Garibaldi un combattente per la libertà senza confini

Bellissimo questo ritratto di Giuseppe Garibaldi tratteggiato con sapiente maestria da Edmondo De Amicis il giorno dopo la sua morte.
Viene fuori un profilo dell’Eroe dei due mondi che ancora oggi conserva tutta intera la sua attualità.
Garibaldi è stato prima di tutto un combattente per la libertà, lo testimonia il fatto che dove c’erano deboli da difendere, tirannie da combattere, libertà da conquistare, lui era in prima fila in modo spassionato e senza calcoli e tornaconti personali.

 

 

 Garibaldi combattente per la libertà

Garibaldi un combattente per la libertà senza confini

di Michelangelo La Rocca

Giugno: Garibaldi 3 giugno.

Domani è la festa nazionale. Oggi è un lutto nazionale. Ieri sera è morto Garibaldi. Sai chi era?

È quello che affrancò dieci milioni d’Italiani dalla tirannia dei Borboni.

È morto a settantacinque anni. Era nato a Nizza, figliuolo d’un capitano di bastimento. A otto anni salvò la vita a una donna, a tredici, tirò a salvamento una barca piena di compagni che naufragavano, a ventisette, trasse dall’acque di Marsiglia un giovanetto che s’annegava...

Egli combatté dieci anni in America per la libertà d’un popolo straniero... 

Egli fu maestro, marinaio, operaio, negoziante, soldato, generale, dittatore. Era grande, semplice e buono. Odiava tutti gli oppressori, amava tutti i popoli, proteggeva tutti i deboli; non aveva altra aspirazione che il bene, rifiutava gli onori; disprezzava la morte, adorava l’Italia.

Tu non lo comprendi per ora. Ma leggerai le sue gesta, udrai parlar di lui continuamente nella vita...

Certo è stata una delle figure più fulgide del Risorgimento italiano, l’artefice principale, insieme a Giuseppe Mazzini ed a Cavour, dell’Unità d’Italia.

Ma ha combattuto anche in America, contro i tedeschi a favore della Francia, fuori dai confini italiani, e per questo si meritò l’appellativo di eroi dei due mondi. Possiamo dire, con linguaggio moderno, che è stato un eroe, un combattente per la libertà internazionale quando ancora la globalizzazione non era neanche all’orizzonte.
Bisogna dire che De Amicis aveva visto giusto nel profetizzare che la sua fama di disinteressato combattente per la libertà sarebbe resistita all’usura del tempo, basti pensare alla considerazione di cui tutt’ora gode ed al fatto che ancora nel dopo guerra un grande schieramento politico italiano si presentò alle elezioni politiche utilizzando la sua immagine come simbolo.

Chiediamoci il perché di un simile successo e come mai la sua fama di combattente per la libertà contro gli oppressori di tutto il mondo resista tutt’ora intatta.
Credo che a queste domande si possano dare due risposte, tra l’altro tra loro convergenti.

La prima è nella sincerità con la quale sposò la causa della libertà, senza guardare il “dove” si combatteva, ma pensando solo al “perché” si combatteva.
Dove c’era la libertà in pericolo c’era lui, dove c’era da conquistare l’indipendenza per un popolo oppresso il nostro eroe era in prima fila senza risparmiare alcuna sua energia.

La seconda risposta è nel “disinteresse” personale, nella mancanza di calcoli personali e di potere: Lo testimonia il fatto che ha liberato parti d’Italia dall’oppressione straniera e li ha consegnati al Regno del Piemonte, l’unico che in quel momento ai suoi occhi era in grado di unificare l’Italia dalle Alpi a capo Passero.

E lo faceva senza chiedere nulla in cambio per se come testimonia la sua vita umile ed il suo esilio a Caprera.
Il sincero amore per la libertà ed il disinteresse personale sono i due connotati che lo portavano ad essere amato in modo incondizionato dai suoi seguaci che, proprio per quello, riusciva a reclutare senza difficoltà alcuna.

Ed è la stessa, principale ragione per la quale tutt’ora sia ricordato come un indiscusso protagonista del Risorgimento Italiano e dell’Internazionale della libertà!

Che dire vista l’Italia di oggi?
Valeva la pena battersi così tanto e così forte per uno Stato ridotto nelle condizioni attuali?

Secondo me ne valeva la pena, perché ci dato l’opportunità di continuare la sua opera e migliorare la situazione e non è stata colpa sua se noi abbiamo amaramente fallito il nostro compito.
Altra osservazione viene spontanea.

Cosa pensare se volessimo paragonare la nostra attuale classe politica e di governo a Giuseppe Garibaldi? Appare evidente a tutti ed è chiaro come il sole che i nostri politicanti di oggi, altra definizione non può essere data, stanno a Garibaldi come una collinetta di 300 metri sta al Monte Bianco: un’altra statura politica, un’altra levatura etica e civile!