita Kearney Taylor che fin dall'inizio cercò di trasformarlo in un'imitazione dei locali presenti negli eleganti quartieri di Londra, come Mayfair o Belgravia.
Lo scoppio della Seconda guerra mondiale ne cambiò invece lo scopo principale diventando luogo d’incontro di spie e rifugiati che cercavano di sfuggire alla Gestapo e alle SS.
La pasticceria di Margarita Kearney Taylor, diventata in seguito sala da tè e ristorante, ricevette il nome di "Ambasciata" per la sua vicinanza a numerose ambasciate.
In particolare le giovava la contemporanea vicinanza sia dell’ambasciata inglese sia di quella tedesca.
Presto divenne uno degli angoli più sofisticati della capitale, ma il suo seminterrato nascondeva una storia di solidarietà internazionale.
Durante la Seconda guerra mondiale lì vi trovarono rifugio e protezione migliaia di ebrei senza documenti che ricevevano aiuto, cibo e un po’ di soldi.
Si stima che l’Embassy spendesse più di 1.000 sterline al giorno per sovvenzionare questa assistenza che venne interrotta da diverse chiusure dei locali.
L’Embassy, fra spie, diplomatici e rifugiati ebrei in fuga dai nazisti
Pochi luoghi hanno fatto da scenario come l’Embassydi di Margarita Kearney Taylor alla realtà frenetica e violenta che ha sconvolto l'Europa negli anni '30 e '40.
Non tutti i suoi clienti, dal dopo guerra in poi, hanno saputo che, attraversando la soglia di quel locale, si superava un confine magico del tempo.
Da lì entravano in un'atmosfera che riportava a giochi politici, azioni diplomatiche e complotti di spie.
Lì è stata decisa una parte della storia ed alcuni, potremmo dire, riuscirono ad evitare una parte della storia…
Il suo seminterrato conserva ancora il ricordo delle dozzine di vite che sono state salvate, uomini e donne sfuggiti alla tragedia della Shoah o alle persecuzioni naziste.
Le pressioni naziste sulla Spagna
La delegazione tedesca era guidata da Paul Winzer, capo della Gestapo, e Hans Lazar, capo della propaganda in Spagna. I nazisti avevano aumentato il controllo e la pressione nel Paese iberico con la connivenza dello stesso Francisco Franco.
La Germania, in questo senso, aveva anche considerato persino un'invasione per soddisfare le sue necessità strategiche nel conflitto.
Francisco Franco, pur non entrando direttamente nel conflitto a fianco dei tedeschi, aveva dato disposizioni:
chiunque fosse stato trovato sul territorio spagnolo privo di documenti sarebbe stato consegnato, se richiesto, ai nazisti.
In questa situazione, Kearney Taylor, insieme all'ambasciatore britannico Sir Samuel Hoare,
trasformarono il locale in un rifugio per sfuggire alla persecuzione che subiva chiunque fosse contrario agli interessi nazisti.
Margarita Kearney Taylor e l’Embassy
La irlandese Margarita Kearney Taylor sfruttò la complicità del lusso in stile vittoriano per trasformare il locale nel più elegante luogo di ritrovo della Madrid degli anni '30.
Sopravvissuto con difficoltà alla guerra civile, l’Embassy, ha vissuto la sua età dell'oro durante la Seconda guerra mondiale.
Non aveva rivali in una Madrid devastata.
Situato a un passo dall'ambasciata tedesca e molto vicino alla legazione britannica, la tentazione fu troppo difficile da evitare.
Seduti sulle comode poltrone dell’Embassy e gustando le paste fresche che Margarita Kearney Taylor riuscì ogni giorno a far arrivare, i funzionari di entrambi i Paesi si incontravano uniti da uno strano cameratismo che solo il buon cibo riesce a generare.
Tuttavia, dietro all'aspetto fragile e leggero della stessa Taylor si nascondeva un personaggio impegnato nella causa alleata e collaboratrice attiva del MI6 britannico.
Quando le porte si chiudevano, lo scantinato diventava un rifugio per chi era riuscito a raggiungere la Spagna.
Da lì in molti sarebbero fuggiti verso Gibilterra o la Galizia sfruttando le targhe diplomatiche inglesi.
Alla fine della guerra più di 30000 persone sarebbero state salvate passando attraverso l’Embassy di Margarita Kearney Taylor.[/vc_column_text][td_block_11 custom_title="" separator="" post_ids="7882" limit="1" tdc_css=""][/vc_column][vc_column width="1/3"][/vc_column][/vc_row]