I cosacchi, i feroci ribelli della libertà

Chi erano i cosacchi?

Subito ci viene in mente un popolo di guerrieri che corrono nelle steppe russe, ma è proprio così?

In effetti ci sono termini che evocano popoli o gruppi etnici anche se tali propriamente non lo sono, pensiamo ai pirati, ai gauchos, ai cowboy.

In Ucraina furono chiamati cosacchi.

Tutti fanno parte della stessa mitica famiglia di uomini che vivono nei confini labili della legge, in ambienti difficili e spaventosi, feroci e liberi come i lupi delle favole.

Sono lì con le loro storie a mostrarci che aprire nuovi e ampi campi di libertà è sempre qualcosa di pericoloso e violento.

L’Ucraina era una terra di frontiera fra grandi e ambiziosi imperi che si sono scontrati e distrutti, lasciando pochissimi riferimenti storici forti. Non c’era molto per cementare una nazione, solo i cosacchi resistettero a lungo come simbolo della libertà di un Paese.

Un simbolo eroico e attraente, violento, fanatico e oscuro come la sua era, in altre parole un cosacco.

Ma come erano i primi cosacchi?

Erano forti, portavano grandi baffi e indossavano stivali rossi e pantaloni larghi. Si radevano la testa, lasciando solo una lunga ciocca di capelli che cadeva in avanti.

Mangiavano e bevevano come suggerisce la loro fama, in parte alimentata dai racconti come quello di Taras Bulba, il cosacco romantico creato da Gogol (Nikolaj Vasil'evič Gogol' 1809 - 1852).

Gli stessi racconti che li facevano capaci di mangiare un’intera capra e di bere bottiglie di idromele di quaranta anni o di qualche distillato, purché molto forte.

E poi cantavano e ballavano come se non ci fosse un domani, ma il loro vero habitat erano la guerra e la violenza.

Le origini dei cosacchi risalgono, per alcuni, al XV secolo.

Per alcuni la parola "Cosacco" viene da kozacy o kazaki che significa 'uomo libero' o 'avventuriero'.

Anche se inizialmente servirono polacchi e lituani, i cosacchi tenteranno di costruirsi un’identità propria e semi-indipendente dalle grandi potenze.

In parte ci riusciranno, ma per tutti, anche nelle considerazioni dei politici, saranno sempre più uno stile di vita che una forte comunità.

Si svilupparono come cultura indipendente in un territorio conteso, instabile e pieno di nomadi, nella vasta distesa senza una giusta legge dell’Ucraina centrale e meridionale.

Era una zona di confine tra due potenze rivali, il khanato di Crimea dei tartari e quella della Confederazione polacco-lituana.

Quei territori semi abbandonati creati dai Duchi di Lituania per bloccare i musulmani tartari cominciarono a riempirsi di fuggiaschi provenienti da varie fonti.

Alcuni erano nobili, molti i contadini, gli ex criminali o gli schiavi che cercavano in questo territorio posto a una ragionevole distanza dal centro degli imperi, uno spazio di libertà in cui poter sfuggire al proprio passato o alle imposizioni dei loro tempi.

I cosacchi, la libertà e la guerra

Il metodo che conoscevano per ottenere la libertà e per impedire a un grande impero di sopraffarli era uno solo: la guerra.

I cosacchi, raduno
I cosacchi dello Zaporož'e scrivono una lettera al Sultano di Turchia del pittore Ilya Repin

Era una libertà che, piuttosto che progredire, ritornava allo "stato di natura" di cui parlava Hobbes, dove si è liberi di fare molte cose, comprese le più violente.

La sua giustificazione per la battaglia era la religione ortodossa.

Nelle loro battaglie contro i tartari e i turchi, i cosacchi giunsero ad attaccare anche Costantinopoli così che per breve tempo in diversi stati europei vi fu chi li vide come nuovi crociati contro l'Islam.

Un paragone più reale era ai pirati cattolici e ai musulmani corsari supportati dagli ottomani, che pur come dei fuorilegge erano di supporto a una grande potenza legittimati da un credo.

Ma la furia ortodossa dei cosacchi non era solo contro i musulmani anche un monaco cattolico poteva essere oggetto di odio e disprezzo per i cosacchi, come scrive Gogol in Tarás Bulba.

Il destino dei cosacchi

La capitale dei cosacchi ucraini era il Sich di Zaporizhia (o Zaporižžja), un centro situato a sud del fiume Dnepr, che attraversa l'Ucraina da cima a fondo.

Lì si incontravano i cosacchi di tutta la regione, prendendo decisioni attraverso un'assemblea semi democratica chiamata Rada.

Le leggi del Sich di Zaporizhia erano militariste e le punizioni dure e violente, ma era una società più libera di quelle da cui provenivano i fuggitivi che si univano ai cosacchi.

Naturalmente questo non riguardava le donne che non potevano entrare nel Sich...

C'era una grande varietà di mercanti internazionali, erano armeni, ebrei, moldavi o tartari, sempre attenti a uno scoppio di collera cosacca, che poteva costare loro gli affari o la vita.

Due fattori determinarono il destino dei cosacchi ucraini: il loro impeto da guerrieri e la loro posizione geografica.

Quando iniziarono a prendere vigore, i loro primi attacchi furono diretti contro i loro vicini meno amati, i cattolici polacchi.

I cosacchi, i polacchi e i tartari

Per prevenire ulteriori attacchi di questa nuova forza che si stava formando sul loro confine, i nobili della Polonia decisero di "assumere" gli stessi cosacchi:

dovevano per distrarli e dividerne le forze attaccare altri nemici, a sud c’erano i tartari e turchi e ad Oriente i moscoviti.

E così accadde che i cosacchi si divisero nelle scelta delle loro alleanze:

alcuni si misero al servizio della Polonia mentre la grande maggioranza cambiava parte a seconda delle circostanze, dell'odio o dei profitti offerti.

I cosacchi, con le lance contro i tartari
I cosacchi, con le lance contro i tartari

Lo sviluppo delle armi da fuoco divenne essenziale nella loro lotta contro la potente cavalleria tartara.

Da prima i loro scontri li opponevano con lance alle frecce nemiche, in seguito poterono usare i fucili.

Ottennero molti schiavi in queste battaglie, rompendo gli affari che i tartari della Crimea avevano costruito sul Mar Nero:

erano scambi nei quali fornivano dei servi ai turchi e agli altri regni dell'Europa orientale.

Ma l'impetuoso spirito cosacco si rivolse più volte contro la Polonia che cercava di dominarli.

Questa lotta contro i polacchi e gli scontri a sud, finirono per riconfigurare il rapporto di forze nell'Europa orientale.

L'indebolimento della Polonia e della Lituania come quella dell’Impero ottomano diede origine a un nuovo potere dominante nell'area:

la Russia e i cosacchi ucraini avrebbero avuto un ruolo chiave nella trasformazione in un nuovo equilibrio di potere.

I cosacchi di Bogdan Khmelnitsky e i russi

La ribellione più importante e sanguinosa contro i polacchi era guidata dall'hetman (leader cosacco) Bogdan Khmelnitsky, una delle figure più influenti della "mitologia" nazionale ucraina.

Il cosacco Bohdan Khmelnytsky entra in Kiev, di Mykola Ivasiuk
Bohdan Khmelnytsky entra in Kiev, di Mykola Ivasiuk

I meriti di Bohdan Khmelnytsky (Chmel'nyc'kij, detto "Bogdan il Nero" Čyhyryn, 27 dicembre 1596 – Čyhyryn, 25 luglio 1657) sono contraddittori ma decisivi.

Per molti ucraini fu un pioniere dell'indipendenza nazionale, che aveva combattuto per la libertà dal giogo polacco.

A Varsavia è visto ancora oggi come il traditore che indebolì le forze della Polonia (e della Lituania) portandola alla decadenza.

In mezzo a questi contendenti emergono i russi che lo identificano come uno dei creatori della grande "fratellanza" tra Ucraina e Russia.

Quello che accadde realmente fu la sostituzione della dominazione del vecchio impero polacco con il nuovo impero russo.

L'Ucraina è diventata il centro e il simbolo degli equilibri che ha dovuto svolgere nei secoli scorsi, fungendo da ponte (o campo di battaglia) tra Mosca e l'Europa centrale.

La storia della ribellione di Khmelnitsky rappresenta la lotta per il potere di un'epoca, ma anche lo spirito spontaneo e violento dei cosacchi.
Bogdan Khmelnitsky, storia di un atamano cosacco

In gioventù Khmelnitsky si era tenuto lontano dalla rivolta.

Era nato intorno al 1595 in una famiglia nobile e ortodossa dell'Ucraina centrale.

Fu educato dai Gesuiti a Jarosław, una città polacca vicino all'attuale confine con l'Ucraina. Più tardi si unì all'esercito polacco in quanto faceva parte della nobiltà del momento.

Andò a combattere contro chi doveva, contro i turchi in Moldova, ma fu catturato e tenuto prigioniero per due anni.
Successivamente si ritirò nelle terre agricole della sua famiglia.

Aveva una vita relativamente tranquilla e pur crescendo tra i ranghi cosacchi, evitava ogni nuova rivolta prendendosi cura della sua famiglia.

E poi accadde uno di quegli eventi imprevedibili: quelli che portano a decisioni dettate dall'ira di un uomo ma finiscono per scuotere imperi.

A più di cinquanta anni, Khmelnitsky ebbe dei contrasti con un vicino polacco che, approfittando dell’assenza del cosacco, saccheggiò la sua terra, uccise il figlio e gli rapì la donna.

Khmelnitsky chiese giustizia nei tribunali polacchi e gli fu negata.

La vendetta regna nel sangue di un cosacco e quale poteva essere allora la sua decisione?

Parlare al Sich di Zaporozhia e sollevare i suoi fratelli in una guerra contro la Polonia.

Alla vendetta personale si aggiunsero le richieste politiche.

Il margine di libertà che i nobili polacchi stavano lasciando ai cosacchi stava costantemente diminuendo.

L'aspirazione della Polonia era consolidare il controllo del territorio limitando il desiderio dei cosacco di preservare (e persino aumentare) la loro autonomia politica e religiosa.

La vendetta di Khmelnitsky diede l'opportunità ai cosacchi di invertire la tendenza della pressione polacca sul "territorio libero" che consideravano loro.

Bogdan Khmelnitsky la guerra dei cosacchi contro la Polonia

Khmelnitsky cercò nuovi alleati tra ex nemici, altri che volevano combattere i polacchi quanto lui: Tartari della Crimea.

I Tartari vedevano il conflitto contro la Polonia come un ottimo modo per ottenere schiavi per i loro mercati marittimi saccheggiando i villaggi insieme ai cosacchi.

L'alleanza fu un successo e Khmelnitsky con i suoi alleati vinsero battaglia dopo battaglia avanzando verso Varsavia, il cuore della Polonia.

Anche gran parte dei contadini ucraini presero le armi.

Volevano maggior libertà o forse vendetta anche loro, fatto sta che ne approfittarono per uccidere i nobili polacchi, i funzionari reali, i monaci e soprattutto gli ebrei.

I saccheggi della ribellione di Khmelnitsky passarono ai posteri anche come uno dei più oscuri episodi della storia antisemita dell'Ucraina.

Dopo aver conquistato quasi tutta l'Ucraina centrale e occidentale, Khmelnitsky subì una grave sconfitta contro i polacchi, tale che anche i suoi alleati tartari lo abbandonarono.

Se voleva mantenere la sua lotta, doveva trovare un nuovo sostegno e decise di guardare verso le steppe dell'Estremo Oriente.

I russi, a metà del diciassettesimo secolo, non erano paragonabili alle grandi potenze europee.

La popolazione era metà di quella francese e gran parte dei territori si estendevano nella spopolata Siberia.

Avevano bisogno di espandere il loro impero in Europa e le richieste di Khmelnitsky giunsero al momento opportuno.

Lo zar poteva diventare da padrone "di tutte le Russie" a signore "della grande e piccola Russia", termine con il quale l'impero russo avrebbe da allora fatto riferimento al territorio ucraino.

La Russia e il declino dei cosacchi

Con questa nuova alleanza, la guerra in Ucraina continuò con scontri tra polacchi, russi, tartari e cosacchi fino a quando Varsavia e Mosca decisero di firmare un accordo di pace che dava di fatto alla Russia le terre ucraine ad est del fiume Dnepr.

L'impero russo progressivamente, avrebbe posto fine alle speranza di indipendenza cosacca.

Durante il regno di Pietro il Grande, nei primi anni del XVIII secolo, il leader cosacco Ivan Mazeppa volle tentare una ribellione contro Mosca.

Ivan Stepanovič Mazeppa (o Mazepa Masepinzi, 20 marzo 1639 – Tighina, 22 settembre 1709) si alleò con gli svedesi contro la Russia.

Fu una cattiva scelta:

Mazeppa fu sconfitto e i cosacchi ebbero sempre meno potere e influenza nel loro territorio naturale.

Caterina la Grande, (Ekaterina II Alekseevna di Russia Stettino, 2 maggio 1729 – Carskoe Selo, 17 novembre 1796) diede il colpo di grazia.

Pacificò quel territorio "libero" che aveva vissuto l’epopea dei cosacchi trasferendo i poteri ai nobili russi:

ora comandava l'Impero.

Dopo sarebbero arrivate altre guerre, più moderne, e non sarebbero certo finiti i massacri. I cosacchi in un modo o nell’altro avrebbero scritto altre pagine di valore, violenza e sangue.

Ancora adesso c’è chi si definisce cosacco e anche chi forse lo è realmente nelle azioni o nella discendenza con tutto quello che nel bene e nel male questo comporta.