Analfabeta Chi?

Un analfabeta funzionale sa leggere e scrivere, ma non capisce. In Italia l'analfabetismo funzionale riguarderebbe addirittura il 70% delle persone

La prima volta ne ho sentito parlare dall'amico Stefano Denna, manager della Roberto Re Leadership School, in occasione di una cena di classe.

Foto Analfabetismo funzionale 1
Genitori Coach di Stefano Denna

Analizzando scherzosamente la mia incapacità di ricordare aneddoti delle belle esperienze vissute insieme in quinta elementare alla Scuola dell'Orciolaia, mi segnalava che forse ero affetto da analfabetismo funzionale.

Rientrato a casa ho deciso di leggere vari articoli online e sui giornali approfondendo i concetti di cui Stefano - autore del libro Genitori Coach edito da Mondadori - mi aveva parlato.

Mi incuriosiva capire che cosa avrebbe dovuto avere di diverso dall'analfabetismo.

Quello, per intenderci, che riguarda le persone che non sanno né leggere né scrivere.

Primo passo la consueta consultazione su Wikipedia dove ho trovato che con “il termine analfabetismo funzionale si intende l'incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana”.
Chiarissimo.

Un analfabeta funzionale sa leggere e scrivere, ma non capisce.

In Italia questo fenomeno riguarderebbe addirittura il 70% delle persone mi aveva segnalato Stefano, suggerendomi la lettura di alcuni articoli interessanti.

Moltissimi italiani sanno leggere perfettamente, gestiscono i loro smartphone, sono presenti sui social, cliccano compulsivamente su condividi e mi piace, ma di fronte ai problemi quotidiani restano confusi e colgono soltanto informazioni parziali.

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Per articolo su analfabetismo funzionale: Analfabeta Chi? foto di Luca Brunetti

Stefano mi aveva suggerito di riflettere sul perché tante notizie fake siano credute vere, insomma riflettere su questa bizzarra e pericolosa attitudine a vivere in modo emozionale più che razionale.

Molte parole confondono mentre una singola faccina, emoticon, fornisce la sensazione di aver espresso un concetto compiuto e fondamentale, questa è la verità.

Il dato del 70% di persone prive delle competenze richieste in varie situazioni della vita quotidiana, sia essa lavorativa o relativa al tempo libero, oppure legata ai linguaggi delle nuove tecnologie, mi ha spaventato davvero, e mi ha fornito alcune spiegazioni.

Ciò che conta più di tutto, mi aveva ricordato Stefano, è la mancanza di una costante manutenzione e coltivazione delle competenze, l'allenamento mentale, insomma.

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Per articolo su analfabetismo funzionale: Analfabeta Chi? #4

Stefano da anni sostiene che la qualità della nostra vita è in diretta proporzione con la nostra capacità di desiderare e di non reagire istintivamente a ciò che accade intorno a noi.
E per questo allena ogni settimana moltissime persone alla loro realizzazione personale e sociale, nel lavoro, in famiglia e con se stessi.

“L'uomo non smette di giocare perché invecchia ma invecchia perché smette di giocare“ scrive George Bernard Shaw.

A conferma che le attività di apprendimento ad ogni età dovrebbero essere una priorità.

L'Italia purtroppo è tra le meno alfabetizzate funzionali del globo, con la Spagna e il Messico.
Dati davvero allarmanti.
Una ricerca dell'Istat del 2016 racconta che quasi il 20% degli italiani non ha mai letto un libro o un giornale, non ha messo piede una sola volta al cinema, a teatro o a un concerto oppure allo stadio.

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Per articolo su analfabetismo funzionale: Analfabeta Chi? foto di Luca Brunetti #5

L'unica fonte di divertimento e informazioni è la televisione.

Credo da sempre che i libri possano invece fare la differenza.
Le nostre competenze non sono statiche.
La mancanza di curiosità, la disaffezione alla cultura e alla lettura che caratterizza molte persone, aiutano la diffusione dell'analfabetismo funzionale.

Bauman affermava che “indipendentemente da qualsiasi nostro comportamento ogni cosa è intessuta in un discorso”.

L’analfabetismo funzionale sta proprio nel discorso.

Quando si afferma che stiamo vivendo un nuovo Medioevo, che quella di oggi non è più la civiltà della ragione, stiamo ancor più nel discorso.
Credo sia fondamentale, oggi più che mai, riscoprirsi cittadini consapevoli del proprio ruolo sociale, attenti ad usare questo ruolo relazionandosi con le istituzioni e il mondo del lavoro in modo attivo, critico e costruttivo.

Come sostiene Stefano lavorare ogni giorno per realizzarci nel lavoro, in famiglia e soprattutto con noi stessi.
L’analfabetismo vero e proprio, lo sappiamo, è stato quasi debellato nei paesi occidentali grazie alla scolarizzazione di massa, che ormai raggiunge tutti i ceti della popolazione, in Italia si stima che gli analfabeti siano circa l'1%.

Ancora oggi però sentiamo utilizzare il termine analfabeta come insulto, per denigrare coloro che non riteniamo alla nostra altezza culturale.
È un problema che non può non preoccupare, molto.

E deve far riflettere sulle trasformazioni sociali e culturali che ne sono alla base.

Un concerto di Tommaso Novi mi ha portato a riflettere che c’è bisogno di un’analisi più critica e approfondita che non il solito slogan “gli italiani non hanno voglia di apprendere perché passano il tempo su facebook e sui videogame”.
In fondo siamo un po' tutti vittime delle supercazzole del conte Mascetti.
Spesso rivestiamo consapevolmente il ruolo dell'azzeccagarbugli di Manzoni.

Lo sappiamo da sempre, chi detiene il potere ha interesse a far sì che la gente legga e studi il minimo indispensabile, è la cosiddetta metafora del potere.

Non capire una manovra finanziaria, non avere idea di come funzioni il Parlamento, non conoscere i compiti del Presidente della Repubblica, andare a votare senza aver compreso molto del dibattito politico e dei programmi - ma del resto se uno si astiene sarebbe probabilmente accusato di farlo in quanto qualunquista e analfabeta – non rendersi conto che non tutte le opinioni sono uguali ma ci sono opinioni insostenibili, credere alle bufale, oppure credere che chi legge Fabio Volo sia una persona peggiore di quella che legge Henry James, ecco da dove nasce l'analfabetismo funzionale.

Magari non siamo di fronte a nuovi barbari che minacciano la civiltà, ma certo a protagonisti di una generale tendenza a regredire in termini di competenza alfabetica.

Umberto Eco non c'è più.

Non può quindi osservare la brutta deriva che internet ha preso, irrimediabilmente.
Da subito i social hanno dato possibilità al primo scemo che passa di dire la sua, concetto ben espresso da Eco, con sintesi ed efficacia.

La deriva sta procedendo a velocità della luce e lo scemo non solo continua a dire la sua ma si è unito ad altri scemi rendendo il gossip da bar, quello che Eco indicava come qualcosa di auto-elevatosi a livello di informazione, qualcosa di molto simile ai cori delle curve degli stadi.

Se chiudevo gli occhi e immaginavo un analfabeta, fino a poco tempo fa pensavo ad una persona che firma con una X al posto del nome.
Ma sbagliavo, di grosso.

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Per articolo su analfabetismo funzionale: Analfabeta Chi? #6

Un analfabeta è una persona che sa scrivere il proprio nome e che aggiorna il suo status su Facebook, ma non è capace di intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità.

Ecco allora che la crisi economica è soltanto la diminuzione del proprio potere d’acquisto, la guerra in Ucraina è un problema solo se aumenta il prezzo del gas e il taglio delle tasse è giusto anche se corrisponde ad un taglio dei servizi pubblici.

Credo che analfabetismo funzionale significhi semplicemente questo.

Non essere capaci di costruire un’analisi che tenga conto anche delle conseguenze indirette, collettive, a lungo termine, lontane per spazio o per tempo.

Non guardare al futuro e alle conseguenze delle proprie azioni.

Analfabetismo funzionale, articolo Analfabeta Chi? di Roberto Fiorini, foto di Luca Brunetti