Quando gli inviti di nozze in Sicilia diventano itinerari turistici
Come tutti gli anni nella seconda quindicina di luglio io e mia moglie ritorniamo in Sicilia, dove siamo nati e da dove manchiamo da quasi 40 anni.
Ci imbarchiamo con l’auto al seguito sulla nave Genova - Palermo per raggiungere la Sicilia, la Trinacria, la nostra terra natia.
È un luglio caldo, caldissimo ma non torrido come è stato sempre in Sicilia durante il mese di luglio.
È la prima volta che non troviamo nessuno dei nostri quattro genitori, l’ultimo che ci ha lasciati, dopo lunga sofferenza, è stato mio suocero.
Trascorriamo la prima settimana nel golfo di Milazzo, nella bella Tonnarella, frazione sul mare del Comune di Furnari.
La casa di famiglia è a pochi metri dal mare, su uno splendido scenario di fronte alle magiche isole Eolie.
Quando il tempo è bello Lipari e Vulcano danno la fallace illusione di essere a poche bracciate di un abile nuotatore.
Dalla spiaggia si vedono il santuario di Tindari, Oliveri e le Eolie. E sono sicuro che se si potesse chiedere al sole qual sia il suo luogo preferito per celebrare il rito quotidiano del tramonto sceglierebbe questa magica location:
raramente ho visto tramonti così belli ed incantevoli.
Viaggio in Sicilia tramonto a Tonnarella |
Viaggio nel cuore della Sicilia: Raffadali, i ricordi e i Templi
La seconda settimana raggiungiamo il mio Paese natio, Raffadali, circa 12000 anime in provincia di Agrigento.
Non è un Comune bellissimo, non è turistico, ma è il mio Paese natio e tanto basta per farne una meta fissa ogni volta che oltrepassiamo lo Stretto.
Mia moglie dice che Raffadali di bello ha solo il cimitero.
Io ovviamente non sono d’accordo ma devo convenire che ha ragione quando dice che il cimitero è davvero bello, e poi, anche se non fosse bello, è lo scrigno che custodisce affetti, memorie, sentimenti.
Raffadali non è turistico ma è a pochi chilometri (poco più di 10) da una delle grandi attrazioni turistiche di tutta la Sicilia:
l’incantevole Valle dei templi in terra di Agrigento.
Il soggiorno a Raffadali ha in programma la partecipazione a due matrimoni di due miei nipoti.
Convoleranno a nozze la figlia del mio primo nipote, quello che mi ha fatto diventare zio a soli sette anni, ed il figlio del mio fratello maggiore.
In Sicilia il matrimonio non ha ancora perso la sua solennità e la preparazione di un matrimonio a volte impegna i futuri sposi per tantissimi mesi.
Spesso i luoghi del rito religioso e quelli del ricevimento nuziale vengono prenotati anni prima, e sovente comportano spostamenti di centinaia di chilometri. Ed i miei nipoti non fanno eccezione, anzi.
I nubendi del primo matrimonio sono entrambi di Raffadali ed il rito religioso viene celebrato nella bellissima Chiesa di Santa Oliva di Raffadali che è la chiesa madre di Raffadali, si trova al centro del paese e domina, insieme al castello Montaperto, la via Nazionale.
La sua costruzione cominciò nella seconda metà del xv secolo per volere della famiglia Montaperto, ma fu finita due di secoli più tardi. Nella decorazione del portale a sinistra della facciata principale si vede la data 183.
La facciata principale deriva da modelli tardo rinascimentali romani.
L'interno ha pianta a croce latina, a tre navate con transetto.
La cupola e la volta della navata centrale sono affrescate.
Custodisce un sarcofago romano in marmo del II secolo d.C. con raffigurazione del ratto di Proserpina, una statua in legno di Maria santissima degli infermi con il Bambino, costruita da Nicola Buttafuoco del 1585 e le tombe dei Montaperto e di altri personaggi.
Chiesa di Santa Oliva di Raffadali, la chiesa Madre di Raffadali |
Nella chiesa nella seconda metà di luglio di ogni anno si celebra la festa della Madonna degli infermi, patrona di Raffadali. Il titolo della chiesa è della Madonna degli Infermi, mentre la parrocchia è intitolata a santa Oliva. Merita di essere visitata.
Il ricevimento, invece, invece è previsto a Ribera, la città delle arance, che dista da Raffadali ben 50 KM.
La location è da fiaba, si tratta del Parco degli Aranci 2, nato nel 1996, situato nella collina della Piana Grande e immerso nella meravigliosa vegetazione mediterranea, è un luogo incantevole per realizzare le feste di nozze.
Dispone di un ampio e meraviglioso giardino, di una suggestiva piscina, di una sala interna in originale stile impero ed un'altra sala in stile modern vintage.
Si trova a due passi dal mare e veniamo accarezzati da un soffice venticello che scongiura il temuto rischio di trascorrere la serata sotto la tremenda canicola come di solito avviene nel mese di luglio in Sicilia, specie in quella meridionale.
Il menù è ricchissimo e prelibatissimo ed il palato degli invitati ne conserva tutt’ora adeguata e nostalgica memoria.
C’è un clima di festa e di allegria che contagia anche chi scrive, di solito schivo e misurato nell’esternare la propria gioia e la propria allegria. Tra suoni chiassosi, balli allegrissimi ed i tanti ed appassionati baci che si scambiano gli sposi, dopo che più volte sono stati reclamati dai numerosissimi invitati, si fa subito alba.
Il giorno dopo, in attesa di partecipare l’indomani al secondo matrimonio, ci concedemmo una giornata al mare nella bellissima spiaggia di Siculiana, la spiaggia della mia infanzia, la mia spiaggia preferita perché vicina al mio paese natio e perché col suo bassissimo fondale consente di far fare il bagno tranquillamente a tutti quelli, che come me, non sanno nuotare.
La giornata era ventosa ma trascorse bella ed allegra e per me fu un nostalgico riandare indietro con la memoria per pensare a tutti gli incontri fatti in quella spiaggia con altri emigrati che d’estate ritornano nella terra natia.
Diventa luogo di tanti suoni, di tante lingue contaminate, nessuno ha piena contezza della propria lingua, ciascuna di essa ha subito la sua naturale contaminazione e così si sente il siculo-svizzero, il siculo-tedesco, il siculo-francese (nella sua accezione belga) e tante, tantissime altre sfumature.
È un vero incrocio di integrazione ed accoglienza e forse è anche per questo che oggi, dato che la questione dell’emigrazione è diventata centrale per i destini del mondo, noi siciliani sembriamo avere un approccio più maturo e consapevole.
Quella storia la conosciamo bene perché l’abbiamo vissuta sulla nostra pelle e sappiamo essere più solidali ed accoglienti.
Piazza Armerina, un Patrimonio da vedere
L’indomani è giorno del matrimonio del secondo nipote. Lui è di Raffadali e lei di Gela e si sposeranno a Piazza Armerina, la città famosa per i mosaici, a più di 100 Km da Raffadali ed a quasi 50 Km da Gela.
In Sicilia sembra vigere la regola che, per il matrimonio, un posto più è distante più è bello.
E così partiamo per Piazza Armerina di primo mattino con l’intenzione di visitare la bella cittadina dell’entro terra siciliano della quale conosciamo i famosissimi mosaici della Villa romana del Casale e, dando per scontato che anche i lettori sanno tutto su di loro, non diremo nulla di questa bellezza più unica che rara e che fa parte non a caso del Patrimonio dell’Unesco.
Piazza Armerina il Duomo |
Piazza Armerina, Gran Priorato |
Da Raffadali per arrivare a Piazza Armerina è un vero e proprio viaggio avventuroso tra mille cantieri da tempo aperti e chissà se e quando verranno chiusi.
La strada Agrigento - Caltanissetta, se continua di questo passo, è seriamente candidata a polverizzare il triste record della Salerno - Reggio Calabria: tratti di strada già aperti al traffico, altri terminati ma non ancora aperti al transito ed altri ancora da ultimare.
A parte il disagio dei tanti cantieri stradali è un bel viaggio nel cuore della Sicilia, quella meno nota, senza mare e senza opere d’arte importanti.
Ma è la Sicilia vera, la Sicilia della sete, dell’arsura, dei campi di stoppia dorata, la Sicilia sorella minore dell’Africa, gialla e quasi desertica:
chi non attraversa queste terre non potrà mai dire di conoscere veramente la Sicilia.
Arriviamo a Piazza Armerina, ignoriamo le indicazioni per i mosaici, già visitati in passato, e raggiungiamo il centro della città per conoscere, in attesa del matrimonio previsto per il tardo pomeriggio, le sue bellezze, la sua arte.
Piazza Armerina è un'antica città d'impianto medievale con un pregevole centro storico barocco e normanno. Sul suo territorio si trova la Villa romana del Casale con i suoi famosi mosaici, dal 1997 Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.
Piazza Armerina |
Città d'arte con forte richiamo turistico per il suo importante patrimonio archeologico, storico, artistico e naturale, nota come la "Città dei Mosaici e del Palio dei Normanni”.
Un’Isola per amore Parte l’aereo, |
È una sorpresa, è un susseguirsi di Chiese belle e con tanta storia e di tanti palazzi ricchi di bellezze artistiche.
Grande è la delusione di trovare il Duomo chiuso già alle 12,03 (sullo spirito di accoglienza di certi parroci indolenti ci sarebbe tanto da dire) e dobbiamo accontentarci di ammirarlo dall’esterno.
La bellissima Cattedrale è dedicata a Maria Santissima Delle Vittorie, è un grande edificio di culto di stile misto gotico, manierista e barocco, dotata di un campanile alto 40 m risalente al xv, già relativo alla precedente chiesa, al posto della quale venne eretta l'attuale cattedrale.
Ma a Piazza Armerina non c’è solo il Duomo, altre chiese sono belle ed importanti come ad esempio la Chiesa di san Rocco risalente al 1613 dotata di campanile a vela e ricco portale barocco.
Oggi I locali dell'annesso monastero benedettino ospitano gli uffici comunali.
Od anche la chiesa di Chiesa di S. Ignazio che fu la prima dedicata al santo dopo la beatificazione. I lavori per l'edificazione della fabbrica risalgono al 1600. Alla chiesa era annesso il monastero che, sotto i Gesuiti, nel 1689, avviò un corso universitario.
Attualmente i locali dell'ex monastero in parte ospitato una scuola media ed in parte la Biblioteca Comunale con l’interessante “Mostra del libro antico”.
Piazza Armerina è una città con poco di 22000 abitanti ed ha sul territorio tantissime chiese tanto da essere denominata anche "città delle 100 chiese" che, ovviamente, non è possibile elencare tutte.
Ma noi siamo venuti a Piazza Armerina in particolare per una Chiesa, quella dove si sarebbe celebrato nel pomeriggio il matrimonio di mio nipote.
È il Gran Priorato di Sant’ Andrea (1096) al suo interno custodisce affreschi medievali databili dal XII al XV secolo.
Chiesa e Cenobio costituivano l'antico Priorato dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme in Sicilia.
Con la Chiesa di Santa Croce di Messina è sede dei canonici regolari di Sant’Agostino unita poi al monastero del Santo Sepolcro in Gerusalemme.
Nel vederla abbiamo subito perdonato il nipote per i chilometri che ci aveva fatto percorrere, né è valsa veramente la pena perché abbiamo avuto tempo e modo di ammirare un edificio di rara bellezza storico-architettonica per non parlare dei meravigliosi affreschi in esso custoditi.
Assistiamo al matrimonio in religioso silenzio e pervasi da grande tristezza nel vedere che la mamma dello sposo, causa grave malattia, non può accompagnare suo figlio all’altare ed assiste alla cerimonia senza averne consapevolezza alcuna.
Dopo le foto di rito ed il tradizionale e, si spera, ben augurante getto del riso raggiungiamo un agriturismo della vicina Valguarnera dove avrà luogo il ricevimento nuziale.
Trattasi di una masseria fortificata del XVII secolo, tipica espressione del vecchio latifondo siciliano, perfettamente conservata nella sua integrità: attorno al suo "bagghiu" (corte) si aprono abitazioni, stalle, fienili e magazzini ancor oggi vivi come allora.
Ai nostri occhi si presenta una location incantevole e come se non bastasse quella sera anche la luna ha voluto abbellire la scenografia con il chiarore della sua romantica luce.
Non poteva esserci set migliore per consentire a due bellissimi giovani di coronare, dopo 14 anni esatti dal loro fidanzamento, il loro sogno d’amore. Menù ricchissimo, abbiamo mangiato di tutto e tutto di una squisitezza unica da ammaliare il palato di tutti i fortunati invitati, purtroppo di tutti meno uno.
La serata e poi la notte trascorre lieta, un’allegria composta e misurata perché quella nube di tristezza alla quale avevamo accennato prima non si era allontanata, né, purtroppo, potrà mai allontanarsi.
Con questi pensieri la notte lasciava il posto ad un alba luminosa e delicata: era ora di tornare ognuno a casa nostra, avevamo visto tante cose belle ed incantevoli: poteva bastare!
Reportage (articolo, foto e poesia) Quando gli inviti di nozze in Sicilia diventano itinerari turistici di Michelangelo La Rocca su CaffèBook (caffebook .it)
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