Il carminio della cocciniglia, storia di un colore che costruì un impero
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Un pigmento rosso intenso, questo è il carminio della cocciniglia, però, cos’è la cocciniglia?
La cocciniglia (Dactylopius coccus) è un insetto bianco e paffuto proveniente principalmente dal Messico e dal Perù.
Il nome cocciniglia deriva da cochinilla che in spagnolo signiifica porcellino di terra. È un parassita che per vivere ha bisogno di piante del genere Opuntia, cioè dei cactus, e da più di 2000 anni viene usato in America per tingere i vestiti e colorare il cibo. Il carminio di cocciniglia è un colorante presente nell’insetto ed è costituito dall'acido carminico.
La cocciniglia europea ha un contenuto massimo dal 0,6% al 0,8% di acido carminico (che dà l'intensità del tono rosso), e il Kermes europeo raggiunge solo l'1% , proprio in questo c'è il grande contributo della cocciniglia messicana: l'insetto ha tra il 17 e il 24%, un'intensità mai ottenuta in Europa fino a prima della conquista spagnola.
Il carminio di cocciniglia, il rosso degli Aztechi
Sebbene lo scarlatto sia il colore del peccato nell'Antico Testamento, l'élite del mondo antico aveva sempre sete di rosso, un simbolo di ricchezza e di status sociale.
Venivano spese somme esorbitanti di denaro nella ricerca di tinte dai colori più vibranti fino a quando Hernán Cortés, e i conquistadores, non scoprirono questo pigmento altamente saturo di rosso nei grandi mercati di Tenochtitlan, l’antica capitale dell'Impero azteco, situata dove oggi sorge Città del Messico.
Gli antichi abitanti degli attuali Stati messicani di Puebla, Tlaxcala e Oaxaca avevano sviluppato un sistema per manipolare gli insetti e ottenere i migliori risultati con il pigmento che usavano per dipingere i loro “murales”, per tingere i tessuti e le piume, e persino come medicine.
Gli Aztechi conoscevano le proprietà dell’insetto da secoli, le avevano apprese forse dai Mixtechi, e quando gli spagnoli conquistarono il Messico, nel 1521, scoprirono come i nativi producevano il colore raccogliendo i piccoli parassiti dalle nopales (la parola nopal o nopaled deriva da nahuatl nōpalli, foglie, o da nōchtli, frutta) dell'opuntia, e presto realizzarono come commercializzare quel pigmento naturale.
Cortés riconobbe immediatamente quella potenziale ricchezza del Messico e scrisse al re Carlos V:
"Devo parlare di alcune delle cose che ho visto, che sebbene siano descritte male, so molto bene che susciteranno tanta meraviglia che difficilmente si crederanno, perché anche quelli che li hanno visti con i loro occhi non sono in grado di capire la loro esistenza".
Realizzato dalla frantumazione della cocciniglia del carminio, il misterioso colorante lanciò la Spagna nel suo ruolo di superpotenza economica e divenne una delle principali esportazioni del Nuovo Mondo, mentre la moda del rosso si stabiliva in Europa.[/vc_column_text][vc_btn title="Potrebbe interessarti anche: Georges de La Tour la riscoperta del pittore dimenticato" color="white" link="url:https%3A%2F%2Fcaffebook.it%2F2018%2F03%2F05%2Fgeorges-de-la-tour-la-riscoperta-del-pittore-dimenticato%2F|title:Georges%20de%20La%20Tour%20la%20riscoperta%20del%20pittore%20dimenticato||"][vc_btn title="Se ti piacciono i nostri articoli senza banner, seguici anche su Facebook" link="url:https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2FCaffeBook.it%2F|title:Caff%C3%A8Book||"][/vc_column][vc_column width="1/3"][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width="2/3"][vc_column_text]
Il carminio di cocciniglia e la ricchezza della Spagna
Nel XVI secolo, gli spagnoli iniziarono ad esportare il rosso carminio della cocciniglia in Europa, dove raggiunse un prezzo elevato come tintoria per i panni e per l'uso dei pittori.
Nell’Europa che usciva dal Medioevo c’era una grande ossessione fra i pittori, ma anche fra i tintori, per ottenere il pigmento rosso perfetto.
I tintori medievali, organizzati in corporazioni, erano in grado di produrre molti colori, ma il rosso era estremamente difficile da ottenere.
La corporazione dei tintori custodiva gelosamente i propri segreti e compiva quasi atti magici di alchimia per fissare i colori sulla lana, sulla seta o sul cotone.
Usavano radici e resine per creare gialli, verde e blu soddisfacenti.
Schiacciando una specie di lumaca marina ottenevano una tintura che permetteva loro di creare tessuti porpora che risalivano ai Fenici e che valevano più del loro peso in oro.
Ma ancora non avevano trovato un rosso abbastanza vivace e semplice da utilizzare.
Il rosso più comune in Europa proveniva dall'Impero Ottomano, dove per ottenerlo si usava la radice di una pianta la Robbia, o Rubbia (Rubia tinctorum).
I tintori europei cercarono disperatamente di riprodurre i risultati dell'Oriente, ma i loro successi furono parziali, poiché il processo ottomano richiedeva mesi di lavoro e comportava l'uso di una miscela puzzolente di sterco di vacca, olio d'oliva stantio e sangue di vitello, secondo quanto ha scritto Amy Butler Greenfield, autrice del libro A Perfect Red.
Per le ricche sete si utilizzava il chermes (o kermes) un colorante che ricavavano dai corpi essiccati delle femmine di alcune specie di cocciniglia. Un altro insetto, quindi, della stessa famiglia che in Italia era sfruttato soprattutto in Sicilia. Ma con la scoperta dell'America, la cocciniglia messicana soppiantò il kermes poiché produceva un rosso più intenso, il carminio della cocciniglia, con minor quantità e più duttile.
Nella decade del 1570, l'industria tessile europea era diventata dipendente dall'uso della cocciniglia del carminio.
Secondo alcune fonti del periodo, nel 1580, solo nel territorio della Nuova Spagna (ora parte del Messico) si producevano circa 133 tonnellate di questo rosso intenso e la regione di Nochixtlán, nello Stato messicano di Oaxaca, era la più importante.
Le navi cariche di questi insetti essiccati, che non si potevano allevare altrove in Europa, erano il bersaglio dei pirati, insieme all'oro e all'argento.
Successivamente, gli spagnoli lo introdussero nelle isole Canarie, dove la sua produzione divenne un'importante risorsa economica per le isole.
Le buone condizioni meteo delle Isole Canarie, di proprietà della Corona spagnola, consentirono, infatti, di impiantare anche lì le piante del genere Opuntia in cui la cocciniglia vive.
Un altro segnale della importanza che aveva assunto questo colore per la Spagna che desiderava ottenere degli approvvigionamenti anche da luoghi meno distanti.
E da allora fino a quando la comparsa di coloranti artificiali non portò in rovina questo commercio, il carminio della cocciniglia, chiamato “grana” tra gli spagnoli, rimase uno dei prodotti di esportazione messicani più preziosi, tra il 1650 e il 1860, superata solo dall'oro.
Foto e Illustrazioni sul carminio della cocciniglia nell’articolo
Foto di Oscar Carrizosa, Zyance
Illustrazioni
Henry Hartshorne, M.D. "The Houshold Cyclopedia" printed in 1881,
Indio que recoge la Cochinilla con una colita de Venado, ilustración de Memoria sobre la naturaleza, cultivo, y beneficio de la grana, de José Antonio de Alzate y Ramírez (1777)[/vc_column_text][td_block_11 custom_title="Potrebbe interessarti anche:" category_id="1734" sort="random_posts" limit="2"][/vc_column][vc_column width="1/3"][/vc_column][/vc_row]