La problematica: il problema della gerarchia delle domande e le domande di primo ordine

Se si osservano le risposte ci si accorge che ogni risposta implica una domanda, ma se si osservano le domande ci si accorge che ogni domanda presuppone delle risposte.

L'affermazione "Mi chiamo Sally" è la risposta alla domanda: come ti chiami? Questa domanda presuppone affermazioni come "tu hai un nome", quest'ultima affermazione presuppone la domanda: hai tu un nome?

Dato che le risposte implicano domande e le domande risposte, allora è legittimo chiedersi se esista un ordine generale di tutte le domande.

Il problema della filosofia: da dove si comincia?

Da quale domanda si deve cominciare?

Se esistesse una domanda prima, questa domanda non dovrebbe presupporre altre domande, altrimenti non sarebbe la domanda prima.

Ho cercato per anni la domanda prima. Una volta credevo fosse questa: sono utili le domande?

Questa domanda chiede delle domande, se le domande fossero inutili non avrebbe senso porsele.

Questa domanda sembra tuttavia presupporre nozioni di "utile", di "essere", nozioni che rimandano a domande come: che cos'è utile?

E che cos'è l'essere? Il bello di quella domanda, comunque, è che è una domanda prima: infatti non avrebbe nessun senso rispondere no, le domande sono inutili, in quanto la domanda ci è stata comunque utile per capire che le domande sono inutili.

Questo ovviamente è contraddittorio.

Tempo fa lavoravo al progetto di fondare tutte le domande a partire da una sequenza finita di domande prime. Se si potesse fare, sarebbe bellissimo.

Infatti le domande prime ci danno risposte sicure, da queste risposte si potrebbero ricavare a cascata tutte le altre domande e forse anche le risposte alle altre domande.

Questo progetto è molto bello, ma ovviamente falso fin dall'inizio. Infatti basta applicare un processo C. a qualsiasi domanda prima per accorgersi che le domande prime presuppongono le domande terze.

Per esempio la domanda prima: esistono risposte alle domande?, presuppone domande terze di questo genere: Che cos'è una risposta? Che cos'è l'esistenza?

È possibile allora seguire un'altra strada per fondare tutte le domande?

Visto che il processo C. fa si che tutti i tipi di domande presuppongano le domande terze, allora si potrebbe partire dalle domande terze.

Se si prende una domanda terza con pronome interrogativo come: dove ti trovi?, questa domanda implica altre domande che sono definitorie.

Sembra che tutte le domande terze poggino su alcuni tipi singoli di domanda:

le domande definitorie, le domande sulle identità e le essenze.

Le domande del tipo: che cos'è x? fonderebbero tutte le altre.

Il domandante di queste domande presuppone solo due concetti "cosa" ed "essere".

Tutte le domande definitorie sono dunque riconducibili a due domande fondamentali: che cos'è l'essere?; che cos'è l'ente?

Le due domande, dati i rispettivi domandanti, si implicano a vicenda. Tuttavia in queste due domande si nota qualcosa di insolito.

Basta prendere la prima ad esempio: nella prima "essere" compare nel domandato, ma anche nell'"è" del domandante, cioè compare due volte.

Questo vuol dire che questa domanda è una domanda la cui risposta si ottiene chiarificando la domanda stessa. Lo stesso vale per la seconda domanda.

Bisogna chiederci cosa ci chiediamo quando ci poniamo queste domande.

Se risultasse vero questo modo di procedere e così sembra, allora si potrebbe partire da questo. In questo caso le domande prime sono due, tutte le altre dipendono dalla risposta a queste due domande fondamentali.

C'è un problema in questa considerazione. Si pensi al caso Deleuze.

Deleuze direbbe che le domande della forma: Che cos'è x? sarebbero domande impostate male.

Deleuze non crede nell'esistenza di essenze, preferisce invece un metodo empirista radicale che riporta tutto a circostanze e casi, usando domande come: dove? quando? come? chi?, ecc.

la gerarchia delle domande

È facile pensare che la domanda: che cos'è x? può essere un problema impostato male se si nega l'affermazione: "esistono delle essenze".

Questo enunciato risponde alla domanda: esistono delle essenze?

Questa è una domanda seconda.

Si potrebbe persino pensare che le due domande fondamentali implichino risposte a domande di questo genere: esistono davvero degli enti? vi è davvero l'essere?

Se le cose stanno in questo modo non si può pensare di fondare tutte le domande sulle domande terze. Le ultime domande che ho menzionato sono seconde, ma non avrebbe nemmeno senso fondare tutto sulle domande seconde, in quanto il processo C. implica sempre domande terze.

In generale l'ultimo problema che ho enunciato potrebbe essere visto come problema tra l'ontologia e la metafisica, tra l'essere e l'esistenza, come se questi due termini si implicassero a vicenda.

Si potrebbe ridurre tutto a quattro domande:

che cos'è l'essere? ;

che cos'è l'ente?

esistono le essenze?;

che cos'è l'esistenza?

Anche un metodo di questo genere fallirebbe perché, ad esempio, potremmo negare l'asserzione "alle essenze compete l'esistenza".

Intendo dire che una domanda particolare si nasconderebbe dietro alla domanda sulle essenze, una domanda seconda che chiederebbe se le essenze esistono piuttosto che sussistono.

È innegabile che dare un ordine alle domande sarebbe molto bello, ma potrebbe anche risultare del tutto impossibile.

Una domanda prima, nel senso che viene prima di tutte le altre, forse non esiste affatto.

Tuttavia potrebbe esiste un numero n di domande che si implicano a vicenda, come in un cerchio chiuso, sulla base del quale si potrebbe pensare di ricavare le altre domande.

Ho mostrato infatti che non necessariamente vi è una sola domanda per prima, ma le domande alla base potrebbero essere maggiori di una, l'importante è che queste domande non ne implichino ulteriori e al massimo si implichino tra di loro.

Non so se sia possibile fare una cosa di questo genere, se non fosse possibile e fosse quindi dimostrabile in modo rigoroso che non si può fare, questo potrebbe costituire il sesto teorema della problematica.

Se non è possibile mette in una sequenza tutte le domande, partendo da un numero finito di esse, almeno deve essere possibile definire dei livelli per tutte le domande.

Date le domande che ho posto fino a qui è facile notare che vi sono domande che hanno un domandato caratterizzato da un'alta generalità, altre invece che hanno un domandato più specifico.

Partendo dalle cose più astratte come l'essere, l'ente, si potrebbe scendere fino alle varie specie di essere, poi specie di esseri viventi, di animali e così via. Questo, per esempio, conferisce già un tipo di ordine nelle domande.

Ciò accade, ad esempio, nelle domande definitorie dove il soggetto si interroga su una essenza.

Un topo, ad esempio, come essenza implica l'essenza di ogni animale, implica l'essenza di ogni essere materiale, quando viene considerato solo come corpo.

Si potrebbe pensare dunque che la domanda: che cos'è un topo? debba essere preceduta da altre domande che come domandato tutto ciò deve essere presupposto perché si possa parlare dell'essenza di un topo.

Tuttavia non è tanto questo il risultato più importante che si può raggiungere introducendo dei livelli nell'ordine delle domande. La cosa più interessante sono quelle che io chiamo le domande di primo ordine.

Una domanda di primo ordine è una domanda che viene per prima in un campo scientifico.

Le domande di primo ordine sono quelle domande preliminari che definiscono gli oggetti di una scienza.

Un esempio potrebbe essere la domanda: che cos'è un atomo? per la fisica.

Io credo che queste domande, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non competano affatto agli scienziati, ma spesso siano semplicemente domande di ontologia.

In questo le domande di primo ordine, cioè le domande che vengono per prime nelle scienze, sarebbero oggetto di ontologie specialistiche della filosofia.

Un esempio è l'ontologia della fisica rispetto alla domanda sulla natura dell'atomo. È facile infatti vedere che quella domanda, in realtà, non è altro che una sottodomanda della domanda sulla natura dell'ente, visto che l'atomo è un tipo di ente.