Il grande Gatsby di Scott Fitzgerald, le frasi più belle e la storia
Quando F. Scott Fitzgerald, pubblicò Il grande Gatsby (The Great Gatsby) nel 1925 era attraversato da molti dubbi sul come aveva condotto la propria esistenza e sul come si era sviluppata la sua carriera di scrittore.
La storia avrebbe incluso quel libro fra i grandi "romanzi americani" e lo avrebbe consacrato come un classico della letteratura mondiale.
La vita eccessiva di Jay Gatsby e di quelli attorno a lui nei folli anni '20 riflette perfettamente quella stagione di euforia vissuta negli Stati Uniti e seguita dal declino, dal pessimismo e dalla depressione e dal crollo finanziario del 1929.
È una critica al "sogno americano" e ai suoi “trucchi” per nascondere come poteva essere raggiunto il successo.
Il contrabbando, il crimine organizzato e l'ambizione illimitata sono quanto cerca di seppellire Jay Gatsby, e sono quanto la gente vuole ignorare pur di frequentare le sue feste.
Ma spicca anche l’assenza di sentimenti che muove i ricchi.
Questi signori che non percepiscono il loro prossimo e non sono interessati a qualcosa di diverso dal tempo libero e dalle feste, dal possedere e dall’ostentare la propria posizioni sociale.
Fitzgerald si basò sulle sue esperienze personali per comporre la storia, lui stesso partecipava alle grandi feste organizzate nelle ville di Long Island.
Il grande Gatsby: Il narratore
La storia è raccontata da un narratore che pretende di essere neutrale.
In realtà è una scelta letteraria basata su una prospettiva personale, un modo per aggiungere un punto di vista esterno.
Il narratore non è obiettivo: Gatsby lo seduce, e Nick Carraway, nome del narratore, finisce per concedergli un giudizio benevolo.
Quello che commuove Nick Carraway sono i sentimenti che prova Jay Gatsby, superano l’immagine che pretende mostrare e lo rendono migliore, più vero di quanti lo circondano.
È l'amore che riscatta Gatsby, il suo desiderio di essere ricambiato in questo dalla donna che vuole riconquistare, lo rende un essere memorabile.
Quello che ha fatto nella sua vita criminale per poter impressionare e recuperare Daisy, la donna amata e perduta anni prima, viene riscattato dall'intenzione che il narratore considera buona.
Questa visione idealistica rende Gatsby un eroe romantico, sebbene i metodi siano decisamente discutibili.
Fin dall'inizio, Scott Fitzgerald disegna magistralmente i due poli tra i quali oscilla la narrazione: bellezza (ricchezza) e bruttezza (povertà).
Devi ambire al primo livello e chiudere gli occhi al secondo perché la miseria è un'ancora, un peso che si deve “evitare”.
Il grande Gatsby: Il paradiso e la realtà
Jay Gatsby ha sacrificato tutta la sua vita per un biglietto d’ingresso al paradiso.
Nick Carraway si trova davanti a una situazione di benessere che consente il tempo libero e di appropriarsi della bellezza. Niente in quelle righe parla di tensione, bisogno o dolore.
In realtà, è un luogo idealizzato, ma è lo stesso Nick Carraway a vederlo tale, sono i suoi occhi abbagliati che mettono le parole in quello spazio del sogno poiché non appartiene a quel mondo.
Lo contempla con ammirazione, non con familiarità e, forse, è per questo che percepisce in molti dettagli, che appare molto efficace.
Lo stesso narratore sperimenta una certa avidità camuffata da amicizia, ma Il grande Gatsby non era nato lì…
Ma c'è l'altro lato della medaglia, un lato che produce rifiuto: quello della povertà.
È uno spazio dove non c'è nulla che sia attraente, è più un luogo vicino all'inferno.
Fra le parti ci sono barriere insormontabili. Il mondo reale non è così, è più complesso e contraddittorio, e non esclusivo come lo vede il narratore, però lui vede Daisy quasi accettare Jay Gatsby solo ora che è diventato ricco...
E alla fine non c'è protezione possibile contro il dolore, neppure la ricchezza.
Incipit del Il grande Gatsby di Scott Fitzgerald
Nella mia prima giovinezza, quella più vulnerabile, mio padre mi diede un consiglio su cui, da allora, non ho mai smesso di riflettere.
“Ogni volta che ti viene voglia di criticare qualcuno” mi disse “ricorda che non tutti al mondo hanno goduto dei tuoi privilegi”.
Le frasi più belle del Il grande Gatsby di Scott Fitzgerald
Gatsby alla fine ne venne fuori onesto, pulito; fu ciò che lo turbava, la polvere immonda che aleggiava sulla scia dei suoi sogni, a distrarmi per un po’ dal mio interesse per le piccole miserie e per gli altrettanto effimeri successi degli uomini.
...la vita, dopo tutto, appare molto più brillante se la si considera da un solo punto di vista…
Era uno di quei rari sorrisi dotati di un’eterna rassicurazione, uno di quelli in cui t’imbatti quattro o cinque volte al massimo nella vita.
Mi rispose che era una bambina e così voltai la testa e piansi. ’Va bene’ dissi ‘mi fa piacere che sia femmina. E spero che sarà una stupida... è la cosa migliore per una bambina, a questo mondo, una bella e piccola stupida’.
Ma in Gatsby c’era stato un cambiamento semplicemente strabiliante. Era letteralmente raggiante; senza alcun segno di esultanza, irradiava un nuovo benessere che riempiva la piccola stanza.
È sempre triste guardare con occhi diversi cose alle quali, con fatica, ci siamo adattati.
Poi tornai a voltarmi verso Gatsby e fui sorpreso dalla sua espressione. Aveva l’aria – e
questo va detto pur disprezzando tutte le chiacchiere infamanti del suo giardino – di chi avesse “ucciso un uomo”. Per qualche istante l’espressione del suo volto poté essere descritta soltanto in questa forma fantastica.