Energia dallo spazio.

La trasmissione di microonde per trasportare elettricità dallo spazio ha fatto un passo avanti per merito di ricercatori giapponesi.

La distanza coperta è esigua, 55 metri, ma la riuscita dell’esperimento consente di immaginare più vicino un futuro in cui l’energia, arrivando “ben confezionata” direttamente dallo spazio, sarà più pulita e meno invasiva nella realizzazione delle stesse strutture di produzione.

Space-based solar power (SBSP) o Energia solare dallo spazio non è un’idea recente.

I primi passi in questo senso si hanno già a partire dai primi anni 1970 negli Stati Uniti.

L'americano Peter Glaser, nel 1968, pubblicando "Power from the Sun: Its Future" propose l'idea di un satellite che generasse corrente elettrica dall’energia solare.

Lo scienziato sosteneva che si potesse far giungere sulla Terra l'energia elettrica ottenuta dai suoi pannelli solari utilizzando le microonde.

Solar Power Satellite progettato dal dipartimento di Ingegneria energetica dell'Università di Tokyo è il punto d’arrivo giapponese per lo sfruttamento di questo tipo di trasmissione energetica.

Si tratta di un satellite per produrre 10.000 chilowatt di potenza elettrica formato da triangoli equilateri le cui dimensioni complessive saranno di 336 metri di lato e 303 metri d’altezza per un peso superiore alle 240 tonnellate.

Questa struttura verrà assemblata nello spazio da un robot che poi provvederà anche della manutenzione dell'impianto che dovrà trasmettere da un’altezza di 36mila km.

Nella base terrestre l'antenna riceverà le microonde che poi saranno trasformate in corrente continua e infine in corrente alternata.

Per assicurare la giusta direzione in cui trasmettere le microonde, dall'impianto di ricezione verrà inviato, verso il satellite, un segnale guida con una parabola.

Energia dallo spazio: vantaggi e difficoltà.

I vantaggi di questo sistema per l’utilizzo dell’energia solare riguardano principalmente il tempo per poterla sfruttare.

In pratica non ci sarebbero le problematiche che invece ne rallentano l’impiego sulla terra come: l’alternanza fra il giorno e la notte o la nuvolosità.

La difficoltà maggiore è rappresentata dagli enormi costi da sostenere per il trasporto di una simile struttura nello spazio.

Dai tempi di Peter Glaser la tecnologia dei materiali è migliorata.

Il satellite giapponese resta di dimensioni notevoli e i tecnici stessi non prevedono il lancio in tempi brevi ( si parla delle prime prove spaziali con potenze inferiori nel 2030).

Senza dubbio le nanotecnologie e materiali dalla resa energetica ancora migliorabile, possono prospettare piacevoli sorprese.