Ode al primo giorno dell'anno Pablo Neruda
L'anno che inizia, il nuovo anno, porta con sè significati diversi, non è solo una data del Calendario Gregoriano che, dal 1582, su iniziativa del Pontefice, Gregorio XIII, misura il tempo.
L'accettazione da parte di diversi Paesi di questo strumento cronologico, gli diede una caratteristica mondiale che non raggiunse il vecchio calendario giuliano imposto al mondo antico e per quasi 1600 anni da Giulio Cesare dal 46 anni a.C.
Da quel 24 febbraio, dell'ottavo decennio del XVI secolo, una nuova era mosse i suoi primi passi.
Da allora crebbe la tradizione di evidenziare l'anno che entrava come un momento di speranza, uno stato d'animo in cui ciò che vogliamo si presenta come possibile.
La poesia di Pablo Neruda contiene questa speranza:
Día / del año nuevo, / día eléctrico, fresco, todas / las hojas salen verdes / del tronco de tu tiempo.
Giorno / dell'anno nuovo, / giorno elettrico, fresco, tutte / le foglie escono verdi / dal tronco del tuo tempo.
Inizia un altro ciclo, una strada verso l'ignoto o verso l'imprevedibile, se preferiamo, tuttavia, è necessario affrontarlo con il meglio di ciascuno, con energie rinnovate.
Sarà necessario qualcosa di nuovo anche da parte nostra, con sforzi di solidarietà e un cambiamento nelle nostre scelte, magari pensando anche all’ambiente.
Nelle strade, le foglie che piovono dagli alberi avvertono, con il loro colore giallastro, che il cambiamento è una condizione necessaria della natura.
In fondo potrebbe essere solo questo quello che arriva con il nuovo anno.
Ode al primo giorno dell'anno Pablo Neruda
Oda al primer día del año
Lo distinguimos
como
si fuera
un caballito
diferente de todos
los caballos.
Adornamos
su frente
con una cinta,
le ponemos
al cuello cascabeles colorados,
y a medianoche
vamos a recibirlo
como si fuera
explorador que baja de una estrella.
Como el pan se parece
al pan de ayer,
como un anillo a todos los anillos:
los días
parpadean
claros, tintineante, fugitivos,
y se recuestan en la noche oscura.
Veo el último
día
de este
año
en un ferrocarril, hacia las lluvias
del distante archipiélago morado,
y el hombre
de la máquina,
complicada como un reloj del cielo,
agachando los ojos
a la infinita
pauta de los rieles,
a las brillantes manivelas,
a los veloces vínculos del fuego.
Oh conductor de trenes
desbocados
hacia estaciones
negras de la noche.
Este final
del año
sin mujer y sin hijos,
no es igual al de ayer, al de mañana?
Desde las vías
y las maestranzas
el primer día, la primera aurora
de un año que comienza
tiene el mismo oxidado
color de tren de hierro:
y saludan
los seres del camino,
las vacas, las aldeas,
en el vapor del alba,
sin saber
que se trata
de la puerta del año,
de un día
sacudido
por campanas,
adornado con plumas y claveles,
La tierra
no lo
sabe:
recibirá
este día
dorado, gris, celeste,
lo extenderá en colinas,
lo mojará con
flechas
de
transparente
lluvia,
y luego
lo enrollará
en su tubo,
lo guardará en la sombra.
Así es, pero
pequeña
puerta de la esperanza,
nuevo día del año,
aunque seas igual
como los panes
a todo pan,
te vamos a vivir de otra manera,
te vamos a comer, a florecer,
a esperar.
Te pondremos
como una torta
en nuestra vida,
te encenderemos
como candelabro,
te beberemos
como
si fueras un topacio.
Día
del año
nuevo,
día eléctrico, fresco,
todas
las hojas salen verdes
del
tronco de tu tiempo.
Corónanos
con
agua,
con jazmines
abiertos,
con todos los aromas
desplegados,
sí,
aunque
sólo
seas
un día,
un pobre
día humano,
tu aureola
palpita
sobre tantos
cansados
corazones,
y eres,
oh día
nuevo,
oh nube venidera,
pan nunca visto,
torre permanente!
Ode al primo giorno dell'anno
Lo distinguiamo
come
se fosse
un cavallino
diverso da tutti
i cavalli.
Adorniamo
la sua fronte
con un nastro,
gli posiamo
sul collo sonaglini colorati,
e a mezzanotte
lo andiamo a ricevere
come se fosse
un esploratore che scende da una stella.
Come il pane assomiglia
al pane di ieri,
come un anello a tutti gli anelli:
i giorni
lampeggiano
chiari, tintinnanti, fuggiaschi,
e si riposano nella notte oscura.
Vedo l'ultimo
giorno
di questo
anno
in una ferrovia, verso le piogge
del distante arcipelago violetto,
e l'uomo
della macchina,
complicata come un orologio del cielo,
che china gli occhi
all'infinito
ripetersi delle rotaie,
alle brillanti manovelle,
ai veloci vincoli del fuoco.
Oh conduttore di treni
fuggiasco
verso stazioni
nere della notte.
Questa fine dell'anno
senza donna e senza figli,
non è uguale a quella di ieri, a quella di domani?
Dalle vie
e dai sentieri
il primo giorno, la prima aurora
di un anno che comincia,
ha lo stesso ossidato
colore del treno di ferro:
e salutano
gli esseri della strada,
le vacche, i villaggi,
nel vapore dell'alba,
senza sapere
che si tratta
della porta dell'anno,
di un giorno
scosso
dalle campane,
adornato con piume e garofani.
La terra
non lo sa:
accoglierà
questo giorno
dorato, grigio, celeste,
lo diffonderà sulle colline
lo bagnerà
con frecce
di
trasparente
pioggia
e poi
lo avvolgerà
in un tubo
e lo custodirà nell'ombra.
Eppure
piccola
porta della speranza,
nuovo giorno dell’anno,
sebbene tu sia uguale
come i pani
a ogni altro pane,
ci prepariamo a viverti in altro modo,
ci prepariamo a mangiare, a fiorire,
a sperare.
Ti metteremo
come una torta
nella nostra vita,
ti infiammeremo
come un candelabro,
ti berremo
come
un liquido topazio.
Giorno
dell'anno nuovo,
giorno elettrico, fresco,
tutte
le foglie escono verdi
dal tronco
del tuo tempo.
Incoronaci
con
acqua,
con gelsomini
aperti,
con tutti gli aromi
spiegati,
sì,
benché
tu sia
solo un giorno,
un povero
giorno umano,
la tua aureola
palpita
su tanti
cuori
stanchi
e sei,
oh giorno
nuovo,
oh nuvola da venire,
pane mai visto,
torre permanente!