Fiabe, principi e magiche carte di credito

Qualsiasi bambino al mondo cresce accompagnato da favole e fiabe.

E così, mentre le favole insegnano qualcosa, o dovrebbero, le fiabe, con i loro personaggi fantastici, allietano e fanno sognare.

Fino a qualche decennio fa, infatti, la fiaba serviva non solo per accompagnare le notti delle bambine, ma per far desiderare loro una vita di privilegi guadagnatisi con fatica e molta umiltà, magari dopo aver speso tanto tempo ad essere “sottomesse” a qualche strega o matrigna cattiva, personaggi che dovevano incarnare la società corrotta o le difficoltà, sapendo, però, che qualche principe benevolo o fata buona sarebbero accorsi in loro aiuto, donandogli la meritata ricompensa, la felicità assoluta, cioè il “…e vissero per sempre felici e contenti”.

Così, se anche in una fiaba poteva esserci una morale, quella indicava che più una bambina era buona e carina, molto più alte erano le probabilità che da grande avrebbe incontrato il principe azzurro, ossia l’anima gemella con cui passare felicemente il resto della vita, ricompensa per ogni fatica.

In ogni fiaba rispettabile il principe doveva essere bello, agghindato con abiti regali, in sella a cavalli bianchi e pronto a sguainare qualche spada in onore della fanciulla malcapitata che doveva inevitabilmente salvare con coraggio e astuzia.

Quindi, ecco qui l’identikit dell’uomo perfetto di ieri. Bello, affascinante, coraggioso, astuto, principe, poiché solo loro avevano il potere di far sognare intere generazioni di donne innamorate dell’amore, e interamente a disposizione della prescelta, nonostante compaia nella storia solo in rare occasioni (bisogna ricordare, per l’appunto, che sono le donne che fanno delle fiabe un motto per la vita, quindi le vere protagoniste).

Ed ecco qui, invece, l’identikit della fanciulla, futura principessa felice. Bella, solare, dolce, amata da tutti per le sue qualità di estrema gentilezza e devozione, anche verso chi non lo merita, umile e rivestita di stracci, sinonimo del suo basso status sociale.

Non per niente, infatti, è “schiava” di qualcuno, che la sfrutta solo per faccende domestiche, ruolo che riveste dormendo in cucine con topolini che diventano gli unici compagni e amici.

Questa adorabile ragazza è consapevole delle ingiustizie a cui viene sottoposta quotidianamente, quindi diventa sognatrice di una vita migliore, in attesa del suo momento di gloria, ben consapevole che, nonostante “i sogni son desideri”, come cantava Cenerentola nel film della Disney, spesso rimangono tali.

Le immagini che ricoprivano i libri delle fiabe iniziavano con una ragazza carina ma povera e terminavano con immagini di una splendida ragazza in abiti lussuosi, spesso l’abito nuziale, un sorriso a prova di qualsiasi dentifricio sbiancante, una scintillante corona sulla testa, garanzia del fatto che aveva raggiunto finalmente l’obiettivo per il quale aveva dovuto tanto penare, e ciliegina sulla torta, un giovane e affascinante principe al suo fianco pronto a tutto per lei.

Negli anni la figura dell’uomo dei sogni è cambiata, pur sempre mantenendo valido l’obiettivo, ossia dare alle donne la certezza di una vita migliore.

Così, la ragazza da “salvare” dall’inettitudine, ma buona e sempre obbediente, è divenuta una ragazza studiosa, semplice, che mantiene un basso profilo, carina ma non sa di esserlo, magari timida e introversa ma molto intelligente e se non veste stracci, poco ci manca. Insomma, una bella e giovane topina di biblioteca.

D’altro canto, il principe perde i suoi abiti pomposi fatti di pizzi e merletti, per vestire costosi completi e cravatte in seta, abbandona il magnifico cavallo bianco, che viene sostituito con una bellissima auto costosa, magari guidata da un abile e fidato autista, e se qualche fata Turchina accorreva per compiere la magia dell’incontro tramutando gli stracci della fanciulla in splendidi abiti da sera, l’incontro nella fiaba moderna è molto meno romantico, ma continua con una carta di credito dai poteri soprannaturali con la quale il gentiluomo ricco compie la magia dello shopping sfrenato.

Obiettivo, salvare la piccola topina di biblioteca dalla polvere dei libri vestendola con abiti da sogno, magari usciti da qualche sfilata, che le risaltino ciò che nemmeno lei sapeva di avere, per portarla in giro con sé e donarle una vita strepitosa oltre ogni immaginazione.

Il principe moderno, però, non deve solamente avere potere e ricchezza, ma deve sedurre e conquistare innanzitutto con un’accurata cura di sé, che gli dona un aspetto invidiabile, un carattere deciso e forte, nel quale la donna si rifugia, sentendosi sicura, e deve saper fare talmente tante cose che molto probabilmente non basterebbe una vita per impararle tutte. Insomma, un eroe soprannaturale con le sembianze di un angelo terreno.

La donna si evolve, esige di più, la figura del principe moderno diventa sempre più difficile da soddisfare. Non solo l’emancipazione femminile ha dato modo alla donna di non rivestire più solo ruoli prettamente “femminili”, dandole anche spazi in ambiti di potere, ma le ha dato modo di cambiare la concezione e l’idea dell’uomo ideale.

Se prima cercava sicurezza e dolcezza, ora desidera molto di più. Non gli basta avere al suo fianco un uomo ricco e presente, ne vuole uno capace di comprenderla fino in fondo, di anticiparla nei bisogni, che la sappia adorare anche nell’intimità, senza “usarla”, che la porti, attraverso il piacere, in luoghi sconosciuti ma dai quale non vorrebbe tornare. Vuole sentirsi desiderata con passione. Desidera essere adorata, non solo essere adoratrice.

Se poi il principe moderno si vela con una piccola dose di mistero, il gioco è fatto.

Non si tratta quasi più solo di fiabe, dove compaiono sempre personaggi fantastici, come fate, elfi, vampiri e folletti ma non sono nemmeno favole con una loro morale marcata.

Si desidera ciò che probabilmente si può ottenere, seppur restando quasi impossibile. L’idea del “quasi”, però, piace, lascia spazio ad una possibilità. E quella basta. La fiaba-favola moderna è, quindi, la ricerca di concretizzazione del sogno ad occhi aperti.

Come terminano le fiabe moderne di questi principi senza cavallo ma avvolti da indefinibili e infinite sfumature? Come ogni fiaba. Non ci sarà più la frase di rito dei tempi passati, ma l’immagine che gli autori ci donano è sempre la stessa, un bel matrimonio che ci faccia sognare.

Insomma, cambiano i tempi, quindi anche l’amore romantico si arricchisce di un pizzico di eros, ma l’ideale del sogno resta lo stesso: talmente bello da essere impossibile da raggiungere (altrimenti perché si chiamerebbero favole?).

E se proprio a qualcuna accade di viverla, come avvenuto per la commoner Kate, sposata ad un vero principe (chissà, però, se ha tutti gli attributi per esserlo davvero, e quindi se assomiglia al principe moderno senza corona, appassionato, focoso e deciso ma che tanto ci piace), agli altri sognatori non resta che guardare, ammirare, e, qualche volta, invidiare. Prima di tornare alla vita quotidiana nell’attesa di venir “rapiti” dall’ennesima eppur sempre attuale fiaba-favola.