3 riflessi di gatti nell'arte
Amati o bistrattati nella storia, i gatti nell’arte sono riusciti a diventare protagonisti in molte occasioni.
Nell’arte degli ultimi secoli la presenza dei felini è stata spesso simbolica e altre dettata principalmente dall’affetto che questi animali suscitavano come ad esempio per Pierre-Auguste Renoir, nel Ritratto di Julie Manet con il gatto.
Il percorso che abbiamo scelto è casuale o, se preferite, per associazioni d’idee dettate dal mero ricordo del momento.
Gatti nell’arte: Francisco de Goya, Due gatti che litigano
Durante la sua permanenza nella Real Fábrica de Tapices de Santa Bárbara, Francisco de Goya (Fuendetodos, 30 marzo 1746 – Bordeaux, 16 aprile 1828) contrasse una malattia che lo rese sordo, forse fu un avvelenamento da piombo spesso contenuto nei colori che utilizzava.
Forse fu anche per questo motivo che negli ultimi anni la sua pittura divenne più violenta e molto più oscura, qualcosa che nel tempo si sarebbe evoluta fino a limiti insospettati.
Qui mostra due gatti con i peli che rizzano il pelo e inarcano il dorso pronti a scagliarsi l’uno contro l'altro con gli occhi pieni di paura e di odio.
La violenza dei felini per conquistare quel muro di mattoni fatiscente può essere facilmente identificata con un atteggiamento umano.
In ogni caso, sembra che il pittore abbia studiato i gatti come sagome di animali che si distinguono chiaramente contro le nuvole, un modo molto naturalistico di catturare le pose dei gatti quando si arrabbiano.
Mostrare questo tema nel 1786, Due gatti che litigano, anche per un semplice arazzo decorativo, era ancora insolito nell'arte.
Pochi decenni dopo, l'Europa del romanticismo avrebbe preso questi temi da Goya e molto altro ancora.
Gatti nell’arte: August Macke, Lo spirito della casa. Natura morta con gatto
August Macke è stato uno dei membri principali del movimento espressionista tedesco Der Blaue Reiter (Il Cavaliere Azzurro), e uno degli artisti che meglio seppe fondere le avanguardie di quel periodo fino quasi a convertirle in arte classica.
Questa natura morta con gatto è stato dipinto prima che incontrasse Robert Delaunay, nel 1912, un artista che cambiò radicalmente la visione Macke sull'arte.
Ci sono vari oggetti (vasi, frutta, una pianta, un disegno con musicisti jazz...) e in primo piano, camminando sicuro, il gatto di casa, dal quale il titolo dice tutto: “Lo spirito della casa. Natura morta con gatto”.
L'idea di dipingere il felino venne a Macke dopo aver mostrato alla madre il quadro con la natura morta priva del gatto. La madre commentò che le pareva un'immagine senza vita e Macke vedendo il proprio gatto passeggiare per lo studio decise di metterlo lì, con quell'aria di soddisfazione davanti a tutto.
Così il felino ruba tutta l'attenzione destinata al dipinto e l'autore avrebbe poi commentato che un gatto rende ogni immagine più allegra.
Gatti nell’arte: Alberto Giacometti, Il gatto
Un giorno lo scultore Giacometti si ricordò del gatto di suo fratello Diego capace di passare "passato come un raggio di luce" cammina con i suoi movimenti flessuosi e predatori fra gli oggetti senza mai toccarle. Come artista, questo lo affascinò e decise di eseguirlo in bronzo.
Fedele al proprio stile trasformò l'animale in una struttura molto sottile che rimaneva miracolosamente in piedi, senza perdere la sua essenza felina.
Come avrebbe detto Sartre delle sculture di Alberto Giacometti: "una mediazione continua tra il nulla e l'essere", qualcosa che per la leggerezza che sembra farli camminare fra le nuvole potrebbe dirsi anche dei gatti.