Paulo Coehlo e l’abbandono degli animali.
Paulo Coehlo è uno scrittore brasiliano dotato di grande sensibilità e incredibile profondità.
Ognuna delle sue opere regala al lettore verità e riflessioni: vanno rilette perché ogni volta ci si accorge di una nuova sfumatura o ricordano verità che si tende a dimenticare, presi dalla frenesia del correre quotidiano.
Vorrei citare “Il diavolo e la signorina Prym” in cui l’autore narra una bellissima storia che forse molti già conoscono.
Il racconto di un uomo che passeggia lungo una strada accompagnato dal cane e dal cavallo.
Frasi di Paulo CoelhoDa “Il diavolo e la signorina Prym” di Paulo Coelho “…Una settimana è un periodo di tempo più che sufficiente per decidere se vogliamo accettare o no il nostro destino. " Trama La sfida tra il bene e il male, raccontata attraverso le vicende di un piccolo paese e dei suoi abitanti. Un giorno uno straniero arriva a Viscos con un compagno particolare: "... l'uomo non era come lo aveva immaginato tante volte: i suoi abiti erano consunti dall'uso, aveva i capelli più lunghi del normale e avrebbe dovuto farsi la barba. Era arrivato con un compagno: il diavolo...". |
Scoppia un temporale e un fulmine colpisce un albero proprio mentre stanno passando, uccidendo tutti sul colpo.
Il viaggio prosegue in altre dimensioni anche se il panorama non cambia e i tre continuano a camminare sotto il sole cocente fino a raggiungere un’entrata abbellita da un magnifico portone in marmo che conduce a una piazza pavimentata con blocchi d'oro, al centro della quale s'innalza una fontana da cui fuoriesce acqua cristallina.
Il viandante si rivolge a colui che sorveglia l'ingresso chiedendo che luogo sia: il “cielo" è la sorprendente risposta.
Domanda quindi di entrare per bere dato che lui e i suoi animali sono assetati.
Il guardiano afferma che l’accesso è consentito solo alle persone e non alle bestie e quindi, nonostante la tremenda arsura, il viaggiatore prosegue per cercare un’altra fonte.
Dopo aver scarpinato a lungo giungono a un luogo il cui imbocco è costituito da una vecchia porta che si apre su un sentiero di terra battuta fiancheggiato da alberi.
All'ombra di uno di questi è sdraiato un uomo vestito semplicemente a cui chiede se esista una fontana.
Ottenuta l’autorizzazione ad accedervi si dirigono a una sorgente che sgorga presso alcuni massi e finalmente tutti bevono.
Il viandante andò a ringraziare.
«Tornate quando volete» rispose l'uomo.
«A proposito, come si chiama questo posto?».
«Cielo».
«Cielo? Ma il guardiano del portone di marmo ha detto che il cielo era quello là!».
«Quello non è il cielo, è l'inferno».
Il viandante rimase perplesso. «Dovreste proibire loro di utilizzare il vostro nome! Di certo, questa falsa informazione causa grandi confusioni! ».
«Assolutamente no. In realtà ci fanno un grande favore. Perché là si fermano tutti quelli che non esitano ad abbandonare i loro migliori amici...».
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Abbandono degli animali
Eppure, in continuazione, specialmente d’estate, gli animali vengono abbandonati. Fatti scendere dalla portiera di un’auto e lasciati a un triste destino, senza nessun senso di colpa.
Dopo aver condiviso settimane e mesi, aver riso e giocato insieme, di colpo l’essere a quattro zampe si trasforma in un peso di cui liberarsi alla svelta.
Accade pure con cavalli a fine carriera o affetti da problemi fisici: vengono rapidamente sostituiti da soggetti giovani e sani.
“Ho sete e devo entrare a bere altrimenti muoio, è inutile sacrificarsi in due!” è la loro aberrante risposta che presuppone arroganza e cinismo, soprattutto quando la causa non è una necessità primaria.
Una persona che mostra tale indifferenza non può nutrire reale affetto per gli esseri umani. L’empatia e la compassione sono sentimenti che non si selezionano a seconda del soggetto a cui vengono rivolti:
si possiedono oppure no. Non ci sono alternative.
Mi hanno raccontato di una cavalla nel fiore degli anni a cui venne diagnosticata una malattia impegnativa ma curabile con un onere quotidiano da parte della proprietaria.
Dopo una settimana di cure fatte male, nonostante un miglioramento, la ragazza optò per l’eutanasia poiché non disponeva di sufficiente tempo.
Mi venne da pensare amaramente alla madre di questa donna e sperare per lei che non venisse mai colpita da gravi problemi di salute, augurandole di terminare serenamente la vita sulla Terra addormentandosi placida una sera.
Purtroppo questo atteggiamento indica l’imbarbarimento verso cui si sta indirizzando la nostra società, sempre più votata all’egoistico possesso, al mostrare, alle vuote parole espresse per colpire gli altri e convincere sé stessi.
Si fa presto a pavoneggiarsi esclamando “ti adoro, mi piaci un sacco” quando le cose vanno bene.
Più difficile trasformare le parole in fatti concreti quando le circostanze lo richiedono: si dice che l’amore si misuri sulla base dei sacrifici che siamo capaci di compiere per l’altro.
In realtà, se l’amore è reale, è già sbagliato definirli “sacrifici”:
sono scelte ripagate dalla capacità di goderle appieno, dal condividerle con chi sarà in grado di donare altrettante emozioni, dal credere fermamente nel rispetto degli altri.
C’è una frase attribuita a Leonardo da Vinci anche se alcuni studiosi indicano non se ne trovi traccia nei suoi scritti, in cui il genio toscano riconoscerebbe all’uomo il ruolo di re degli animali perché la sua brutalità supererebbe di gran lunga la loro, auspicando l’arrivo di tempi in cui l’uccisione di un animale sarà considerata con lo stesso biasimo di quella di un uomo.
Probabilmente Leonardo non l’ha mai pronunciata direttamente ma questo non nega che fosse dotato di profondo rispetto per le bestie, circostanza che risulta da diverse fonti attendibili.
Un fatto è però certo: ancora non sono giunti i tempi in cui la violenza a un animale viene parificata a quella perpetrata all’uomo e, da quello che si legge sui giornali, spesso nemmeno i soprusi subiti dagli uomini vengono valutati allo stesso modo, ingenerando profonda frustrazione e avvilimento.
Sono troppi gli umani che entrano dalla porta di marmo, attirati dal pavimento di mattoni d’oro e dall'acqua cristallina abbandonando i compagni a due e quattro zampe al loro destino quando questi non possono più dare, concentrati solo sui bisogni personali, abilmente sordi alle altrui richieste di soccorso.
Articolo Paola Iotti Paulo Coehlo l’abbandono degli animali.