Intervista a Davide Cassani
Davide Cassani è stato un esperto nelle fughe da lontano e delle classiche da un giorno.
Ha disputato 12 Giri d’Italia, nove Tour de France e nove Mondiali e si è tolto tantissime soddisfazioni.
Due tappe vinte al Giro, tre vittorie nel Giro dell’Emilia e tanti piazzamenti nelle grandi classiche:
terzo nella Freccia Vallone e nel Giro di Lombardia 1992,
quarto nella Liegi-Bastogne-Liegi dello stesso anno
e secondo nell’Amstel Gold Race del 1995.
La sua carriera si è interrotta un anno più tardi ed è iniziata una seconda vita.
Si è ritagliato il suo spazio come commentatore tecnico del ciclismo sulle frequenze RAI e poi nel 2014 ha dato il via alla propria terza vita diventando Commissario Tecnico della Nazionale.
Sotto la sua guida è nata un’Italia consapevole dei propri mezzi, aggressiva e brava a leggere la corsa in ogni suo aspetto: un’Italia che soprattutto piace, una squadra che si sa mettere in mostra.
Intervista a Davide Cassani
Davide Cassani sarà ospite de Il Giardino delle IDEE il 20 gennaio 2019 alle ore 17 ad Arezzo presso Casa dell'Energia.
Buongiorno Cassani, non c'è dubbio che i valori del ciclismo siano unici ed universali. Perché secondo Lei?
Perché il ciclismo è uno sport di fatica e uno sport popolare, fa parte della nostra storia. Uno sport che è passato almeno una volta sotto casa nostra lasciando ricordi indelebili. Traspare l’umiltà di questi ragazzi che lavorano sodo, la gente né è consapevole e ammira la loro straordinaria caparbietà. Nasce spontaneo l'attaccamento nei loro confronti.
Un bilancio della sua esperienza da Commissario Tecnico?
Per me è ovviamente un onore aver ricevuto questo incarico. Ho cercato di investire sul settore giovanile ed è importante in tal senso la ripartenza del giro dilettanti che hanno un calendario molto ridotto rispetto ai professionisti.
Ciò toglie competitività rispetto ai pari età degli altri paesi e questo trend va invertito, poi i risultati magari li vedremo tra qualche anno.
Ce la sto davvero mettendo tutta, poi vedremo sei miei sforzi avranno riscontro in futuro. Dobbiamo assolutamente ripartire dal basso e investire sugli juniores e sperare, anche con un po’ di fortuna, che nascano nuovi talenti.
Davide Cassani atleta, come nasce questa sua passione?
Ho cominciato da allievo a quindici anni, avevo una grande passione e ho iniziato tardi perché mio padre la bici non me l’ha comprata prima.
Avevo le idee molto chiare al riguardo e con un pizzico di fortuna e tanta costanza sono riuscito a coronare il mio sogno e sono strafelice per quello che ho fatto come corridore.
Oggi il problema di molti giovani è quello di non avere le idee chiare, troppi stimoli e molta confusione, non si focalizzano su un obiettivo.
Cosa prova quando sale in bici?
Oltre alla fatica che è abbastanza relativa, quando sono in sella è difficile razionalizzare le emozioni che provo.
Sicuramente gioia e spensieratezza. Pedalare mi fa stare bene e mi permette di raggiungere la pace dei sensi.
Momento più bello e più brutto della sua carriera?
Il momento più bello di tutta la mia carriera è stato senza dubbio il primo Mondiale cui partecipai.
Era il lontano 1985. Fu un mese importantissimo per me, ma anche per l’Italia.
Per quanto riguarda invece quello più brutto è stato due anni prima, nel 1983, era il mio primo anno da professionista ed avevo appena terminato il Giro d’Italia. Sentivo un profondo dolore al ginocchio e per questo motivo, nella seconda parte della stagione, iniziai ad allentare la presa.
Mi spaventai tantissimo. Ero quasi sul punto di smettere, ma per fortuna questa brutta situazione si risolse per il meglio.
Ormai non si parla quasi più di doping, ottimo segnale per il movimento?
Assolutamente sì, sono anni che il ciclismo lotta contro questo problema. La politica dei controlli asfissianti ha dato i propri frutti, oggi chi si fa beccare è un incosciente.
A proposito invece dei suoi anni in RAI?
È stato una parte importante della mia vita e un privilegio che mi ha permesso di rimanere in contatto con questo mondo meraviglioso dal di dentro.
Ringrazio Marino Bartoletti che ha creduto in me e posso senz'altro dire che la RAI è stata e continua ad essere per questo sport un elemento fondamentale e insostituibile.
Il ciclismo è ancora in chiaro e gli ascolti premiano questa scelta aziendale. Poi dopo tanti anni era giusto cambiare e cercare di fare qualcos'altro che tornasse a stimolarmi.
Progetti futuri?
Voglio continuare a vivere il presente e svolgere il mio lavoro al meglio seguendo la mia passione per questo sport.
Un ricordo particolare?
Tra i tanti posso raccontarti un aneddoto recente.
Stavo salendo sull'Etna per vedere l’arrivo della tappa del giro e ho incontrato un ragazzo di quattordici anni che ha fatto la salita con me, quando mi ha salutato in cima mi ha detto che quello era stato il giorno più bello della sua vita.
Ennesima dimostrazione dell’unicità e della magia del ciclismo.
E adesso è arrivato un nuovo libro?
Le salite più belle d'Italia sono ricognizioni non per immagini ma per parole, sono un viaggio a pedali verso le cime che hanno segnato la storia della corsa rosa.
Certo con qualche assenza, ma sarebbe stato impossibile raccontarle tutte. Il libro è un su e giù tra tecnica a pedali, dettagli delle salite e storia del ciclismo.
Un sogno nel cassetto?
Il mio sogno da Commissario Tecnico della Nazionale Italiana di ciclismo dei professionisti è vincere un Campionato del Mondo.
E poi vorrei vedere sbocciare qualche giovane.
Davide Cassani ricorda spesso nelle interviste che niente è più bello di sentire l’aria in faccia o avvertire i raggi di sole sulle gambe a inizio primavera.
Ed è proprio lì che mi accorgo che sta il bello di Davide Cassani, capace adesso di scrivere un manuale tecnico e romantico allo stesso tempo.
Un libro dove le sinuose altimetrie si fondono con le parole dei ricordi.
Tratti di asfalto e sterrato vissuti in prima persona da un Cassani narratore e ciclista, abile a raccontare fatica ed emozioni, coinvolgendo ad ogni pagine il lettore.
Foto dell'articolo Intervista a Davide Cassani per gentile concessione di Rizzoli editore
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