Il mondo dell'informazione
Arnold Gehlen nell'Uomo nell'era della tecnica, classico di antropologia filosofica, parla dell'influenza della tecnica sulla nostra società. In primo luogo definisce l'uomo come animale tecnico e poi lo inserisce nel contesto attuale in cui l'uomo sembra sempre più la rotellina di grandi meccanismi che poi sono quelle grandi organizzazioni che lo usano come loro pedina e contro le quali lui da solo non può nulla.
Per questo articolo in quell'opera ci sono di interesse due concetti: il primo è quello di "perdita di esperienza" e il secondo è quello di "esperienza di seconda mano".
I due concetti sono chiaramente strettamente collegati, il primo parte sempre dalla perdita della realtà, tenendo presente che qui per realtà si intende la totalità di una serie di elementi o fatti, mentre il secondo concetto si riferisce ad esperienze che non viviamo direttamente, ma che ci sono raccontate oppure accade che queste sono vissute da altri che in questo momento osserviamo.
La perdita di esperienza succede perché, in questo mondo "tecnico", il fenomeno della divisione del lavoro e della specializzazione progrediscono sempre di più, facendo si che ci troviamo di fronte ad una realtà dove la maggioranza ha solo una visione parziale di quello che sta accadendo e in molti casi anche falsa, mentre solo quelli che decidono hanno una visione totale.
In questo senso la perdita di esperienza è la perdita di contatto diretto con una totalità dei fenomeni che si annulla nel processo di specializzazione. In teoria, come spiega lo stesso Leo Löwenthal, sociologo della scuola di Francoforte, si può perdere l'esperienza semplicemente approcciandosi con l'altro in modo freddo, come se ci si relazionasse con un oggetto.
Un mancato coinvolgimento emotivo, uno sguardo del tutto distaccato che non prova senso nemmeno davanti ad un cadavere, è lo stesso che avevano quelli della Gestapo nei confronti degli ebrei dei Lager secondo l'esempio di Löwenthal. In quest'ultimo caso si perde l'esperienza semplicemente perché l'assenza di coinvolgimento emotivo, di relazione Io-Tu, fa si che nella totale freddezza non ci sia esperienza diretta.
Noi però, nel nostro mondo tecnico, abbiamo poche esperienze dirette e qui viene il secondo concetto: quello di esperienza di seconda mano.
Che cos'è un'esperienza di seconda mano?
Se andassimo a vedere una spogliarellista in qualche locale notturno, quella sarebbe un'esperienza di seconda mano perché non siamo noi che ci spogliamo, così come anche in tutti gli sport è diverso chi li pratica da chi li vede praticare.
In primo luogo le esperienze di seconda mano riguardano tutto il mondo dell'informazione perché queste si basano su fatti riferiti da altri.
Ad esempio Gehlen dice: "Alla fine ci si fanno fornire anche le proprie opinioni dalla macchina pensante della stampa, della radio e del cinema." (Gehlen, Arnold, L'uomo nell'era della tecnica, Armando Editore, Roma, 2003, pp.70) Noi pensiamo di fatto attraverso questi apparecchi: la televisione, la radio, il cinema e anche internet.
Questi strumenti Gehlen li chiama: "strumenti di penetrazione delle masse" e da quanto afferma il problema sostanziale, che poi è quello che sta dietro anche alla perdita di esperienza riferita ai mass media, è il problema della relazione tra "news" e "facts".
In sostanza la notizia non dovrebbe essere il fatto e in qualche modo non lo è di sicuro. La notizia si fa, ma il fatto è un dato oggettivo indipendente.
Capire come si creano le notizie vuol dire capire come si crea l'informazione.
Secondo Gehlen nel passaggio tra il fatto e la notizia c'è sempre il filtro delle opinioni del commentatore, per cui la "news" non coincide mai con il "fact" perché è sempre deformata. In teoria quello che dico ora non sarebbe altro che il semplice fatto che quando qualcuno ci riporta dei fatti non farà altro che riportarli dal suo punto di vista e il suo racconto è filtrato dai suoi pregiudizi; si tratta di qualcosa di banale, ma data l'estrema fiducia che hanno certe persone nella televisione queste cose vanno dette. Quindi sempre su questo tema è di nostro interesse la seguente affermazione di Gehlen: "Spesso, tuttavia, i dati di fatto, comunicati sono a loro volta già notizie "indirizzate" (...). Gli influssi che in tal modo intaccano l'oggetto di news e di facts vanno dalla necessità materiale di formulazioni concise, dai criteri standard dell'importanza ad essi attribuita e dalla soggettività dei funzionari - impossibile ad eliminarsi completamente - fino a fenomeni più complessi: il fatto cioè che tali enti non operano in uno spazio vuoto, ma vengono influenzati da altre istanze, le quali hanno anche le proprie tendenze, e che essi, naturalmente, hanno raggiunto da parecchio tempo quel livello di razionalità che comincia con le riflessioni circa il possibile destinatario e l'eventuale effetto della notizia." (Gehlen, Arnold, L'uomo nell'era della tecnica, Armando Editore, Roma, 2003, pp.74)
Da questo punto di vista la notizia è sempre interpretazione del fatto, per questo i mass media si prestano bene ad una lettura come ermeneutica.
Se noi prendiamo una telecamera, questa ha un quadrante delimitato, può mostrare delle cose e non delle altre, ma ogni cosa che mostra non può essere il fatto perché non centra nulla con la realtà, è solo un ritaglio, quello che si decide di mostrare.
Così se i telegiornali cercassero di essere più obbiettivi, se la televisione non fosse controllata o non avesse uno scopo manipolatorio dell'opinione, davvero essa potrebbe rappresentare la macchina caotica che distrugge la tirannia della verità oggettiva mentre moltiplica le prospettive e i punti di vista, emancipando l'uomo così come fa il multiculturalismo, esattamente come dice Vattimo nella "società trasparente".
Se le cose però non stanno così è perché la televisione è controllata, perché è uno strumento di manipolazione così come lo aveva visto Adorno, perché i telegiornali identificano news e facts.
Secondo il telegiornale le notizie sono fatti, occultando tutto quello che passa in mezzo tra i due e di fatto costruendo una forma di nuovo realismo mediatico.
Nel sito del Corriere della sera si trova un articolo che porta il seguente nome: "il nuovo realismo in filosofia? un film già visto e doppiato male", questo articolo degno di nota parla di un libro scritto da Cesare, Ocone e Regazzoni dal nome: "il nuovo realismo è un populismo" edito dalla Melangolo.
L'articolo afferma che il nuovo realismo di Ferraris non dice nulla di nuovo rispetto a quello vecchio e per questo sarebbe doppiato male, che non è vero che questa filosofia sia necessaria nel corso del susseguirsi del pensiero filosofico, come se tutto tendesse a tornare a questa posizione che poi è vecchia e si limita a dire che la realtà è reale (vuota tautologia) e dice infine che Maurizio Ferraris nel promuovere la sua filosofia non starebbe facendo altro che Marketing.
Oltre a questo sarebbe da citare, e questo è quasi un obbligo, il libro di Franca D'Agostini: Realismo?, altro libro scritto contro il nuovo realismo di Ferraris che include anche un attacco al suo amico tedesco: Markus Gabriel. Sul sito Micromega si trova un articolo su questo libro dal nome: "Niente di nuovo, niente di realistico, niente di filosofico" in cui si legge che il nuovo realismo è un fenomeno mediatico, che propriamente non ha senso chiamarlo un "movimento", che non c'è nulla di nuovo e tanto meno di filosofico, cioè che quella di Ferraris non è filosofia, ma marketing.
Lo sposalizio tra il nuovo realismo e i mass media è una cosa che confermo, posso dire che c'è veramente una tendenza al realismo, ma questo è tutto voluto.
È importante per la televisione identificare news e facts, in questo modo quello che viene detto dalla TV viene preso per realtà oggettiva, che poi è il vecchio: "ci credo perché l'ha detto la televisione", ma la televisione non ha la realtà, visto che la realtà, a differenza di quello che intende il nuovo realismo, è una totalità.
Lo stesso Gehlen, come dicevo prima, afferma che noi possiamo dire di conoscere la realtà non se conosciamo solo delle parti, che poi sono astrazioni, ma se conosciamo tutti gli effetti delle nostre azioni e così via, il che non è già facile, ma sicuramente la nostra società di specialisti è basata molto su astrazioni e prospettive.
Il telegiornale non può darci la realtà per sua natura, può darci tante prospettive, tante interpretazioni, ma non è quello che fa, non è il suo intento e vedremo poi perché. C'è poi un secondo punto da notare sul nuovo realismo: quando Ferraris usa argomenti come quello della ciabatta non dice molto di più di quello che diceva il realista ingenuo (il realismo ingenuo poteva usare argomenti come: guarda che se tiri una testata contro il muro ti fai male), ma quando Ferraris parla della sua teoria dei documenti dice qualcosa che fa molto comodo al potere, afferma cioè l'esistenza di oggetti trascendentali come il denaro, oppure sostiene l'esistenza di oggetti sociali.
Su questo caso vanno spese almeno due parole perché dire che il denaro non è solo un pezzo di carta, che i debiti sono veri quanto le carote che mangiamo, è quello che i banchieri vogliono che noi crediamo perché così possono tenerci buoni nella schiavitù del debito, altrimenti potremmo ribellarci, capire che non sono altro che credenze e far crollare anche il sistema se si trovano i mezzi.
La carta di identità non rappresenta veramente me stesso, la mia data di nascita, tutti quei numeri, il mio nome e tutto il resto non costituiscono veramente un Io, ma questo per il potere è importante che noi lo crediamo, è importante che noi pensiamo di essere quelli, così una volta che abbiamo un Io identificato siamo un potenziale bersaglio.
Ferraris afferma che queste entità esistono perché ci sono dei documenti che lo provano (altri pezzi di carta?), questi documenti non sono nati dal nulla, ma da accordi presi che hanno una validità tra chi li ha fatti (davvero? E l'euro chi lo ha voluto di noi europei?).
Il problema è: non è che poi tutto questo rinvia a convenzioni all'infinito? O si basa solo su promesse? Se si basa su promesse, perché non è contemplata la possibilità di infrangerle, per esempio il caso della disobbedienza civile?
Detto questo è chiaro che il realismo è una tendenza del mondo dell'informazione quando è nelle mani del potere, altrimenti potrebbe essere uno sciame di interpretazioni.
Forse è qui che sta il problema tra Vattimo ed Adorno, per come vengono usati i media ha ragione Adorno, quello di Vattimo rimane comunque un bel sogno non realizzabile attualmente o forse solo con internet (modello di informazione che vedremo più avanti).
A questo punto riprendendo i concetti di Gehlen vediamo che cosa accade se per esempio vengono applicati alla televisione:
la televisione ci fa venire a conoscenza di fatti e questo viene chiamato notizia, queste notizie non sono esperienze che noi stessi abbiamo vissuto, ma si tratta sempre di qualcosa che viene da altre fonti, infatti sono proprio delle esperienze di "seconda mano": un'evoluzione del "sentito dire" come lo spiega lo stesso Gehlen.
Il fatto stesso che noi non viviamo in prima persona certi fatti e questi sono riportati da altri dovrebbe comunque farci venire il dubbio sulla loro verità, quanto fidarci della televisione e di quello che viene detto?
Per esempio, prima che nascessero i giornali doveva funzionare più o meno in questo modo: ci dovevano essere delle voci che si spargevano tra la popolazione del tipo: la sai l'ultima?, ma quando si riferivano queste cose magari si diceva: Tizio ha detto che, oppure Caio riferisce che... Alla televisione sentiamo: "è successo questo", "così sono andate le cose", "i carabinieri hanno stabilito che lui è l'assassino".
Quando il giornalista legge le notizie, legge delle notizie che gli sono consegnate da qualcuno che noi non conosciamo e lui semplicemente le legge senza nemmeno chiedersi se siano vere e da dove vengano; sa solo che è pagato per leggerle.
Noi almeno dovremmo chiederci cose come: chi? cosa? dove? ma perché?
Non avendo motivo alcuno per fidarci di tali fonti dal momento che le immagini e i video oggi dimostrano veramente poco come prova, in quanto sappiamo che sono infinitamente modificabili (cosa a cui poco pensano le persone), possiamo liberamente pensare che vi sia, per dirla con Cartesio, un genio maligno dell'informazione.
Ipotizziamo davvero che tutti i video, le foto trasmesse, le notizie che ci vengono mandate alla televisione siano false, che siano state messe lì per ingannarci e farci avere determinate reazioni di "rabbia" o "depressione" volute. Se così fosse, dal momento che non abbiamo rapporto diretto con la realtà del mondo in questione, ovvero dato che la televisione parla di luoghi lontani in cui non viviamo, non conosciamo e non posiamo averne esperienza di prima mano, come possiamo dimostrare che quello che ci viene raccontato è vero?
Quella di prima potrebbe essere presa come mera ipotesi, ma in realtà in un certo senso si avvicina molto alla realtà e adesso vi spiego perché: in realtà tutte le televisioni del mondo, nonché i giornali sono controllati da pochissime persone che hanno le mani su tutto il mondo dell'informazione.
Ad esempio come scrive David Icke nel "Ruggito del leone" la Time Warner controlla l'AOL, l'HBO, la CNN, Warner Bros, TNT, Cartoon Network e molte altre ancora; tutto nelle mani di una società, ma chi dirige questa società? Attualmente sembra che Steve Case sia il presidente e ci sia stato un accorpamento tra AOL e Time Warner, una sorta di fusione che ha dato vita alla Aol Time Warner: In Italia sappiamo che Mediaset è controllata da Belusconi; per quanto riguarda esempi di giornali italiani si sa che la Stampa è controllata dalla famiglia Agnelli, la San Paolo e la Telecom come altre compagnie si spartiscono il Corriere della sera e la Repubblica è controllata dal Gruppo l'Espresso.
David Icke è convinto che molti dei telegiornali mondiali siano tutti nelle mani dei Rothschild e che questa famiglia controlli anche il New York Times. Se i giornali e la televisione sono controllati da poche persone, pensate davvero che abbiano intenzione di trasmettere un'informazione pulita, vera, corrispondente, per quanto possibile, ai fatti?
Il fatto stesso che i telegiornali e i giornali alla fine raccontino sempre la stessa versione dei fatti, non dovrebbe far venire almeno qualche sospetto?
Ad esempio se riceviamo delle notizie di un certo tipo: notizie sulla crisi, sulla disoccupazione, su tasse e tagli e così via, per quanto non abbia senso negare che vi sia una crisi e non possiamo farlo perché lo vediamo per esperienza di prima mano, non è vero che queste notizie sono mandate in onda proprio per renderci ancora più depressi, perché vogliono che siamo senza speranza, che non possiamo più credere in un futuro migliore, motore di ogni lotta sociale?
Prendiamo un caso concreto: il caso della Siria. Sui nostri televisori sentiamo dire che gli U.S.A. bombardano in Siria ma solo per attaccare l'ISIS che starebbe avanzando. Una persona con un po' di cervello si chiede: ma perché bombardare la Siria, quando la maggior parte delle basi dell'ISIS sono in Iraq?
Sui nostri televisori abbiamo sentito dire che anche la Russia bombarda la Siria, ma che gli U.S.A. hanno il sospetto, anche se per lo loro è già certezza, che la Russia stia in realtà bombardando i ribelli contro Assad. Se invece si va ha guardare la versione dei fatti dal punto di vista della Russia (c'è un sito per farlo si chiama: Sputnik, una volta noto come: voce della Russia), si raccontano cose diverse, ovvero che la Russia combatte contro l'ISIS (ma il Cremlino ha già detto che a suo avviso molti video apparsi in televisione sull'ISIS, quelli delle decapitazioni ad esempio, sono falsi), che invece Putin non comprende perché gli U.S.A. abbiano attaccato una centrale elettrica nei pressi della città siriana di Aleppo, perciò la Russia sospetta che gli U.S.A. non attacchino l'ISIS.
Entrambi stanno bombardando la Siria, solo che verosimilmente gli U.S.A. fanno la guerra al regime di Assad, mentre la Russia lo difende; l'ISIS non centra niente, anche perché è un'invenzione americana, in quanto loro passando armi ai ribelli di fatto le passavano anche ai terroristi. Questo è un esempio di come funziona la nostra informazione: c'è qualcosa di manifesto che viene detto e poi ci sono delle verità dietro alle apparenze; la cosa sembra funzionare un po' come i sogni di Freud con il dualismo: manifesto/latente.
La domanda è: ci sono delle vere fonti di informazione alternativa?
Se sì quali sono? qui faccio un breve elenco: all'inizio metto il cospirazionismo (David Icke, Alex Jones e molti altri), poi ci sono casi di informazione non verticale ma a rete come è il caso di Pressenza (fa parte del movimento umanista ed è fatta senza scopi di profitto da chi fa parte del movimento), infine potremmo mettere altri personaggi come Giuglietto Chiesa o Travaglio (su quest'ultimo si dovrebbero mettere molti puntini di domanda) e poi chiaramente non finiscono qua.
Il cospirazionismo oramai è cosa conosciuta, esso sostiene che il mondo intero sarebbe controllato da poche persone, queste persone generalmente sono banchieri o famiglie della così detta "nobiltà nera". Questo fatto si può comprovare dalla semplice osservazione della centralità del potere in molti settori di intere fasce di mercato. Di fatto, per esempio, vediamo molti brand di automobili, questi brand ci sembrano tutti in concorrenza in un libero mercato, ma ci spaventeremmo se scoprissimo quanti di questi brand sono controllati dalla General Motors.
Il fenomeno del monopolio, del controllo da parte di pochi di intere fette del mercato era già stato rilevato dallo studio della scuola di Francoforte, da Horkheimer, da Pollock e così via; la filosofia non si era lasciata sfuggire una cosa di questo tipo.
Tuttavia il cospirazionismo va oltre perché afferma che queste persone fanno parte di famiglie che da sempre esistono. Se chiediamo ad uno storico, in effetti, ci dice che le famiglie nobili spesso cambiavano cognome, come per esempio è degno di nota che i Rothschild facevano precedentemente di cognome Bauer e poi se è vero quello che si dice sui Grimaldi, famiglia nobile a capo di Montecarlo, ovvero che verrebbero da Grimoaldo I, maggiordomo ai tempi dei merovingi, allora abbiamo un esempio di una famiglia che esiste dai tempi del Medioevo e che ha un potere su una città dai tempi delle repubbliche marinare.
Il cospirazionismo, però, aggiunge a tutto questo il fatto che queste famiglie sono tutte d'accordo e vorrebbero in segreto costruire una tirannia globale. Per dimostrare questo il cospirazionismo usa due vie: una si basa sul simbolismo, ma è una via piuttosto debole (anche se per pura curiosità ha senso chiedersi come mai la FIOM nel suo simbolo ha lo stesso segno della massoneria, ovvero il compasso e la squadra);l'altra via è fare una dimostrazione a partire da dei casi particolari, come il caso famoso dell'11 settembre, dove lo stesso costruttore delle torri gemelle afferma di averle costruite in modo tale che due aerei non potessero farle crollare e molti testimoni affermano di aver sentito esplosioni di bombe ai vari piani.
L'informazione alternativa ha il merito di rappresentare molto meglio una moltitudine di punti di vista, di non essere un pensiero unico come accade con i giornali e le televisioni, tuttavia il problema rimane per noi: anche queste sono esperienze di seconda mano, qualcuno che è stato dietro le quinte ci racconta cosa accade là dietro, ma come facciamo a fidarci? Come giudicare quello che ci dicono? La mia ipotesi è che davvero deve esserci la possibilità di una relazione tra il manifesto e il latente nell'informazione, un atteggiamento critico e uno spirito di ricerca potrebbero portarci ad interpretare le notizie come i sogni, dopo tutto non sono altro che fatti deformati; non è che non sia successo nulla, qualcosa è successo (fatto), ma tutto questo sia perché è interpretazione, perché è soggettivo, perché non è la realtà nella totalità, perché è manipolata dal potere, è di fatto deformato.
Così come Walter Benjamin nei Passagenwerk parlava di sogni di massa, io parlo di sogni di massa nell'informazione, in queste notizie che addormentano le coscienze, ma che se uno si sveglia può trasformare tutto in sogni "lucidi", può capire che le notizie sono indirizzate, chiedersi: perché ci mandano queste notizie? Che reazione vogliono produrre in noi? Cosa c'è dietro? Perché dovrei credergli?
Martin Buber dice sempre: io mi fido, ma con gli occhi aperti. Noi con questi occhi aperti non dovremmo farci sfuggire nulla anche perché è evidente che se ci dicono che la Volkswagen ha violato certi limiti di emissione, non è solo lì la questione, vista la portata del danno in termini di perdita economica sembra un vero e proprio attacco ad uno dei colossi della Germania, non potrebbe essere voluto?
Sono gli U.S.A. che stanno avvertendo la Germania che cercava di scendere a patti con Putin nella guerra in Ucraina? E poi soltanto la Volkswagen ha violato certi limiti di emissione, non è che facendo indagini ne verrebbero fuori altre?
Si sta definendo l'informazione come fatto deformato troppo spesso spacciato per la realtà, ma cos'è in realtà l'informazione?
Jean François Lyotard ha scritto un famoso libro su questo argomento: La condizione postmoderna, in questo libro l'informazione è considerata come forma di sapere, questo sapere è principalmente il sapere informatico, quindi preso come dato (data mining) in un insieme di altri dati disposti in modo completamente additivo e quindi accumulati. Questi dati o informazioni diventano presto merce e dunque sono vendibili, sempre secondo Lyotard, ma vediamo che è un fatto.
Ad esempio Lyotard dice che l'informazione potrebbe avere gli stessi due canali del denaro: un canale dell'informazione per chi decide e uno per il popolo che obbedisce, ma ovviamente l'informazione non sarebbe in quel caso la stessa, perché chi decide riceverebbe l'informazione corretta e completa, chi obbedisce una parziale e deformata.
In pratica la nostra società funziona come i servizi segreti dove chi sta in alto sa tutto e ha una visione totale (realtà), chi invece sta nei gradini più bassi sa sempre di meno, fino ad arrivare agli ultimi che di fatto sanno solo menzogne e queste servono per tenerli buoni, altrimenti, trovandosi come ultimi in quanto, forse, persone per bene, non farebbero il lavoro che di fatto fanno.
Byung-Chul Han che studia bene il fenomeno dei Big data, del data mining e del mondo dell'informatica come mondo dell'informazione, afferma che Google e Facebook sono diventati come dei servizi segreti ed è altrettanto impressionante pensare che una cosa come Acxiom che raccoglie dati in America, in realtà sembra che possieda più dati di quelli dell'FBI.
Soltanto che Byung-Chul Han non condividerebbe l'idea che l'informazione sia una forma di sapere, infatti avrebbe poco senso dire che quelli che hanno tante informazioni sono dei "sapienti" e il sapere non è una mera questione di accumulazione, tanto meno la conoscenza di un singolo fatto, esso esiste quando qualcuno approfondisce un argomento non semplicemente collezionando "dati".
L'informazione, secondo Chul Han, è pornografia in quanto non sarebbe altro che il nudo fatto, il semplice fatto spogliato di ogni velo la cui presenza permetterebbe quella "tensione narrativa" propria di ogni conoscenza degna di questo nome. Oltretutto dice che questa assenza di "tensione ermeneutica" fa si che di per sé la notizia non abbia nulla a che vedere con la verità, in quanto la verità non è il puro nudo fatto pornografico del "dato", essa può venir fuori dall'interpretazione di questo "dato", o come nel mito della caverna di Platone si può trovare la verità con un metodo trascendente che parte dall'apparenza (i fatti del mondo) e arriva fino alla contemplazione delle idee nelle cose.
Dal mio punto di vista, chiaramente, si può accettare l'idea che vi sia una veste pornografica data alla notizia visto che la si vuole considerare la "nuda realtà", ma la notizia non ha nulla a che vedere con la realtà, è di per sé è un fatto deformato.
Ha ragione Byung Chul Han quando dice che il modello dei mass media è un modello di potere verticale, la notizia arriva dall'alto e noi semplicemente siamo dei consumatori passivi della notizia. Adesso con Internet, dice Chul Han, non c'è più una struttura verticale, semplicemente noi ci troviamo in una realtà orizzontale dove siamo sia consumatori che produttori, in quanto chiunque può scrivere articoli su internet o aprire un Blog con programmi come WordPress o Blogger.
Il mondo di internet ha fatto letteralmente saltare in aria una certa struttura, anche se su internet c'è veramente di tutto, anche molta disinformazione, solo internet al momento riesce davvero a rappresentare il caos delle mille prospettive che forse auspicava Vattimo quando così parlava dei mass media: "Dunque, se con la moltiplicazione delle immagini del mondo perdiamo il «senso della realtà», come si dice, forse non è poi una grande perdita. (...) Ma in che cosa consiste più specificamente, la possibile portata emancipativa, liberatoria, della perdita del senso della realtà, della vera e propria erosione del principio di realtà nel mondo dei mass media? Qui l'emancipazione consiste piuttosto nello spaesamento, che è anche e nello stesso tempo, liberazione delle differenze degli elementi locali, di ciò che potremmo chiamare, complessivamente, il dialetto." (Vattimo, Gianni, La società trasparente, Garzanti, Milano, 1989, pp. 16-17) Nelle pagine successive Vattimo cita la frase di Nietzsche sul comprendere di stare sognando e di continuare a sognare lo stesso (quello che di fatto è il sogno lucido) contenuta nella Gaia scienza. Noi da questa frase possiamo trarre da soli le conclusioni che stavamo dicendo molto prima: le notizie sono come sogni, voler svegliarsi dai sogni vorrebbe dire uscire dal sistema, qui invece si sta dicendo di rimanere nel sogno e vedere l'informazione in mondo completamente diverso; sapendo in parte cosa c'è dietro, possiamo leggere le informazioni come sogni basandoci sulla differenza tra "notizia" e "fatto" che esisterebbe anche se non ci fosse il potere a controllare l'informazione.
Si tratta in primo luogo di fare un'ermeneutica dei linguaggi del potere, dal momento che anche l'informazione alternativa sicuramente contiene disinformazione, visto che è davvero difficile credere, come accade in certi casi, a delle persone che fino a poco tempo fa, da quello che dicono, collaboravano con i poteri forti e poi li lasciano per dare la "buona informazione", dal momento che in quel mondo, soprattutto per quello che riguarda i servizi segreti, non se ne esce vivi e difficilmente qualcuno lascerebbe le persone dire informazioni segrete liberamente. Allora? E se anche quello fosse controllato? Ad esempio che dire di Slavoj Žižek che in Benvenuti in tempi interessanti afferma che il personaggio di Wikileaks potrebbe essere un agente della CIA sotto mentite spoglie e fare del terrorismo?
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