Franz Kafka e Praga

Praga e l'opera di Franz Kafka si assomigliano e si richiamano in modo evidente:

entrambe ricche di fascino, bellezza e mistero e dotate della capacità di infondere nel cuore il senso del tedio e della meraviglia. Se il grande scrittore ceco fosse nato e vissuto altrove, non sarebbe stato lo stesso.

L'anima gotica e l'eleganza austro-ungarica della città hanno contribuito a forgiare quella poetica ineguagliabile: si può provare ad imitare Kafka, ma si può riuscire soltanto ad esserne un pallido riflesso, se non la brutta copia.

La poetica kafkiana si incentra sul tema di una "colpa originaria", radicata nell'uomo, dalla quale discendono una condanna senza appello all'angoscia e alla mancanza di senso dell'esistenza. Girando per Praga, soffermandoci su alcuni aspetti pregnanti del suo essere, ritroviamo altrettanti suggerimenti per meglio capire ciò che abbiamo letto nei romanzi, nei racconti e nei Diari del nostro Autore.

Castello di Praga   Il quartiere ebraico, che gli appartenne per questioni etniche, il Duomo gotico, che in qualche modo ritroviamo in un celeberrimo capitolo de "Il Processo", il citato "Castello" di un altro ben noto romanzo, l'atmosfera ricca di cultura sono solo alcuni degli elementi che legano indissolubilmente Kafka alla sua città.

Oggi Praga ospita un museo a lui dedicato, che conserva fotografie, preziosi documenti autografi e una suggestiva ricostruzione della città "vista attraverso gli occhi" del suo grande figlio.

Possiamo accostarci a tanti aspetti della sua vita tormentata: il rapporto sofferto con la figura paterna, analizzato e sviscerato nella "Lettera al padre"; i documenti che riconducono all'odiato lavoro nella compagnia di assicurazioni, più volte maledetta nei "Diari" per il tempo tedioso che Franz vi trascorreva, costretto così a sottrarre energie alla letteratura, fino a sentirsi frustrato e degradato, aiutandolo a concepire la "Metamorfosi" da uomo a insetto ributtante.

Franz Kafka (Praga, 3 luglio 1883 – Kierling, 3 giugno 1924) "Scrivere: una forma di preghiera".

Kafka, scrivere una forma di preghiera   Questo era per Kafka la letteratura, il sostituto per lui naturale a quella dimensione della trascendenza che gli lasciava tanti dubbi ed interrogativi aperti. Infine i suoi ricoveri in sanatorio, resi necessari dalla tisi, che se lo portò via a soli quarantuno anni.

Tutta la parabola esistenziale di Kafka viene ripercorsa in questo museo, che si trova in una posizione un po' nascosta, al di là dello spettacolare Ponte Carlo, in un cantuccio della Malá Strana.

Per fortuna qualcuno ha dipinto una sorta di insegna-murales sul muraglione della sponda della Moldava, che, riportando a caratteri cubitali la scritta "Kafka Museum", aiuta non poco il turista in cerca del luogo agognato sulla cartina.

Franz non fu certo un personaggio che amava mettersi in vista: quindi anche questo riflette il suo carattere schivo e alimenta il desiderio di chi lo ammira di incontrarlo, anche a costo di faticare con le indicazioni scritte solo in ceco.

E dire che egli scrisse le proprie opere in tedesco, ma questa fu una contingenza della Storia, dato che egli nacque cittadino Austro-ungarico (anche se morì Cecoslovacco in Austria, per ragioni legate alla malferma salute).

Ci affascina immaginare nascere sotto i grigi cieli praghesi Joseph K., che "qualcuno doveva aver calunniato, poiché senza che avesse fatto alcunché di male una mattina venne arrestato" (da "Il Processo"), o Georg Samsa, il quale "una mattina, svegliandosi da sogni inquieti, si ritrovò trasformato in un insetto mostruoso" (da "La metamorfosi"); la mente geniale di Kafka li partorì in una cornice oltremodo adeguata.

 

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