Intervista ad Alessandro Barocchi, autore di "Una Bestiale Commedia"
Alessandro Barocchi, musicista, autore e compositore di musiche, testi per canzoni e sceneggiature teatrali ci parla del suo primo romanzo breve “Una Bestiale Commedia”, edizioni Cavinato International.
Conosciamo l'autore di "Una Bestiale Commedia" Alessandro Barocchi:
D. “ Una Bestiale Commedia”, un romanzo che si ispira all’Inferno dantesco. Ci racconti in breve di cosa parla il tuo libro?
R. E’ il viaggio all’Inferno di un uomo qualunque, il Signor Curioso, che proprio come Dante all’inizio della “Divina Commedia”, si ritrova perduto in una crisi di mezza età all’interno di un castello abbandonato, da cui inizierà il suo pellegrinaggio nel Mondo delle Ombre, dove non esistono gironi, ma solo una lunga strada da percorrere accompagnato dallo spirito guida di Dante Alighieri.
Ho ovviamente reso più attuali i personaggi che abitano questo regno oscuro, cercando di rappresentarli nel loro insospettato quotidiano.
Ad esempio i diavoli devono lavorare molto per riuscire a stare al passo con i continui arrivi dei dannati, che nel corso del tempo sono notevolmente aumentati di numero, ed aggiornare di continuo le pene per i nuovi peccati, costringendoli così a trascurare il tempo libero e le loro famiglie.
Sì, perché i demoni che popolano questo luogo, vivono in città come le nostre, hanno abitudini più o meno simili, spettacoli che frequentano in gran numero, mangiano in piccole osterie, hanno addirittura un Parlamento dove si riuniscono per creare malefiche strategie ai danni delle anime terrestri.
Anche qui esistono caste e gerarchie con compiti assegnati e ben precisi che riguardano diavoli, diavolesse e persino diavoli bambini. Tutto con un tono rosso cupo, sotto il disegno e la sapiente regia di Satana, signore assoluto, rispettato e venerato.
Il Curioso cercherà tra mille peripezie di arrivare sano e salvo alla fine della sua avventura, fronteggiando gli orrori del luogo, i pericoli e anche le sue debolezze, nel tentativo di trovare una nuova consapevolezza e di portare con sé, nella sua risalita sulla Terra, un’insolita compagnia ed un inestimabile dono.
D. Ok, passi aver preso ispirazione da un’opera simile, ma perché hai pensato di scomodare un mostro sacro come Dante Alighieri, inserendolo addirittura tra i protagonisti della tua storia?
R. Personalmente non credo nel “Sacro” e, anche se riconosco di aver azzardato nell’andare a avvicinarmi ad una simile opera, prendere Dante come spirito guida nel viaggio immaginario del “Curioso” è stata una scelta dovuta proprio al mito del Maestro.
Alighieri si studia a scuola e spesso male. Io, come immagino molti altri, ho subìto improbabili insegnanti di liceo che sono incredibilmente riusciti a rendere la sua opera ed il suo personaggio noiosi al punto di diventare antipatici.
Dante ai miei occhi risultava un essere pedante e bigotto.
Così, mettendolo all’interno del mio libro, ho cercato di renderlo un uomo comune, con dubbi e debolezze, ma anche e soprattutto con una grande qualità umana ed un spiccato senso dell’ironia. Il fatto che ci sia riuscito sta ai lettori dirlo.
Però vogliamo capire cosa spinge il Signor Curioso creato da Alessandro Barocchi nel suo romanzo "Una Bestiale Commedia". Nel tuo libro il protagonista è un uomo qualsiasi, il Curioso. La scelta del suo nome immagino non sia casuale, quindi perché chiamarlo così?
R. La curiosità è figlia di un intelletto attivo, sveglio, ed è spesso casuale ed inconsapevole, perché si può essere curiosi senza saperlo. Nel senso che la curiosità ci sorprende, ci spinge ad azioni che normalmente non faremmo. È coraggiosa, imprevedibile, irrequieta fino ad essere pericolosa.
Il Curioso si trova quasi inconsciamente nell’avventura della “Bestiale Commedia”. E forse lo smarrimento e l’ angoscia che lo hanno portato fin lì sono in parte dovute proprio alla triste conseguenza dalla perdita di “curiosità”. Il viaggio all’Inferno servirà proprio a ricordargli la peculiarità predominante del suo carattere.
La curiosità ci spinge di continuo verso la conoscenza, e non è altro che il tentativo di svelare il mistero del vivere.
D. Nel romanzo vengono esaltati sentimenti come coraggio, amore ed amicizia. Cosa spinge un uomo a mettere in pericolo la propria vita per tentare di viverli degnamente, proprio come cerca di fare il Curioso nella tua storia?
R. Credo che ogni uomo, almeno una volta nella vita si spinga oltre quelli che considera i suoi limiti. Azione che richiede rischio e coraggio, elementi difficili da gestire nella quotidianità. Per questo accade di rado. Ma ogni volta che succede i risultati sono quasi sempre sorprendenti ed efficaci, e portano benefici inaspettati.
Il Curioso ad esempio, si scopre temerario là dove credeva essere timoroso. Le sue reazioni lo sorprendono, ma saranno proprio queste a regalargli una nuova identità, più sicura ed intraprendente.
L’amore è senz’altro una buona ragione per spingerci dove di solito non ci inoltriamo. Per amore si rischia, consapevoli che ne valga sempre la pena, ci si mette in gioco, in pericolo, perché quel pericolo non è niente in confronto al rimpianto di non averlo fatto.
Ma anche sentimenti profondi come il senso del giusto e l’empatia naturale verso i nostri simili possono portarci nella stessa direzione. D’altronde sono i grandi sentimenti che inducono a nobili pensieri che poi fanno grandi gli uomini.
D. Il messaggio che viene fuori dal tuo romanzo vuole essere di redenzione e quindi simile a quello dantesco o ti sei soltanto voluto divertire?
R. Ovviamente il mio è un irriverente tentativo, che affronta un argomento così grande con una componente ironica e sicuramente molto leggera, l’unico modo credo per avvicinare simili capolavori, senza correre troppo il rischio dell’impietoso paragone.
Solo in alcuni punti, come ad esempio nei capitoli della “ Valle della Solitudine” e del “ Barone”, il Curioso riceverà degli insegnamenti da quello che vedrà ed ascolterà direttamente dalle anime dannate, esperienze che lo toccheranno ancora più nel profondo, insieme alla preziosa guida del Maestro.
Il libro ha come fine quello di divertire ed anche di far riflettere, ma soprattutto di non annoiare. Se ci sono riuscito non lo so, spero soltanto che chi lo compri, leggendolo, si risparmi qualche ora spesa di solito a guardare la TV, o a lavare la macchina in garage, o a passare ore infrenali in qualche centro commerciale il sabato pomeriggio, e che non lo usi invece come sotto bicchiere o per non far traballare un tavolino in casa…
D. Perché una persona dovrebbe leggere il tuo libro, "Una Bestiale Commedia"?
R. Perché non facendolo commetterebbe un orribile peccato, tale da suscitare le ire del Maligno… e poi perché continuare a vivere con un simile rimpianto?